Un rebus che potrebbe essere risolto anche grazie al ritorno dell’asse francotedesco, con Angela Merkel di nuovo “operativa” dopo il semestre che l’ha impegnata nella formazione del governo. È la lettura che il generale Carlo Jean, sentito da Formiche.net, offre della situazione nel Mediterraneo orientale dove non solo i rapporti sempre più tesi fra Washington e Ankara, ma anche le dinamiche economiche che investono i conti non proprio in ordine della Turchia potrebbero essere il preludio di altri casi Saipem.
La Turchia può avere cattivi rapporti con gli Usa senza lasciare la Nato?
Da un punto di vista formale sì, può restare nella Nato, anche perché si tratta di rapporti che sono già molto allentati. Bisognerà valutare se e quando gli Usa perderanno la pazienza anche se poi va considerato che Ankara ha una condizione geo-strategica, in Medio Oriente, nel Caucaso e sul Mar Nero, molto importante. Ha inoltre interessi sostanzialmente opposti a quelli dell’Iran, che è visto come fumo negli occhi dall’amministrazione Trump.
La vacatio di Angela Merkel, impegnata nella formazione del governo, ha lasciato troppo spazio alle minacce di Erdogan?
Senza dubbio tutta la politica occidentale è stata infuenzata dalla sua assenza, una voce di prestigio attesa da tutti gli altri che aspettavano proprio la posizione della Germania per allinearsi.
Quanto conta il progressivo disimpegno di Trump dal Mediterraneo per spostarsi nel quadrante asiatico?
Ha spostato la terza e la settima flotta, quella che agisce a nord del Pacifico. Ciò non influisce nei rapporti tra Usa ed Europa, che restano strategici. Non va dimenticato che Francia e Gran Bretagna sono membri del Consiglio di Sicurezza e una eventuale loro dissociazione darebbe molto fastidio a Trump.
La fornitura di missili russi S-400 alla Turchia e l’annuncio di altri sistemi che Mosca venderà a Grecia e Cipro accresce la tensione?
A mio avviso si tratta di una mossa turca per far capire a Washington che Ankara non è disponibile a fare l’alleato bulgaro degli Usa e quindi seguire più gli interessi a stelle e strisce che i propri. Tutto sommato, in questo senso, la Turchia cerca una sponda in Russia, utile anche ai fini della questione siriana. Sia l’operazione “Scudo ell’Eufrate” che quella “Ramo d’olivo” ad Afrin sicuramente hanno avuto il beneplacito di Mosca, con tra parentesi abbastanza reazioni negative da parte di Teheran che si è sentita messa in secondo piano da Putin, rispetto agli ottimi rapporti che il Cremlino continua ad intrattenere con Erdogan.
Quanto conta che Moody’s Investors Service abbia peggiorato da Ba1 a Ba2 (due livelli sotto l’investment grade) il rating sovrano della Turchia?
La Turchia ha bisogno di soldi e la Russia non ne ha. Quindi denari freschi potrebbero venire forse dalla Cina, ma in quel caso bisognerebbe mettere nel conto che in Iran stanno affluendo massicce quantità di fondi indiani e giapponesi. Per cui è l’intero assetto strategico mediorientale che si trova in evoluzione, con un particolare aumento di tensione fra Iran e Turchia.
Altra mossa turca la richiesta di ergastolo per il pastore protestate Brunson che gli americani non vollero scambiare con il predicatore Gulen, nemico giurato di Erdogan: scambio di cortesie?
Il problema è valutare fino a che punto Washington riuscirà a concordare con l’Europa quale politica attuare verso la Turchia. Quest’ultima ha bisogno del trattato di libero commercio con l’Ue, quella stessa Ue che veicola il 70% degli investimenti e riceve il 60% delle esportazioni turche che, in prospettiva, sono destinate ad aumentare ancora in funzione del fatto che le stesse in Medio Oriente sono molto diminuite. Ultimamente anche le tensioni fra Turchia ed Egitto hanno messo a rischio un’altra fetta di mercato significativa per Ankara.
Come pesare la “voce europea” nella partita del gas?
Non è stata sufficientemente critica. L’Ue ha i suoi guai monetari da risolvere, per cui la politica estera è passata in secondo piano ed è stata in gran parte delegata a Macron. Ma ora che Angela Merkel ha risolto il rebus governativo, allora tornerà in auge quell’asse francotedesco. Bruxelles difficilmente si trova nelle condizioni di poter prendere decisioni di politica estera, perché in questo momento ogni Stato ha troppi interessi nazionali da perseguire. Credo che la nave della Saipem sia stata ritirata dall’Italia anche per non complicare lo scenario nel Mediterraneo orientale.
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