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Numeri, progetti e sfide dell’industria termale

farnesina, federterme

Fare dell’industria termale uno dei baricentri del welfare europeo. Sfida ambiziosa quella lanciata dagli imprenditori del settore, riuniti in questi giorni a Roma in occasione della due giorni del congresso Espa, l’associazione europea delle imprese termali e delle spa. Ma c’è da fare i conti con le regole nazionali ed europee, senza considerare che il compito è ancora più arduo alla luce del riassetto in corso nel comparto messo in moto dal recepimento nei vari Stati membri della direttiva Bolkestein, fortemente osteggiata in Italia (qui l’approfondimento di Formiche.net) da Federterme, promotrice dell’evento romano.

OBIETTIVO WELFARE

I contorni della missione sono stati delineati dal presidente di Federterme, Costanzo Jannotti Pecci, per il quale “in un momento in cui il welfare europeo appare in crisi, l’industria termale può diventare uno dei punti di riferimento del welfare in Europa”. Certamente, le sfide non mancano, Bolkestein in primis, ma Jannotti Pecci ha tenuto a chiarire un punto dinnanzi ai colleghi imprenditori termali, ieri ricevuti in udienza da Papa Francesco. “Non dobbiamo mai dimenticare che noi siamo imprenditori che offrono dei servizi alla collettività e dunque danno una spinta decisiva alla ripresa economica”.

TRA TERME E TURISMO

Antonio Barreca, direttore generale di Federturismo, ha rimarcato la necessità di agganciare il sistema termale, composto in Italia da 378 stabilimenti, distribuiti in 20 regioni e 170 comuni, in grado di generare fino a 1,5 miliardi di fatturato a fronte di una forza lavoro di 60.000 addetti, al turismo. Creare dunque una sorta sinergia tra flusso turistico e accesso alle terme. “L’Europa ha delle potenzialità incredibili, si possono immaginare fino a due miliardi di turisti nel Continente. Per questo, come Federturismo, pensiamo che sia utile immaginare una stretta correlazione tra turismo e accesso agli impianti del benessere”.

QUANTO PESANO LE TERME (ITALIANE) NEL MONDO

Nel corso dell’evento, svoltosi a due passi dal Vaticano, Nicola Quirino, docente alla Luiss, ha fatto il punto sul peso dell’industria termale nel mondo. L’Italia è al settimo posto tra i primi dieci Paesi al mondo per fatturato da industria termale, con una quota del 2,7%, davanti a Svizzera, Cina e Regno Unito. Merito anche di una spesa familiare cresciuta negli ultimi anni. Tra il 2000 e il 2015 la quota annuale di spesa di ogni nucleo destinata a salute e benessere è aumentata dal 5,4 al 5,8%.

IL SOCCORSO DEL PARLAMENTO

Le speranze di rilancio però devono necessariamente tenere conto della crisi che ha colpito molti stabilimenti termali, finiti coi conti in rosso. In questo senso, il Parlamento italiano ha deciso di muoversi in favore dell’industria termale (qui il focus di Formiche.net sulle proposte di legge in cantiere). Sul tavolo ci sono infatti due progetti, uno a firma del deputato dem ed ex vicesindaco di Montecatini Terme, Edoardo Fanucci, l’altro del senatore Pd Giorgio Pagliari. Fanucci è tra le altre cose coordinatore e animatore dell’intergruppo parlamentare Amici del termalismo, ricostituitosi nel 2014 per portare all’attenzione della politica i problemi del comparto termale.

60 MILIONI PER LE TERME

I progetti prevedono nel complesso lo stanziamento di 60 milioni in tre anni per l’industria del settore. In particolare, tra le misure contenute nella proposta di legge targata Pd, spicca lo stanziamento di un fondo da 3 milioni per favorire accordi tra strutture sanitarie pubbliche aziende termali per consentire ai pazienti il libero accesso agli stabilimenti. Ancora, la proroga dopo il 2019 dell’obbligo per Inps e Inail di pagare le cure termali ai propri iscritti che ne hanno diritto, costo 9 milioni.



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