L’Europa, quella arrabbiata, che si sente anche un po’ tradita. In altre parole, l’Unione europea dinnanzi alla sua prima secessione in 70 anni di storia. Ben raccontata nel libro di Roberto Sommella Gli arrabbiati, la prima guerra di secessione europea (qui un lungo estratto pubblicato da Formiche.net qualche settimana fa), presentato ieri sera alla Federazione degli editori dei giornali (Fieg) alla presenza dello stesso autore, del presidente Agcom Angelo Marcello Cardani, dei due vicepresidenti del parlamento Ue, David Sassoli e Fabio Massimo Castaldo e del numero uno della Fieg, Andrea Riffeser Monti.
Un’occasione ghiotta per fare il punto sull’Europa e i suoi mali proprio con Castaldo, vicepresidente in quota M5S, il quale ha fornito a Formiche.net una lettura della profonda spaccatura europea: tra Paesi che crescono e quelli che non crescono o tra chi chiede deficit e chi invece rispetta i vincoli europei di bilancio. “Dobbiamo chiederci oggi che cosa vuole essere l’Unione, un progetto dove oggi l’Io prevale sul Noi. Credo che sia importante ribadire che non c’è un debito cattivo o un debito buono, una moneta buona o una cattiva, dipende molto semplicemente dall’uso che se ne fa. Questo fa la differenza”.
Castaldo ha pochi dubbi sul fatto che esista un’Europa arrabbiata e rabbiosa.”Sì, c’è oggi una parte di Europa che non è contenta. Ma proprio per questo bisogna avere il coraggio di mettere il dito nella piaga e avere il coraggio di sanarla. L’Europa è un progetto necessario, forse irrinunciabile, ma non è detto che questa Europa sia la migliore possibile. Se l’Ue torna a fare quello che deve, lottare contro la povertà ed eliminare le disuguaglianze sociali allora ce la può fare, può trovare quella leva necessaria per ricompattarsi”.
Il numero due del parlamento Ue è poi andato ancora più nel merito della questione. “Questa è una Unione divisa dal punto di vista sociale, questo è il vero spread su cui dobbiamo lavorare. Un’Europa capace di dividersi anche semplicemente lungo l’asse Nord-Sud. Il primo sforzo che dobbiamo fare è un qualcosa di pedagogico, anche in vista delle elezioni a maggio. Ripartire dalle persone, dai cittadini, avere semplicemente la volontà di condividere a livello comunitario le loro priorità. E dunque la povertà e la diseguaglianza, perché questa deve essere un’Europa equa e uguale agli occhi di tutti”.
Certo, se il tema sono le divisioni interne all’Ue allora la manovra italiana, che proprio ieri Bruxelles ha cominciato a esaminare nell’Eurogruppo, non aiuta. Non è un mistero che alla commissione non abbiano ancora compreso la necessità di un deficit lontano dai parametri di Maastricht. Ma per Castaldo il bicchiere mezzo pieno c’è.
“Non credo che questa manovra stia isolando l’Italia, abbiamo ricevuto come Movimento un forte mandato popolare che ha provocato una rottura col passato, un passato fatto di austerità. Noi chiediamo non uno stravolgimento delle regole ma una loro applicazione equa delle stesse. In altri Paesi fanno debito e deficit, perché solo loro lo possono fare? Cito la Francia ma non è l’unica. Questo Paese, deve essere chiaro, non è malato e non deve essere visto come tale. Abbiamo solo bisogno di un trattamento equo e per questo lottiamo, dentro e fuori l’Italia. Perché senza regole eque non ci verrà permesso di fare quello che ci spetta di diritto. La crescita. Non bisogna dimenticarcelo. Mai”.