Domenica è sceso in campo in una lunga intervista alla Repubblica il ministro Pier Carlo Padoan che ha difeso con fermezza l’impostazione della legge di bilancio nei confronti della Commissione Europea. Martedì è stata la volta del ministro Graziano Delrio che in un’altra intervista ha colto l’occasione per sottolineare come – a fronte di una situazione economica molto complessa in vari Stati europei con difficoltà anche maggiori dell’Italia nel definire le loro politiche di bilancio – l’occhiuta attenzione della UE sembri concentrata prevalentemente sul nostro Paese.
Mercoledì è toccato al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti puntualizzare sul Corriere della Sera – con fermezza pari a quella degli altri uomini di Governo che l’avevano preceduto – che la manovra preparata dall’Esecutivo e giunta in Parlamento non sarà cambiata nella sua impostazione macroeconomica, nonostante la richiesta di chiarimenti della Commissione. Renzi quasi ogni giorno ricorda che sin quando la stessa Commissione sarà clamorosamente inadempiente nei confronti dell’Italia – che affronta quasi da sola il dramma quotidianamente sempre più grave dei rifugiati – non saranno accettate richieste di riduzione del rapporto deficit/pil fissato per il 2017 al 2,3%. Ma li hanno visti a Bruxelles i primi blocchi e le barricate contro l’accoglienza di 12 rifugiati a Goro in provincia di Ferrara? O si pensa solo a darsi pacche sulle spalle in occasione dei tanti vertici comunitari che ormai si susseguono in quantità industriali in varie capitali europee?
Allora, è un vero e proprio fuoco di sbarramento ad alzo zero quello del Governo italiano, peraltro molto qualificato nelle puntualizzazioni di merito, e non certo riducibile a infastidite alzate di spalle di chi non ha alcuna intenzione di dialogare, pur nella fermezza delle proprie posizioni. E quando si arriva a minacciare di porre il veto sul bilancio comunitario – come ha fatto giustamente Renzi – si deve comprendere a Bruxelles che non si può più tirare la corda, sino ad assumersi la responsabilità di farla spezzare.
Abbiamo voluto fare questa premessa per evidenziare in questo scenario la assoluta debolezza del comportamento delle opposizioni al Governo che non hanno sentito il bisogno di essergli vicino – pur nell’ovvia distinzione dei ruoli e delle proposte sulla legge di bilancio – in una partita con Bruxelles in cui è in gioco l’interesse del nostro Paese e non di una maggioranza o di un Presidente del Consiglio. Ma accanto al mutismo delle opposizioni, colpisce l’assordante silenzio della minoranza del PD che, per bocca dei suoi leader più autorevoli – Bersani, Speranza, Gotor, etc. – non ha avvertito il bisogno (sinora) di spendere una sola parola in difesa dell’impostazione della legge di bilancio del Governo che si accinge nelle prossime settimane a discuterla con la Commissione Europea e (forse) a scontarsi con essa per tentare di farla passare.
Potrebbe esserci sfuggita qualche loro dichiarazione al riguardo – in tal caso ce ne scuseremmo subito con i diretti interessati – ma non ci pare di ricordare una forte presa di posizione dell’On. Bersani in polemica con qualche falco del rigorismo europeo. No, unica preoccupazione della minoranza del PD – ossessione staremmo per dire – è la nuova legge elettorale o il suo posizionamento rispetto al quesito referendario.Un comportamento quello della minoranza del PD che lascia increduli e sconcertati gli osservatori più attenti.
Ma ci risulta che sconcertati lo siano anche i militanti di quel partito – che pure sono vicini alla minoranza – per il suo comportamento su questo specifico problema. Non comprendere che in questo momento – a fronte della assoluta immobilità della UE sulla questione dei migranti – si possa pensare solo al referendum, magari con la non troppo segreta speranza che Renzi sia messo in gravi difficoltà dalla UE sulla legge di bilancio, significherebbe perdere il senso dell’interesse nazionale. Allora addolora profondamente che questo smarrimento debba ascriversi ad un gruppo di dirigenti politici che pure con qualche suo autorevole rappresentante ha ricoperto a lungo in passato cariche di Governo. Se lo ricorda onorevole Bersani?