A Napoli, passata la bufera di sabato 11 marzo, restano ancora le macerie non solo materiali ma anche politiche di una città alla deriva, che sta smarrendo quel fragile legame con le istituzioni civiche, tuttora vivo in tanti napoletani sinceri e onesti, che per amore della propria città non si sono mai arresi, manifestando tolleranza e comprensione e dimostrando voglia di ripresa dopo aver attraversato i momenti critici.
È stato possibile grazie anche al sostegno di un potere politico solido, equilibrato e lungimirante che, facendo blocco, maggioranza e opposizione, ha sempre combattuto e respinto violenze e aggressioni di ogni genere. Le occasioni non sono state poche, a dire il vero, nella storia di questa grande città martoriata, offesa, incompresa. Partendo dalla fine del XIX secolo e arrivando agli inizi del XXI si possono ricordare le infiltrazioni camorristiche al comune di Napoli, gli anni della Prima guerra mondiale, le incursioni fasciste, le “quattro giornate”, la liberazione, il terrorismo brigatista con l’uccisione di due democristiani inermi al servizio delle istituzioni e di un vice questore, onesto servitore dello Stato.
Il potere politico e le istituzioni mai disertarono al cospetto di possibili violenze e aggressioni. Nessuna forza politica osò mai approfittare di situazioni scabrose o pericolose per recuperare a scapito degli avversari qualche voto. Esisteva un senso etico della politica che induceva a evitare invasioni di campo o imboscate, per cui tutti si riconoscevano in un paradigma morale, non imposto ma condiviso.
Questo equilibrio si è rotto con la fine delle amministrazioni comunali governate dai partiti storici e con l’inizio dell’era bassoliniana, caratterizzata da continui attacchi pubblici, faziosi e strumentali, agli uomini politici più in vista della Democrazia Cristiana. L’uscita di scena di Bassolino ha lasciato il campo libero a De Magistris, che si è imposto nel vuoto politico assoluto, come l’uomo nuovo alla guida della città, che tutto cambiava e tutto rinnovava.
Purtroppo di cambiamento e di rinnovamento manco l’ombra, ma solo chiacchiere e immagini. Ancora oggi i napoletani stanno subendo il disagio a causa delle ennesime proteste e scioperi nei trasporti pubblici, per non dire degli eterni lavori per le modifiche a via Marina. Il governo della città affidato a De Magistris, da sei anni ormai, sta creando difficoltà e problemi alla popolazione nei trasporti, nella viabilità, nel traffico, nell’efficienza dei servizi municipali e scolastici, nel decoro urbano, nell’assetto urbanistico sia a Napoli città sia nell’area metropolitana. La querelle su Bagnoli è una costante, meglio sorvolare. Come pure la questione stadio San Paolo e il possibile rinnovo di Napoli est.
C’è stata la coincidenza di due fattori che ha messo talvolta nelle mani di persone improvvisate, inesperte il governo delle città, oserei dire potere di vita o di morte: l’elezione diretta dei sindaci e la loro impreparazione politico-istituzionale. La fine dei partiti, che una volta erano organismi finalizzati anche a selezionare le classi dirigenti, nuoce non poco alla scelta di bravi candidati capaci di amministrare la cosa pubblica, per cui è indispensabile recuperare l’ubi consistam dei partiti, per avviare il tempo nuovo della politica e per evitare i tanti improvvisatori.