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Grecia, fine del memorandum (ma non della crisi). E adesso rotta sul gas

Grecia, tsipras

Da oggi Atene torna a finanziarsi autonomamente sui mercati dopo tre programmi di salvataggio da 300 miliardi circa. Se da un lato si è data stabilità al sistema delle banche al collasso, con il capital control applicato per bloccare l’emorragia di capitali, dall’altro a calare è stata la domanda interna con il conseguente crollo di un quarto del Pil e il solo turismo a trainare.

Ma oggi c’è un nuovo fronte che si apre e che diventa strategico per due quadranti: il dossier idrocarburi.

EXIT

“L’uscita di Tsipras”, titola il popolare quotidiano Ta Nea, con un doppio messaggio: accostando la fine del memorandum alla possibile fine del governo Syriza. Il partito del premier infatti è dato al 13% dai sondaggi, dieci punti in meno di quando vinse le prime elezioni post crisi. Galoppano invece i popolari di Nea Dimokratia al 25%, guidati dal 48enne Kyriakos Mytsotakis, che nei mesi scorsi si è già premurato di accreditarsi davanti alle istituzioni comunitarie (Juncker, Tusk, Moscovici) e alle cancellerie che contano (Berlino, Parigi).

Tsipras vive un momento complicato: aveva detto di voler sconfiggere la troika e tagliare i ponti con i creditori internazionali. A tre anni dalla nascita del suo governo, che domani potrebbe vedere il terzo rimpasto in altrettanti anni, se da un lato il programma ufficialmente è terminato, dall’altro in Grecia restano le macerie della crisi e i debiti da rimborsare fino al 2052.

QUI SYRIZA

Il Pil è crollato di un quarto, anche per via della domanda interna ridotta al lumicino. Gli ospedali boccheggiano, con wifi e tv al plasma ma spesso senza i necessari posti letto per malati terminali, come denunciato più volte dal sindacato Poidin.

È la ragione per cui in vista della scadenza naturale della legislatura, nel 2019, in pratica tutti i partiti sono già in campagna elettorale. Il premier dovrebbe tenere un discorso da Itaca, l’isola di Ulisse, scelta perché incarna il ritorno a casa dell’eroe omerico dopo le fatiche della guerra di Troia e le peripezie di un viaggio lungo un decennio. E soprattutto in contrapposizione al suo predecessore, il socialista Giorgios Papandreou che nell’aprile 2010 scelse Kastelorizo (dove fu girato il capolavoro “Mediterraneo”) per annunciare l’inizio del tunnel della crisi.

VOCI

Secondo Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue, si apre una fase molto delicata per Atene dove non saranno ammessi altri errori. La Grecia detiene la quota maggiore di prestiti in sofferenza nell’Ue, per cui “è necessario creare strutture per migliorare i meccanismi di recupero dei crediti e fornire il quadro per una riduzione più efficace dei prestiti in sofferenza”. E auspica “un sistema giudiziario efficace, sarebbe la chiave per un ambiente più favorevole”.

Lo speaker del governo, Dimitri Tzanakopoulos, mette l’accento su “una nuova fase per l’economia greca, per la società greca e per il Paese nel suo insieme”. E osserva che “con il recupero della sovranità economica del Paese è ora possibile raggiungere gli obiettivi”.

Scettico Giorgios Finikakis, docente di politiche europee e di Economia presso l’Università di Atene, secondo cui siamo in presenza di “una molla che non sembra funzionare, con un Paese che non è in grado di voltare pagina, con i mercati e gli investitori che non sono affatto convinti dello scampato pericolo e soprattutto con una gestione politica che ha truccato l’economia in un ciclo autosufficiente di basse aspettative”.

Critico il quotidiano inglese Guardian, che parla di colossale fallimento. “Si tratta di una storia di disabilità, indebito ritardo e interessi delle banche sopra i bisogni della gente. E ci saranno conseguenze a lungo termine”.

Di rimpianti parla il noto editorialista Thanasis Mavridis, secondo cui Tsipras è ora costretto a trovare nuovi ministri, a “riorganizzare” lo Stato, e “salvare” le pensioni per portare tassi di crescita magici nel tessuto economico. “E poiché tutto ciò è un po’ difficile da realizzare in questa vita, almeno cerca di guadagnare tempo”, con l’idea di votare in maggio in concomitanza con le elezioni europee (e in partnership con i socialdemocratici greci), ma con la spada di Damocle di un altro taglio alle pensioni previsto dal primo gennaio 2019.

È la ragione per cui le opposizioni premono per andare alle urne addirittura a novembre di quest’anno, visto e considerato che il caso degli incendi di Mati zavorrati dai soccorsi disastrosi e la vita reale che si fa sempre più difficile per i 10 milioni di ellenici, comportano un ulteriore calo nei sondaggi per il partito di governo.

GAS

È in questo quadro che si inserisce il dossier idrocarburi, con le nuove perforazioni avviate da Exxon e Total a largo di Creta e nello Ionio alla ricerca di petrolio e soprattutto con l’idea che prende sempre più corpo di fare della Grecia il nuovo hub mediterraneo del gas.

La vicinanza a due vettori strategici come il gasdotto Tap e l’Eastmed, in tandem con il rapporto privilegiato costruito con Tel Aviv e Il Cairo, fanno dell’Egeo il nuovo snodo del mare nostrum che potrebbe avere un peso specifico determinante anche nella composizione dei nuovi scenari legati ai conti e alle politiche finanziarie.

twitter@FDepalo

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