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Atac, mosse e polemiche dei Cinque Stelle per evitare il commissariamento

Virginia Raggi con l'assessore alla Mobilità Linda Meleo

C’è pure un capitolo che riguarda i rapporti con la Regione Lazio nella mozione su Atac che il gruppo del MoVimento 5 Stelle in Campidoglio approverà oggi in Assemblea Capitolina. La società dei trasporti – recita il testo del provvedimento pubblicato in anteprima su Facebook dal presidente della commissione Mobilità Enrico Stefàno – “vanta un credito di 550 milioni di euro nei confronti” dell’ente guidato da Nicola Zingaretti. Ma adesso saranno messe in moto “tutte le iniziative necessarie” a farlo valere. In parole povere, l’amministrazione capitolina si prepara a muovere i primi passi ufficiali per ottenere che la Regione stanzi le risorse previste.

IL NO AL COMMISSARIAMENTO

In un certo senso la risposta più esplicita all’ordine del giorno votato il 25 ottobre scorso in Senato dal Partito Democratico insieme con alcuni esponenti di centrodestra. In quel documento si impegnava il governo a valutare la possibilità di commissariare temporaneamente Atac con l’obiettivo di risanarla dal punto di vista industriale e patrimoniale. Pochi giorno, però, ed ecco spuntare la mozione, con cui – oltre a ribadire il no ad ogni ipotesi di commissariamento – il M5S capitolino ha ricordato neppure troppo sommessamente i crediti vantati da Atac verso un’altra amministrazione, guarda caso a guida Pd.

IL MODELLO OYSTER CARD

Con la stessa mozione che voterà oggi, il M5S chiederà inoltre a Virginia Raggi e all’assessore ai trasporti Linda Meleo di impegnarsi per ottenere un aumento dei ricavi a favore di Atac, anche “tramite un sistema moderno di bigliettazione elettronica“. Il modello – lo ha spiegato Stefàno al Sole 24 Ore – è alla Oyster Card di Londra. Si tratta del biglietto elettronico ricaricabile, che consente di viaggiare sui mezzi pubblici della capitale inglese. Uno strumento ben noto alle centinaia di migliaia di italiani che vivono a Londra, in grado di rendere più rapido ed efficiente il sistema di bigliettazione. “Può essere soprattutto il mezzo per offrire servizi migliori ai cittadini“, commenta a Formiche.net l’esperto di trasporti e professore all’Università di Milano Bicocca Andrea Giuricin. In questo senso Giuricin sottolinea la possibilità che attraverso una Oyster Card alla romana si riescano a sfruttare anche i dati per comunicare direttamente con gli utenti: “Si potrebbe, ad esempio, verificare quale linea di metro ogni utente utilizzi con più frequenza, in modo, poi, da inviargli aggiornamenti tramite sms o whatsapp nell’eventualità di problemi o imprevisti“. Sviluppi che visti da Roma sembrano quasi da fantascienza, ma che invece – almeno in linea teorica – potrebbero essere alla portata o, comunque, non così difficili da raggiungere. “Il tema semmai sono le risorse“, evidenzia ancora Giuricin: “Introdurre un nuovo sistema vuol dire costi e un modello Oyster Card inciderebbe poco o niente sull’evasione tariffaria. Se consideriamo le priorità del trasporto pubblico della Capitale, siamo sicuri che queste ne faccia parte? Forse sì, ma dobbiamo pur tenere conto che a Roma mancano le basi come autobus ben funzionanti che non passino più tempo in officina che in strada“. Sul medio termine l’obiettivo dei cinquestelle è introdurre anche “l’obbligo di salita anteriore“, con l’avvio di un sistema che non consenta l’utilizzo del mezzo a chi sia sprovvisto del biglietto elettronico.

LE ALTRE MISURE

Nel frattempo il M5S propone di aumentare il numero dei controllori, anche “mediante la riorganizzazione del personale“. In questo senso l’idea è di privilegiare i ruoli operativi a quelli amministrativi e di riconvertire a tal fine molti dei dipendenti oggi impiegati negli uffici. A questo proposito i pentastellati puntano anche ad avviare un processo che riporti all’interno del perimetro dell’azienda funzioni negli anni passati affidate in gestione a società esterne. Tra le altre misure allo studio anche uno dei cavalli di battaglia di Virginia Raggi, per la verità difficile da non condividere. E cioè “la realizzazione di nuove corsie preferenziali“, insieme con il cosiddetto “asservimento semaforico“, che in sostanza – grazie ad un apposito sensore – all’avvicinarsi di un mezzo pubblico ad un semaforo – fa scattare il rosso per tutti gli altri, consentendo dunque all’autobus o al tram di turno di passare con precedenza.

GLI SPERPERI DEL PASSATO

Nella mozione – sempre in risposta all’ordine del giorno pro-commissariamento votato in senato – si fa anche riferimento ai tanti sperperi che hanno caratterizzato in passato l’azienda capitolina dei trasporti. Con una premessa: che “il c.d. centrosinistra ha governato Roma, ed Atac Spa, per 18 anni negli ultimi 23″, mentre “il centrodestra per cinque“. Tra le decisioni considerate maggiormente dannose il M5S cita i 70 milioni spesi negli anni 2000 “in contratti derivati e obbligazioni: operazioni definite dal collegio sindacale nella relazione al bilancio 2012 temerarie e censurabili“. E, ancora, “la gravità del fenomeno dei titoli di viaggio falsi” e l’impegno a luglio 2009 per l’acquisto, al prezzo di 100 milioni, “di una sede di dubbia utilità“.

I NUMERI DEL DISASTRO

Impietosi i dati sul dissesto economico-finanziario dell’azienda riassunti anche nella mozione dei pentastellati: “Al 2015 Atac ha un debito di circa 1,3 miliardi così ripartiti: 180 milioni verso le banche; 292 milioni verso i fornitori; 476 verso Roma Capitale; 18 milioni di debiti tributari; 38 milioni verso istituti di previdenza e sicurezza sociale e altri debiti per 285 milioni“. Numeri a cui aggiungere però – precisa il M5S – il credito di 550 milioni vantato nei confronti della Regione Lazio.

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