Il farmaco in Italia corre. Merito di una galassia composta da 209 piccole e medie imprese che ogni anno investono quasi 700 milioni in ricerca e sviluppo. Si tratta dell’industria del biotech, i cui risultati sono stati illustrati questa mattina da Farmindustria (qui uno speciale di Formiche.net) a Roma, alla presenza del presidente Massimo Scaccabarozzi (nella foto).
I NUMERI DEL BIOTECH
L’innovazione applicata alla salute ha fruttato ad oggi circa 283 farmaci disponibili sul mercato italiano, cui lavorano oltre 3.800 addetti delle quasi 210 aziende. Il tutto grazie a una spesa per gli investimenti pari a 697 milioni all’anno tradotti in 215 progetti di ricerca, molti dei quali già in stato avanzato. Se si guarda alla cartina geografica, la Penisola vanta 35 centri di ricerca, 52 impianti di produzione e 166 sedi legali e amministrative distribuiti in 17 regioni: “Un’estesa rete del farmaco biotech che permette ogni anno lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione in Italia e all’estero”, si legge nella ricerca.
IL PESO DELL’ITALIA
Ma quanto vale il biotech farmaceutico nel mondo? Non molto ancora, il 5% del fatturato globale ma la strada è quella giusta, anche perché la presenza dei farmaci biotech, si legge in una ricerca di Ernst&Young elaborata per Farmindustria, si aggira intorno al 24%. Per quanto riguarda la presenza in Italia delle aziende attive nel biotech, fra tutte le regioni, spicca il terzetto Lombardia (12 impianti di produzione, 13 centri di ricerca e 66 sedi legali e amministrative), Lazio (15 impianti di produzione, 7 centri di ricerca e 16 sedi legali e amministrative) e Toscana (5 impianti produttivi, 5 centri di ricerca, 9 sedi legali e amministrative).
INVESTIMENTI MADE IN USA
Un’altra buona notizia riguarda l’aumento degli investimenti esteri in Italia nel biotech.”Varie aziende statunitensi”, ha spiegato Scaccabarozzi, “stanno chiudendo negli Stati Uniti e stanno invece potenziando i loro stabilimenti e le loro produzioni in Italia. Siamo il secondo paese dopo la Germania per presenza straniera, ma nel giro di un paio d’anni potremmo essere i primi perchè c’èuna nuova fiducia nei confronti del nostro Paese”.
LA PARTITA PER L’EMA
Scaccabarozzi si è poi soffermato sull’imminente assegnazione della nuova sede dell’Agenzia Ue del Farmaco, traslocata da Londra dopo la Brexit. Credo che Milano abbia delle grandissime chance per diventare la nuova sede della Agenzia europea del farmaco Ema. E’ stato fatto un grande lavoro a livello diplomatico – ha detto – e, ad esempio, non mi sarei mai aspettato un’apertura anche dalla Germania”. Il punto, ha sottolineato, è che “è fondamentale che sia scelta una sede appropriata, dove le centinaia di ricercatori e scienziati dell’Agenzia siano disposti a trasferirsi, per garantire un’operatività in tempi brevi. Da questo punto di vista, Milano ha grandi possibilità”.