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Il libro di Matteo Renzi? Non l’ho letto. Parola di Marco Carrai

Marco Carrai

“Il libro di Matteo non l’ho ancora letto. Dalle anticipazioni ho visto che afferma di non aver avuto abbastanza coraggio per condurre in porto la mia nomina a capo dell’unità di cybersecurity di Palazzo Chigi. Non ho perso io che pure avevo le competenze per ricoprire quel ruolo di coordinamento, non avrei fatto l’agente segreto né mi sarei occupato di questioni di competenza del Dis e dei servizi operativi. Ha perso l’Italia perché la cybersecurity è uno dei principali challenge del futuro, e una struttura ad hoc serve a proteggere il paese. Va dato atto al governo Gentiloni di aver adottato un decreto per muovere i primi passi concreti nel senso di un coordinamento apposito, mettendo in atto il progetto avviato dal governo Renzi”. Lo ha detto ieri sera il manager e imprenditore renzianissimo Marco Carrai intervenuto al Caffé della Versiliana, intervistato dai giornalisti Annalisa Chirico e Marco Ventura, sulla cybersicurezza. Ad affiancare Carrai c’è il professore Roberto Baldoni, a capo del Centro Cyber intelligence e  information security de La Sapienza.

“Per via dell’amicizia con Matteo ho subìto una pesante compressione della mia privacy. Hanno montato una montagna di polemiche che mi hanno amareggiato e complicato la vita. Io sono e resto un uomo privato, il mio mestiere è girare il mondo per scovare talenti e tecnologie – ha detto Carrai – All’amico Matteo auguro di tornare a Palazzo Chigi, a me di vivere in uno stato di diritto dove poter condurre regolarmente la mia vita, nel rispetto della legge e senza indebite intrusioni”.

Quanto al tema della serata, Carrai ha aggiunto: “La mia squadra già oggi è in grado di hackerare un pacemaker. Io stesso ho dimostrato in un incontro riservato di poter hackerare un telefono cellulare, cosa che in Israele, paese di cui mi ritengo figlio eletto per ragioni anzitutto spirituali, non avrei potuto fare. Il nostro livello di protezione è più basso”. Il futuro è cyber: “Viviamo in un sistema socio-tecnico fondato sulla iperconnettività. Lo smartphone è diventato la prosecuzione della nostra esistenza. Le conseguenze politiche sono inevitabili: pensate alla contropropaganda via web, a colpi di fake news. È sempre esistita ma in Rete è più insidiosa e potente. Alcuni soggetti politici sanno usarla, altri arrancano. Ma non scendo nel dettaglio perché non mi occupo di politica italiana”.



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