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Perché il Consiglio d’Europa accusa l’Italia sui migranti. La versione di Bergamini

bergamini

Una fotografia troppo severa che, se da un lato è figlia di alcuni atteggiamenti del governo italiano, dall’altro non tiene conto dello straordinario sforzo fatto dal nostro paese sul dossier migranti.

Così l’on. Deborah Bergamini, vicepresidente del gruppo Ppe all’Apce, reduce dalla sessione d’inverno del Consiglio d’Europa in cui è stato prodotto un report votato nell’Assemblea che segnala anche un “aumento dei discorsi d’odio da parte dei politici”.

Si è aperta al Consiglio d’Europa la sessione d’inverno dell’Assemblea parlamentare (Apce). Perché è stato puntato il dito contro l’Italia?

Questo rapporto di monitoraggio, che viene compiuto su tutti i Paesi che sono membri del Consiglio d’Europa, analizza lo stato del rispetto dei diritti umani affontando le peculiarità di ciascun paese. Il report è stato composto lo scorso anno, anno di cambio della delegazione italiana a causa delle elezioni politiche, anno quindi in cui la rappresentanza nazionale non ha potuto garantire la consueta attenzione e presenza. Al netto di questo aspetto, ha scattato una fotografia molto severa e in certi casi non veritiera del nostro paese in termini di immigrazione, di assetto costituzionale con riferimento alla riforma elettorale, di razzismo e xenofobia, di riforma della giustizia, e di assetto del sistema dei media

Da cosa è dipeso?

Forza Italia ha deciso di votare contro il report e contro la sua risoluzione perché lo abbiamo giudicato troppo tranchant nei confronti del nostro paese. Non è un’icona che corrisponde alla realtà, ma il frutto forse di tanti stereotipi che albergano, ancora oggi, nelle istituzioni europee nei nostri confronti. Un fatto che consideriamo grave proprio perché il Consiglio ha come mission quella di combattere gli stereotipi e di analizzare in modo approfondito i vari paesi.

Sull’immigrazione il report imputa ai politici italiani di avere atteggiamenti razzisti e xenofobi “in particolare sui media e su Internet”.

Si tratta di tesi che in alcuni casi non sono vere. Nel mio intervento in Aula ho specificato che non sarebbe corretto mettere in discussione in alcun modo lo straordinario lavoro fatto dall’Italia sull’emergenza migranti, un fenomeno epocale. Non va sottaciuto, né tantomeno dimenticato che, al di là di solidarietà di facciata, siamo stati lasciati soli ad affrontare i macro flussi migratori che hanno attraversato il Mediterraneo negli ultimi cinque anni: un settore, quello dei diritti umani, in cui l’Italia ha offerto un impegno continuo e costante, facendo un vero e proprio miracolo. Per cui il report dimostra anche una scarsa conoscenza del nostro paese E, nel suo tentativo di essere neutrale, in realtà neutrale non lo è.

Quali le cause di questo cosiddetto euro-pregiudizio?

L’intera classe politica italiana, e lo dico con molta onestà intellettuale, ne è in parte responsabile perché non sempre, e mi riferisco agli ultimi governi da Renzi in avanti, ha garantito la necessaria presenza accanto alla volontà di salvaguardare gli interessi nazionali nei confronti delle istituzioni europee. In quel contesto infatti credo che sci siamo comportati o da valletti o da cow boys. mai con lo spirito giusto. Ricordo che il governo Berlusconi è stato l’ultimo ad aver messo l’Italia al centro dello scacchiere internazionale: poi più nulla.

Come invertire lo status quo?

Dobbiamo combattere questo pregiudizio perché non è veritiero e non aiuta il nostro Paese: nell’Ue non dovrebbero esserci soggetti di serie A e soggetti di serie B. E qualche segnale positivo arriva: a mia memoria, in dieci anni di esperienza al Consiglio d’Europa, non avevo mai visto l’intera delegazione italiana con tutti i partiti muoversi con tale compattezza. abbiamo presentato emendamenti con firme multipartisan: segno molto positivo di una linea univoca nella salvaguardia degli interessi nazionali, messi dinanzi alle prerogative dei singoli partiti.

Addirittura ci accusano di “antiziganismo” e definiscono i Rom vittime di pregiudizi e stigmatizzazioni.Davvero siamo razzisti e mafiosi?

Puntano il dito essenzialmente contro alcuni discorsi pronunciati nel dibattito politico: quindi un’accusa, non tanto velata, mossa alle forze di governo. Non accusano gli italiani ma la loro classe politica, tacciata di caratterizzarsi per toni troppo accesi: e non si può negare che sia così. Di contro abbiamo spiegato loro, anche nei dibattiti informali, che la pressione dell’emergenza migrazioni è stata talmente intensa in italia da aver prodotto molte prevedibili reazioni, e un cambiamento troppo veloce della nostra morfologia sociale. L’esasperazione va compresa, non può essere solo giudicata. Non è solo questione di pagelle, ma va metabolizzato il fatto che in Europa ci sono Paesi molto esposti a tensioni sociali di cui la politica deve farsi carico.

Quali scenari potrebbero aprirsi contro Roma, con le europee alle porte?

All’interno del report leggo un fortissimo monito all’Italia, nel linguaggio euro-burocratese che contraddistingue questo tipo di documenti. Evidentemente la linea politica portata avanti da questo governo preoccupa le istituzioni europee. Il Ppe credo si confermerà primo partito: vincerà ma non so se sarà abbastanza. Bisognerà capire cosa accadrà il giorno successivo al voto. Il voto di maggio sarà in assoluto il più importante per le democrazie e per il futuro assetto dell’Europa.

Se dietro il Ppe arrivasse non il Pse ma il polo sovranista, allora si potrebbe pensare allo schema austriaco, con l’alleanza “destra-centro” di Ppe e Vox?

Non lo escludo.

twitter@FDepalo



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