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La sfida a viso aperto tra Italia e Francia nel deserto libico

Tripoli

All’Eliseo si riaccendono i fari della maratona libica. Solo poche settimane fa il presidente Emmanuel Macron appariva indebolito e la sua strategia sulla Libia, insieme alle promesse ottenute dalla conferenza di Parigi del 29 maggio scorso, sembrava naufragata con la possibilità che le elezioni si tenessero effettivamente entro dicembre 2018. La realtà però, negli ultimi giorni si è trasformata di nuovo, rivelando come i piani francesi sul fronte libico non si fossero mai completamente spenti. Come non si è attutita, d’altra parte, nemmeno la competizione con Roma che, dal canto suo, in questo gioco al rimpallo, non rimane di certo con le mani in mano di fronte alle mosse di Parigi. E i viaggi di Giuseppe Conte in Tunisia e Algeria degli ultimi giorni risultano la contromossa giusta alla “slealtà” di Macron.

Giovedì, il giorno successivo all’incontro tra il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi con i leader libici a Roma, il suo omologo francese, Jean-Yves Le Drian, ha fatto recapitare un invito agli esponenti di spicco di Misurata, per un incontro che dovrebbe svolgersi a Parigi l’8 novembre. A soli pochi giorni dalla conferenza programmatica di Palermo per la Libia. Un incontro che, come avevamo già scritto in precedenza su Formiche.net, vorrebbe ricalcare le orme della riunione di maggio e che avrebbe come primaria intenzione quella di aprire un dialogo con quella che, ad oggi, è la città cardine della potenza militare libica. Un colpo gobbo nei confronti di Roma? Un ulteriore tentativo di Parigi per risollevare le sorti di una mediazione passata nel Paese non andata a buon fine?

“Lo scontro con l’Italia è ormai una questione atavica in Francia, anche se in questo caso potremmo leggerla anche in un’ottica positiva, e cioè come un modo per facilitare i colloqui in previsione dell’incontro di Palermo”, ha commentato a Formiche.net Federica Saini Fasanotti, consulente del Segretario alla Difesa James Mattis e analista della Brookings Institution di Washington. Precisando, però, che “fino ad ora Parigi ha giocato molto in maniera individuale, quindi potrebbe benissimo voler essere uno schiaffo all’Italia a livello diplomatico”.

Allo stesso tempo il presidente del Consiglio Conte sta affrontando un tour tra Tunisia e Algeria, Paesi di particolare importanza politica ed economica per l’Italia e, contemporaneamente, storicamente legati con filo diretto alla Francia. E proprio l’Algeria, che è uno dei principali partner economici di Roma in Nord Africa, soprattutto per quanto riguarda le forniture di gas naturale, ha confermato la sua partecipazione all’incontro siciliano del 12 e 13 novembre. Ed ecco che la risposta all’esuberanza francese è servita.

“Anche la conferenza di Palermo è un chiaro esempio dell’attivismo italiano nella competizione con la Francia”, ha aggiunto Saini Fasanotti. Anche se, a detta dell’esperta “proprio le due conferenze francesi sulla Libia naufragate miseramente”, dovrebbero farci riflettere sull’effettiva necessità di cambiare prospettiva e dedicarci in maniera univoca a una finalità condivisa. “Si riuscirà a raggiungere dei risultati solo se veramente Francia e Italia si metteranno d’accordo, seguendo una linea precisa, comune e si inizierà a pensare concretamente a come comportarsi nei confronti delle milizie, agendo sul territorio”, ha sottolineato l’esperta.

Dunque agire “silenziosamente nella regione attraverso un’importante opera diplomatica, cercando di risollevare l’economia attraverso una serie di riforme che Sarraj ancora non è stato in grado di attuare, cercando di trovare consenso all’interno del Paese, trattando con le milizie, cercando di responsabilizzarle”, ha continuato Saini Fasanotti. “Bastano poche cose. C’è bisogno però di un consenso internazionale, bisogna agire tutti sulla stessa linea d’onda. Una volta che saranno d’accordo tutti gli attori interazionali influenti sul territorio, se verranno fatte determinate riforme, se verranno tagliati i fondi alle milizie, la strada diventerebbe in discesa”, ha concluso.

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