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Vi racconto cosa è successo nel summit Nato a Bruxelles. Parla Alli

trump, Paolo Alli

Durante la sua campagna elettorale il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump non aveva risparmiato dure critiche alla Nato, definendola un’organizzazione “obsoleta”. In molti in Europa avevano pensato che sotto la sua presidenza sarebbe iniziato l’inevitabile declino dell’Alleanza Atlantica: non è pensabile infatti una Nato privata del supporto statunitense, per ragioni storiche ma ancor più per ragioni pragmatiche, perché gli Stati Uniti contribuiscono per il 22% al budget totale. Il summit dei 28 paesi alleati tenutosi giovedì pomeriggio a Bruxelles sembra aver aperto uno spiraglio per il rilancio dell’organizzazione. Abbiamo chiesto a Paolo Alli, Presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato, di aiutarci a ricostruire il clima che si respirava tra i leader presenti.

Non è un caso che per il summit di giovedì si siano inaugurati i nuovi mastodontici quartieri generali della Nato a Bruxelles, “un segnale per dire che la Nato guarda avanti” spiega Alli, “il dato politico di fondo è il rafforzamento dell’Alleanza Transatlantica, e questo è importante dopo i dubbi che aveva avanzato l’amministrazione americana”. Trump è subentrato nel meeting solamente durante la cerimonia di inaugurazione, circondato da un’imponente apparato di sicurezza. “Non ho mai chiesto quanto è costata” ha detto ai leader Trump tra il serio e il faceto riferendosi ai nuovi quartieri generali, un peso sul bilancio da più di un miliardo di dollari. Poi l’inaugurazione del memoriale dell’11 settembre 2001, un pezzo di una delle due torri gemelle, donato dagli americani per la nuova sede. Da quel discorso gli alleati si aspettavano un’endorsement dell’art. 5 del Trattato, che permette l’uso della forza militare qualora un alleato sia sotto attacco. Fu attivato dalla Nato una sola volta sedici anni fa, a sole ventiquattro ore dall’attacco al World Trade Centre. Il Tycoon si è limitato a garantire che gli Stati Uniti “non dimenticheranno mai gli amici che si sono schierati al nostro fianco”.

Richiamando gli alleati alle responsabilità di contribuire al budget “Trump è stato molto duro” racconta Alli, “ha ribadito la necessità che tutti gli stati membri raggiungano l’obiettivo del 2% del Pil”. Trump ha ricordato come quell’obiettivo sia “il minimo indispensabile” per contrastare il terrorismo internazionale e che oggi ben 23 stati su 28 non rispettano gli impegni presi. I 27 leaders hanno ascoltato in silenzio, quasi sopportando un rimprovero ampiamente previsto e forse non del tutto ingiustificato.

Da parte loro c’è stato comunque un passo importante verso gli Stati Uniti: prima del summit il Presidente della Nato Jens Stoltenberg ha dichiarato in conferenza stampa che l’organizzazione atlantica subentrerà nella coalizione internazionale contro l’Isis, di cui già fanno parte tutti gli stati membri. Non una formalità, ma “un segnale politico importante” tiene a sottolineare il Presidente Alli, “in questo modo i 28 paesi metteranno in mano alla Nato il coordinamento politico delle operazioni, e da un punto di vista pragmatico l’organizzazione e l’addestramento militare delle forze regolari”.

Alli racconta come il clima all’interno del quartier generale fosse “cordiale e collaborativo. Nei confronti di Trump non si percepiva ostilità, ma anzi una velata soddisfazione per la progressiva svolta che la sua amministrazione ha avuto verso la Nato”. Di questa svolta si compiacciono in particolare i generali americani, che hanno trovato nel Segretario della Difesa James Mattis un valido alleato per tenere l’Alleanza Atlantica viva. Cordiale anche l’incontro all’ambasciata USA a Bruxelles tra Trump e il neo-eletto Presidente francese Emmanuel Macron: durante un pranzo di lavoro i due hanno rotto il ghiaccio, e Trump, che in passato aveva mostrato simpatia per la candidata di destra Marine Le Pen, si è spinto persino a complimentarsi per l’ “incredibile vittoria” di cui “tutto il mondo sta parlando”. Gelo invece durante l’incontro con Jean-Claude Juncker e Donald Tusk: quest’ultimo uscendo dal meeting ha ricordato come l’UE e l’amministrazione Trump siano distanti su temi come il commercio, il clima e soprattutto sulla Russia di Putin. Ci sarà tempo, forse, per riparlarne al G7 di Taormina il 26-27 maggio, ma convincere il Tycoon non sarà un’impresa da poco.

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