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Tel Aviv diventa top esportatore di gas. Ecco come

L’annuncio era atteso da tempo: si parte il prossimo mese di marzo con una mossa destinata a rivoluzionare il mercato energetico, non solo del vecchio continente. L’Egitto inizierà a importare gas naturale da Israele dopo l’accordo da 15 miliardi di dollari. Ecco i primi passi della nuova geografia del gas mediterraneo, dove però non mancano le variabili.

QUI TEL AVIV

L’ oleodotto sottomarino che collega i paesi vicini è decisivo per far diventare Tel Aviv un centro di esportazione di energia. I numeri in prospettiva sono impressionanti: 100 milioni di metri cubi di gas al giorno nel primo trimestre del 2019 fino a 700 milioni entro un massimo di tre anni. Il partner egiziano dell’oleodotto quindi annuncia di voler tagliare il traguardo entro il 2022, con East Gas certa che la sua pipeline può fungere da trade union.

East è il partner egiziano di Delek e Noble, saliti al 39% nel gasdotto East Mediterranean Group (Emg). Delek e Noble hanno firmato un accordo con l’Egitto Dolphinus Holdings per fornire 64 miliardi di tonnellate di gas per i prossimi 10 anni dai giacimenti di Tamar e Leviathan.

EMG è pronta a testare la pipeline prima di modificare le strutture per invertire il flusso, con i test che non saranno inferiori ai quattro mesi.

L’Egitto ha smesso di fornire gas a Israele nel 2012 a causa di una carenza di gas e ai reiterati attacchi da parte di militanti islamici nel cantiere del Sinai. Di conseguenza, l’Egitto è stato coinvolto in procedimenti arbitrali con alcuni dei proprietari di EMG, che hanno minacciato di ritardare i piani di esportazione. Secondo l’ad Mohammed Shoeib si tratta di una situazione di cosiddetto win-win, ma al contempo si manda agli investitori internazionali un messaggio preciso. “Che l’Egitto è in grado di risolvere le controversie e creare un buon clima per gli investimenti”.

E ancora: “Non siamo preoccupati per la questione della sicurezza. Siamo fiduciosi che l’esercito e la polizia hanno assicurato bene l’area”.

QUI IL CAIRO

Se l’Egitto dovesse decidere di esportare il gas in Giordania, ciò significherebbe anche l’invio di gas attraverso lo stesso gasdotto, ma nella direzione opposta rispetto a quella in cui il gas verrà esportato da Israele all’Egitto. In quel caso cosa accadrebbe? Alcuni media egiziani sostengono che l’Egitto avrebbe concluso le trattative per vendere gas all’ente pubblico giordano Nepco. Si tratterebbe di 2,6 miliardi di metri cubi di gas all’anno, circa il 75% del consumo annuale di gas naturale dell’utenza giordana.

Non va sottaciuto che Nepco è uno dei maggiori clienti di Leviathan, quindi un accordo con l’Egitto potrebbe minare i piani per lo sviluppo del giacimento di gas. Era il 2004 quando venne siglato l’accordo tra Egitto e Giordania, ma poi nel 2012 Il Cairo aumentò il prezzo fino a 5 dollari. Al momento l’accordo dovrebbe basarsi su un prezzo di 6 dollari a unità termica per il gas in questione.

Al momento però persistono alcune variabili non da poco: come farebbe l’Egitto a esportare l’intera quantità di gas presente nell’accordo? C’è il rischio che le esportazioni possano essere minate dall’uso alternativo del gasdotto? E ancora, se Leviathan dovesse trovarsi di fronte ad una sorta di crisi di cassa, a quel punto che ruolo giocherebbero le riserve di gas e le società di controllo con in mano il potere di far crollare le loro valutazioni di mercato?

A favore dell’accordo c’è senza dubbio l’elemento strategico-tattico: per Israele il player egiziano è il migliore per esportare volumi significativi di gas, senza alcun paese di transito da attraversare. E’la ragione per cui l’Egitto sta facendo un ulteriore sforzo: sostituire i carburanti più costosi nel suo nuovo mix energetico e al contempo investire nella sua posizione strategica per attingere a nuovi mercati. Il vantaggio della vicinanza al Canale di Suez risiede nel fatto che i carichi possono essere inviati agli acquirenti sia nei bacini dell’Atlantico che del Pacifico.

SCENARI

Fine della competizione? E’chiaro che a due settimane dall’accordo siglato tra Egitto e Cipro per istituire un gasdotto sottomarino diretto (che trasporterà il gas dal giacimento di gas Afrodite di Cipro alle stazioni di liquefazione egiziane e da lì verso l’Europa) siamo in presenza dell’inizio di una nuova era per l’energia mediterranea, vincendo il derby con la Turchia per fornire gas naturale all’Europa.

Una cooperazione petrolifera solida con Cipro e un notevole vantaggio dalla liquefazione del gas naturale nelle sue stazioni: ecco il doppio jolly in mano al Cairo, capace di incunearsi nell’esigenza europea di rendersi indipendente dal gas russo.

In quel pertugio, quindi, si imbullona il deterioramento delle relazioni turco-israeliane dopo che il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva condannato lo stato ebraico per il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele.

twitter@FDepalo

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