Non ci sta Elisabetta Trenta. Il capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, fresco di insediamento al vertice delle Forze armate, non si tocca. Congedarlo? E per quale motivo? Si chiede il ministro. “Perché ha detto che oggi non basta difendere i confini di fronte alla guerra ibrida e multiforme? Ha detto che serve di più e non di meno”. Così ha twittato la titolare di palazzo Baracchini, in risposta a un articolo pubblicato da Il Primato nazionale sulla scia di quello uscito ieri su La Verità.
LA VICENDA
A pochi giorni dall’avvicendamento con Claudio Graziano, il generale dell’Aeronautica militare si è ritrovato coinvolto in una spiacevole polemica creata da alcuni media, che potremmo definire pretestuosa. A costituire l’interesse di alcuni giornalisti sono state le parole pronunciate da Vecciarelli in occasione della presentazione a Roma, venerdì scorso, del volume “1948-2018, i Carabinieri negli anni della Costituzione” realizzato dall’Arma e dall’Ansa. Un ragionamento geo-strategico ampio e condivisibile, ma che, contenendo il concetto di “confini nazionali”, ha subito allertato una certa stampa.
LE PAROLE SOTTO ACCUSA
“Il nostro compito oggi – aveva spiegato, nel discorso sotto accusa, il nuovo capo di stato maggiore della Difesa – è quello di cooperare con tutti gli altri Paesi affinché le situazioni di instabilità siano ridotte al minimo possibile, vicine o lontane da noi. D’altronde facciamo parte di questa comunità, non siamo schierati né da una parte né dall’altra, se non dalla parte della salvaguardia della libertà, della sicurezza e della democrazia. Non si tratta più di difendere i confini, come poteva essere compreso una volta – ha aggiunto Vecciarelli – oggi si tratta di difendere i flussi dei nostri cittadini, il potersi muovere in liberà, poter avviare delle attività economiche e industriali in molte parti del mondo, poter avere sicurezza dei flussi energetici e in tutto questo, io penso che le Forze armate possano dare un grandissimo contributo”.
IL CONTESTO
Parole interpretate da alcuni come una presa di posizione politica da parte del nuovo capo di SMD. Inevitabilmente, la palla è stata colta al balzo. Vecciarelli aveva parlato di un contesto geo-strategico più complesso, con minacce tutte nuove che si sommano alla riemersione di quelle tradizionali. In tal senso il mondo è “alla rovescia” rispetto a quello immaginato dopo la Seconda guerra mondiale con la nascita delle Nazioni unite. Difatti, “assistiamo al ritorno sulla scena di nazionalismi e al rafforzarsi di potenze nucleari”, ha detto nei giorni in cui si celebra il centenario dalla fine della Grande guerra, quella che provocò milioni di morti, che nacque dall’incastro di interessi confliggenti tra Stati nazionali e imperi, e che offrì terra fertile alla diffusione del nazionalismo più estremo, poi esploso nella più drammatica Seconda guerra mondiale. Così, l’invito alla cooperazione internazionale, evitando gli errori del passato.
QUESTIONE CHIUSA DALL’INTERVENTO DEL MINISTRO
Niente di strano dunque, ma solo una visione chiara di come si sia evoluto lo scenario internazionale. È in questo senso che non serve più difendere i confini come una volta. Perché non c’è un nemico pronto a invaderci per prendersi pezzi di territorio. Perché i confini sono diventati porosi. Perché la minaccia si muove in spazi (cibernetici o extratmosferici) che di confini non ne hanno. Gli attacchi al generale hanno comportato la presa di posizione del ministro Trenta in difesa del nuovo capo di SMD, chiudendo, questo è l’auspicio, una polemica inutile e che interviene in un momento invece delicato per Palazzo Baracchini e per le Forze Armate in generale.