Mentre nel Partito Democratico si discute e si litiga sui tempi del ritorno alle urne – Renzi e i renziani vorrebbero procedere il più speditamente possibile, la minoranza invece frena e lancia l’idea di un nuovo governo che arrivi a fine legislatura – il MoVimento 5 Stelle prosegue compatto sulla strada tracciata da Beppe Grillo domenica notte. Il percorso ipotizzato dal leader pentastellato è semplice: introdurre qualche correttivo alla legge elettorale del Senato per renderla omogenea con l’Italicum – in vigore per la sola Camera dei Deputati – e poi andare a elezioni politiche nella prima data utile. Oppure attendere la decisione della Corte Costituzionale prevista il 24 gennaio e tornare al voto con il sistema elettorale che sarà introdotto dalla sentenza della Consulta. Ecco la conversazione di Formiche.net con la deputata pentastellata Marta Grande.
Onorevole Grande, perché andare subito al voto?
Dopo quanto successo è necessario ridare il prima possibile la parola agli italiani. Il trionfo dei No nel referendum di domenica scorsa non è dipeso soltanto dal merito della questione: si è trattato chiaramente di un voto contro Renzi e le politiche messe in campo dal suo governo.
A voi l’Italicum però non è mai piaciuto. Cos’è successo nel frattempo?
E’ la maggioranza che ha imposto questa legge elettorale. E adesso la vogliono cambiare perché si sono resi conto che potrebbe portare il MoVimento 5 Stelle al governo del Paese. Non mi pare un atteggiamento molto democratico.
Però c’è il problema del Senato. E poi la Corte Costituzionale che interverrà sull’Italicum a fine gennaio. Con che legge elettorale proponete che si voti?
Innanzitutto occorre fare presto perché il messaggio arrivato dalle urne è chiarissimo. Quanto al sistema elettorale, lo stiamo spiegando da giorni: si uniformi con qualche correttivo la legge del Senato a quella della Camera oppure si attenda la Consulta e si vada al voto subito dopo.
Voi qualche mese fa avevate proposto una legge elettorale proporzionale. E’ una soluzione superata?
Assolutamente no. Il nostro modello ideale di legge elettorale è rappresentato dal disegno di legge che porta la firma del collega Danilo Toninelli. Le circostanze concrete, però, non si possono ignorare: gli italiani si sono espressi, questa legislatura deve terminare nel più breve tempo possibile. Non si può continuare a fare melina, per di più con l’obiettivo dichiarato di danneggiare una forza politica. Non esiste più la legittimazione a intervenire in profondità, i cittadini lo hanno detto senza mezzi termini.
Ma la vittoria del referendum la sentite soprattutto come vostra?
E’ una vittoria degli italiani che in massa hanno detto No a una riforma sbagliata e al governo Renzi. All’interno di questo vastissimo fronte non ci sono solo gli elettori del M5S, è evidente. Sicuramente, però, c’è molto di nostro nel risultato finale: fin dall’inizio siamo stati in prima fila nella battaglia per la difesa della Costituzione.
C’è chi dice che questa campagna referendaria abbia in un certo senso costituzionalizzato il movimento. E’ così?
Nel corso di questi anni siamo maturati molto e i cittadini ce lo stanno riconoscendo. La rappresentazione del movimento come forza politica di sola protesta è fuori dal mondo. Non è così: abbiamo le nostre idee e le nostre proposte, che avanziamo ogni giorno in Parlamento, nelle regioni e in tutti i comuni in cui siamo presenti.
Ma chi sarà la persona che indicherete come candidato premier?
Ancora non è stato discusso né al livello di gruppo parlamentare né al livello di movimento. Ma è evidente che si tratti di una scelta importantissima.
Sarà un esponente politico del movimento oppure qualcuno di esterno? Negli ultimi giorni c’è chi ha parlato di Milena Gabanelli.
Non credo che si tratterà di un esterno. Tenderei ad escluderlo: l’eventuale governo sarà guidato da un esponente del movimento.
Sarà Luigi Di Maio?
E’ una delle ipotesi più probabili, ma al momento non è stato ancora deciso nulla.
Tra giovedì e venerdì si apriranno le consultazioni. Cosa direte al presidente della Repubblica?
Che la scelta più opportuna da fare – dal nostro punto di vista – è andare ad elezioni il prima possibile.
Un’ultima domanda: con l’eventuale ritorno del proporzionale il M5S potrebbe risultare il partito con più seggi in Parlamento ma non essere comunque in grado di formare il governo. In quel caso sareste disponibili a eventuali alleanze?
L’assunto dal quale partiamo è andare da soli. Alle elezioni non saremo alleati con nessuno. Le dinamiche parlamentari le vedremo successivamente, una volta che i cittadini si saranno espressi. Questo problema per adesso non ce lo poniamo: andiamo avanti per la nostra strada come abbiamo sempre fatto.