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Ema, prezzi e digitale. Tesi e proposte di Farmindustria al governo

MASSIMO SCACCABAROZZI

La digitalizzazione avanza e per il mondo del farmaco è tempo di guardare avanti. Cominciando con l’aggiornare il patto col governo siglato quattro anni fa e che ha prodotto alcuni risultati. Ha voluto partire da questa considerazione il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, intervenuto questa mattina a Roma in occasione dell’assemblea pubblica dell’associazione, al Teatro Argentina, e non a caso intitolata Next generation pharma. Ma non senza aver prima snocciolato i numeri di uno dei settori chiave dell’economia italiana.

INVESTIMENTI A 2,7 MILIARDI

Lo scorso anno gli addetti nell’industria farmaceutica sono aumentati arrivando a 64 mila dipendenti complessivi, con nuovi assunti pari a 6 mila. La produzione è cresciuta del 2,3%, arrivando a 30 miliardi di euro, grazie alla forza dell’export (21 miliardi, pari al 71%). Ed è proprio l’estero il vero eldorado del pharma. Le esportazioni dal 2010 hanno avuto un’impennata del 52% rispetto a una media dei Paesi Ue del 32% e questo grazie a investimenti per 2,7 miliardi (1,5 in R&S e 1,2 in produzione), con un aumento del 20% in tre anni, pari a 450 milioni.

SPESA FARMACEUTICA AI MINIMI

L’altra faccia della medaglia si chiama spesa farmaceutica, che è tra le più basse in Europa e i prezzi dei medicinali sono i più bassi, secondo gli industriali del settore. Circa “288 euro pro capite all’anno, ovvero 80 centesimi al giorno, è quanto spende lo Stato per l’assistenza farmaceutica. Rispetto alla media dei big Ue (405 euro), la somma è più bassa del 29%”, ha sottolineato Scaccabarozzi. I prezzi dei medicinali, negoziati a livello centrale con l’Agenzia Italiana del Farmaco, sono inoltre inferiori in genere del 15% rispetto a quelli dei grandi Paesi europei, rimarca Farmindustria.

UN PHARMA DIGITALE

Scaccabarozzi è poi arrivato al cuore della questione, ovvero se l’avanzata del digitale rappresenta per il pharma un’opportunità o un problema. “Facebook è il più grande mass media al mondo e non vende contenuti, Alibaba il maggiore venditore al dettaglio e non ha un inventario, Airbnb non ha immobili di proprietà. E’ qualcosa di straordinario, ma quali gli effetti sul pharma?”, si è chiesto il numero uno degli imprenditori del farmaco. “In realtà – ha aggiunto – la digitalizzazione, che ovviamente ha sparigliato le carte, è già parte del nostro quotidiano visto che le imprese del farmaco hanno speso 6,5 miliardi in digitalizzazione. La verità è che le nostre aziende possono vincere anche questa sfida”.

UN (NUOVO) PATTO COL GOVERNO

Di qui l’accorato appello al governo, rappresentato in assemblea dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. L’industria farmaceutica è un settore “ad alta tecnologia e ad alto valore aggiunto che nel prossimo futuro si troverà ad affrontare grandi sfide. Per vincerle – ha detto Scaccabarozzi – chiediamo un nuovo Patto con le Istituzioni per rafforzare quello siglato 4 anni fa che ha portato nel nostro Paese investimenti, Ricerca e occupazione. Un accordo vincente da rivedere alla luce della velocissima rivoluzione digitale e della medicina personalizzata”. D’altronde, ha rivendicato Scaccabarozzi, “le imprese del farmaco hanno vissuto quattro anni con ottimismo e passione, ma anche con responsabilità e rigore, mantenendo le promesse fatte. La fiducia c’è ancora, perchè tanti sono gli elementi positivi del sistema Italia anche se c’è ancora da fare”. Cosa? “Una nuova governance. Da percorrere insieme, con la collaborazione di istituzioni, pazienti e medici”.

L’EMA A MILANO (FORSE)

Sullo sfondo ha tenuto banco la questione dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco di stanza a Londra che in seguito alla Brexit dovrà cercarsi un’altra sede. Milano è candidata e Farmindustria è pronta a sostenere la causa.  “Milano ha tutte le carte in regola per ospitare l’Agenzia europea del farmaco Ema, si tratta di una candidatura al massimo livello nel panorama Ue”, ha spiegato la vicepresidente di Farmindustria Lucia Aleotti, del gruppo Menarini.



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