Un nuovo centrodestra, con primarie previste per legge, e non una grande coalizione. Questa per Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, è la lezione che viene dalla Francia: “Sarebbe paradossale che Silvio Berlusconi dopo aver inventato la saldatura tra popolarismo sociale e populismo responsabile ora rinneghi questa strada, proprio nel momento in cui Marine Le Pen sembra andare in quella direzione”.
Rampelli, Marine Le Pen cresce ma non sfonda. Quale è la sua opinione, da esponente storico della destra italiana?
È probabile che pian piano nel corso del tempo, stando a quanto dichiarato dalla Le Pen, il Fronte nazionale subisca una trasformazione significativa, addirittura cambiando denominazione e simbolo. Questo significa che la partita per esistere e rafforzarsi facendo il partito di opposizione sia esaurita e bisogna accettare la sfida per andare a governare la Francia. E per farlo occorre avere anche delle relazioni e alleanze con lo stesso partito gollista o con i Repubblicani francesi e comunque cercare di dialogare con quell’elettorato nel caso la Le Pen provasse ad arrivare da sola al 51 per cento. Ma è indispensabile togliersi dalle spalle quella zavorra che purtroppo c’è stata anche in questa campagna elettorale e che ha messo in difficoltà la leader del Fronte nazionale.
Quale è la zavorra?
Voglio ricordare che nel tentativo di accreditare un’immagine più accessibile all’elettorato gollista – più volte lei ha fatto riferimento a De Gaulle – la Le Pen si è dimessa dalla presidenza del Fronte nazionale ma quando è andata a cercare i sostituti ha avuto delle brutte sorprese perché i nomi designati, anche autorevoli (parliamo di sindaci di alcune importanti città della Francia) sono stati sbugiardati dal circuito mediatico che ha messo in onda interviste in cui questi signori hanno negato l’Olocausto. Proprio così.
Lei ha scritto sul Secolo d’Italia che la destra italiana è più avanzata rispetto a quella francese. Ci spiega le differenze?
Intanto, la destra italiana, a cominciare dal Movimento sociale, non è mai stata antisemita. Giorgio Almirante in persona schierò a fianco di Israele e nel patto atlantico il Msi, per quello che poteva valere all’epoca visto che era ininfluente dal punto di vista della possibilità di governo. C’è stata poi l’evoluzione in Alleanza nazionale, quindi questo tentativo di accreditarci come destra maggioritaria, europea, moderna noi lo abbiamo fatto vent’anni fa con la trasformazione del Msi in An. Poi il progetto è fallito, ma per colpa di Gianfranco Fini, non perché non fosse valido. Io penso che quel progetto avrebbe retto benissimo se a interpretarlo fosse stata un’altra persona.
Ci sono state le leggi razziali del regime fascista.
Le leggi razziali, posto che sono un orrore e una vergogna planetaria, perenne, sono state sempre condannate dal Msi. Certo, qualche matto c’è sempre e c’è anche a sinistra. Ma, mai e poi mai, questi matti sono stati centrali nella linea della destra italiana.
A differenza del leader della Lega Matteo Salvini, che è parso completamente identificarsi con la Le Pen, Fratelli d’Italia sembra abbia fatto invece un tifo meno acceso. È così?
Noi siamo comunque portati a fare la nostra strada, forse in questo pecchiamo di presunzione o di realismo. Quindi, non siamo stati particolarmente coinvolti ma abbiamo fatto comunque un tifo leale per Marine Le Pen, ritenendo che il principale nemico dell’Europa e della Francia fosse rappresentato da Macron, ritenendolo esile dal punto di vista politico e culturale, il prodotto inventato dai poteri forti per evitare che la Le Pen vincesse.
I numeri con i quali però Emmanuel Macron è diventato presidente non sono affatto esili. E Silvio Berlusconi, rivolgendosi a Salvini, ha detto che certe parole d’ordine non persuadono l’elettorato. Come si troverà la quadra nel centrodestra italiano?
Stiamo giocando la partita per tenere coeso il centrodestra. Se non è unito, le elezioni le vinceranno o il Partito democratico o i Cinque Stelle. Significherebbe nel primo caso la continuità assoluta con le peggiori politiche europeiste, quindi acritiche verso la Ue, che hanno portato male all’Italia la quale ha visto peggiorare tutti i suoi parametri economici e sociali, oppure nel secondo caso trovarsi nelle mani del comico genovese, di un partito senza classe dirigente. Siccome c’è davanti a noi anche la prospettiva del baratro, del fallimento del sistema Italia, noi che siamo dei patrioti sinceramente questa ipotesi la vogliamo escludere. Ed è per questo che lavoriamo con convinzione per tenere unito tutto il centrodestra che deve certamente rinnovarsi. Siamo per le elezioni primarie per la scelta del candidato alla presidenza del Consiglio. Primarie, che, come ha chiesto Berlusconi, siano introdotte per legge.
Lei ha depositato una proposta di legge per le primarie di coalizione.
Sì, primarie di coalizione. Va poi segnato un perimetro di tipo programmatico. Ma non dovrebbe essere difficile visto che abbiamo governato insieme per così tanto tempo. Vorrei ricordare a chi fa fatto osservazioni maliziose che Berlusconi è stato liquidato da Sarkozy e dalla Merkel, con la regia di Napolitano, presidente della Repubblica. Questo significa che Berlusconi non ha avuto mai simpatia per gli euroburocrati che hanno messo all’angolo l’Italia mortificandone gli interessi legittimi. Basta ricordare che Sarkozy decise di bombardare la Libia nel momento in cui Gheddafi strinse con il premier Berlusconi un accordo superconveniente per l’Italia.
Quindi auspica un nuovo centrodestra e non un nuovo “patto del Nazareno” fulcro della grande coalizione?
Sarebbe paradossale che Berlusconi, che ha inventato la saldatura tra un popolarismo sociale e un populismo responsabile, proprio nel momento in cui questa operazione la vuol fare la Le Pen in Francia, la rinneghi, pur essendo stato proprio lui l’apripista di questa alleanza.