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Uova contaminate, che cos’è il Fipronil e quali sono i reali effetti

Con i controlli messi in atto dal Ministero della salute, in Italia negli ultimi giorni stanno aumentando le segnalazioni di uova e prodotti alimentari contaminati con il Fipronil. Ma cos’è il Fipronil?

COME FUNZIONA IL FIPRONIL
Si tratta di un insetticida usato in veterinaria per debellare pulci, zecche e pidocchi. Si usa abitualmente sugli animali da compagnia, in basse concentrazioni (9,8%) ma è vietato su animali inseriti nella filiera alimentare, e questo è il motivo per cui in Europa, soprattutto in Olanda, sono stati chiusi molti allevamenti di galline contaminati. È possibile che il prodotto sia stato utilizzato per disinfestare gli allevamenti e non direttamente sugli animali. Una pratica che, in ogni caso, è ugualmente vietata.
Il principio attivo è il flucianobenpirazolo. Agisce sul sistema nervoso centrale dell’insetto, bloccando il passaggio di ioni, causando un’ipereccitazione dei nervi e dei muscoli dell’animale. Il veleno, inserito in un’esca e assunto dall’insetto, non ne causa la morte immediata: di solito l’animale ha il tempo di tornare alla tana e contaminare i suoi simili. Il Fipronil è considerato un insetticida piuttosto blando, anche se molto efficace: gli studi hanno rilevato come, nel caso delle blatte, gli individui morti per primi consentono un contagio anche del 95% della colonia, che può essere distrutta in tre giorni.

COME PUO’ CONTAMINARE L’UOMO
Funziona in questo modo soltanto negli insetti, perché i mammiferi sono privi di uno dei recettori attaccati dal principio attivo. Ciononostante, l’utilizzo resta vietato per gli animali della catena alimentare perché, pur se non letale, il Fipronil è classificato come “moderatamente tossico” nelle linee guida ai pesticidi emanate nel 2000 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Se viene utilizzato negli allevamenti di galline può contaminare – ed è proprio quello che è successo – le uova destinate al consumo o la carne del pollame. Gli esperti sottolineano come il livello di contaminazione massimo sin qui riscontrato nelle uova è piuttosto basso. La dose massima trovata sinora è di 1,2 mg per ogni chilo, a fronte di una quota giornaliera accettabile di 0,01 mg per chilo corporeo. Tradotto: per andare in contro a rischi gravi, un uomo di 70 chili dovrebbe assumere pressapoco 7 uova nel giro di 24 ore. L’Unione Europea considera una concentrazione di Fipronil di 0,72 milligrammi per chilo corporeo il massimo livello accettabile, mentre le uova ritirate dal mercato hanno un livello di circa 0,005 mg/kg.
Insomma, i rischi per la salute sono bassi. Lo conferma una stima della British Food Standards Agency, secondo cui il numero di uova contaminate giunte nel Regno Unito rappresenta lo 0,0001% di tutte le uova importate nel paese.

Il Fipronil non si assorbe soltanto ingerendo alimenti contaminati, ma anche venendo a contatto con il principio attivo. Quindi, considerato che l’insetticida si applica abitualmente sugli animali da compagnia, è forse più probabile venir a contatto con esso accarezzando il proprio cane o il proprio gatto. “Molti italiani, ogni volta che toccano il proprio animale domestico, vengono esposti al Fipronil – ha dichiarato all’Agi Patrizia Laurenti, docente di igiene all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. “Dovremmo porci una domanda: cosa può succedere, ad esempio, ai bambini che accarezzano il proprio cane o gatto e che poi mettono le mani in bocca?”.

I SINTOMI SULL’UOMO
Il Fipronil non fa bene all’uomo, questo è sicuro: gli individui esposti a forti dosi possono riportare ipereccitabilità, irritabilità, tremori e, nei casi gravi, letargia e convulsioni. Tutti sintomi reversibili anche se occorre distinguere due tipi di esposizione: quella acuta e quella cronica. Nel caso delle uova, ha spiegato Laurenti, si potrebbe parlare di tossicità cronica, “ovvero l’esposizione a dosi basse e prolungate nel tempo”. In questo caso, ha spiegato l’esperta, le conseguenze possono riportare “conseguenze non gravi, come nausea e vomito”. Però “anziani e malati sono più a rischio”. Se consumato in grandi quantità, il Fipronil può inoltre causare danni a reni, fegato e tiroide.
Anche i bambini sono più sensibili. L’ha confermato l’Agenzia tedesca per la sicurezza alimentare e farmaceutica, secondo cui i livelli massimi di contaminazione sin qui riscontrati nelle uova potrebbero superare i livelli raccomandati per i bambini. In ogni caso, ha specificato l’Agenzia, “un superamento dei limiti non prolungato nel tempo non comporta necessariamente rischi per la salute”.
A conferma dei rischi tutto sommato moderati di assunzione massiccia del prodotto, sul Medical Xpress, sito britannico specializzato in temi sanitari, è riportato un caso di cronaca avvenuto nel 2004 in Sri Lanka: sette persone avevano tentato il suicidio assumendo Fipronil. Due di loro avevano assunto una dose da 100 millilitri, cioè migliaia di volte superiore a quella presente in un uovo contaminato. Ciascuno di loro, pur riportando vari sintomi, fra cui crisi di vomito, si è ripreso nel giro di qualche giorno.
Non esistono studi che analizzino gli effetti di esposizione prolungata sull’uomo, ma Patrizia Laurenti ha avvertito che, secondo alcuni studi sugli animali, il prodotto sarebbe cancerogeno se assunto prolungatamente nel tempo.
In caso di ingestione di significative quantità di Fipronil – che, visto il basso livello di contaminazione riscontrato nell’ambito di questo scandalo alimentare, si tende ad escludere – è opportuno cercare di indurre il vomito, ma solo se la persona è cosciente. Poiché il principio attivo si assorbe piuttosto lentamente, nell’intestino, si può procedere con una lavanda gastrica o un purgante.

LE RESTRIZIONI
Il Fipronil è molto dannoso per le api e gli altri insetti impollinatori. Ecco perché, nel 2013, la Commissione Europea aveva imposto, un bando parziale del prodotto di 2 anni, nell’ambito della concia delle sementi.
Le responsabilità della contaminazione in corso sono varie. Secondo Antonio Logrieco, direttore dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche, vanno suddivise fra i produttori, i distributori e le autorità preposte al controllo. “Le ovaiole vengono trattate con insetticidi, antiparassitari e antibiotici – ha dichiarato all’Agi – Una parte di queste sostanze vengono assorbite dal corpo e possono finire nelle uova. Il problema sta nelle quantità di insetticida presenti. Tocca alle autorità nazionali fare in controlli per verificare il superamento dei limiti”.
Le autorità, comunque hanno scelto di ritirare i prodotti potenzialmente a rischio dal mercato. “Ritirare le uova è importante più per rassicurare la popolazione sulla sicurezza del cibo che per proteggere effettivamente la loro salute” ha dichiarato a Medical Xpress Alan Boobis, professore di tossicologia all’Imperial College di Londra.


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