Skip to main content

Ecco cosa dice il Global risks report del World economic forum per il 2019

Secondo i leader mondiali intervistati per l’ultima edizione del Global Risks Report del World Economic Forum, le minacce ambientali dominano l’elenco, sia in termini di impatto che di probabilità. È il terzo anno che certe tematiche stanno in cima al “cosa ci tiene svegli la notte”, ossia a quali sono le principali preoccupazioni per il futuro del pianeta dell’umanità. “Tra tutti i rischi, è in quelli relativi all’ambiente che il mondo è più chiaramente sonnambulo [nel rispondere] alla catastrofe” imminente, avverte il rapporto.

Il report degli analisti del Wef offre una prospettiva unica sulle minacce che affliggono il nostro mondo, osservando non solo i rischi più probabili, ma anche quelli che avrebbero l’impatto maggiore. Sono gli argomenti affrontati annualmente al forum di Davos, tanto osteggiato dalle nuove leadership sovraniste perché considerato un distillato di establishment globalista (chi scrive a maggio dello scorso anno ha avuto modo di parlare con il guru globale di questa rivoluzione nazionalista internazionale, l’ex stratega trumpiano Steve Bannon, che si diceva leader del partito mondiale degli anti-Davos).

Tuttavia il report dell’organizzazione di Cologny dà uno spaccato profondo e ragionato. È stato strutturato in due parti, una riguarda l’analisi del rischio, l’altra l’impatto sul pianeta, ma in molti casi le tabelle di sintesi sono intersecabili.

Schermata 2019-01-19 alle 09.16.10Come detto, è immediato vedere come le preoccupazioni ambientali rappresentino tre dei primi cinque rischi e quattro nei danni potenziali. E anche qui: molte delle leadership sovraniste considerano l’aspetto ambientale secondario, quasi inutile, collegato anche a dinamiche cospirazioniste; vedere l’esempio l’approccio con cui l’amministrazione Trump gestisce il macrotema.

Schermata 2019-01-19 alle 09.13.39

Il 2018 però è stato un anno segnante dal punto di vista dell’emergenza climatica: ondate di calore, inondazioni, tempeste catastrofiche, hanno colpito diverse aree del pianeta. E al di là del danno diretto, gli analisti dei governi considerano queste situazioni complesse soprattutto per i contraccolpi in termini sociali (il Pentagono le inserisce da diversi anni tra le dinamiche che possono creare preoccupazioni anche dal punto di vista militare).

La risposta per affrontare le minacce poste dai cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas serra – “Insuccesso della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici” – è considerata inadeguata dal report del WEF, e per questo è inserita al secondo posto in entrambi gli elenchi, riflettendo le crescenti preoccupazioni degli intervistati in merito al fallimento della politica ambientale. Il rapporto dice chiaramente: “I risultati dell’inerzia climatica stanno diventando sempre più chiari. Il ritmo accelerato della perdita di biodiversità è una preoccupazione particolare “.

I rischi posti dalla nostra crescente dipendenza dalla tecnologia, nonché i rischi per l’economia globale e i rischi sociali e geopolitici sono le altre grandi preoccupazioni in termini di probabilità e impatto. Gli attacchi informatici sono presenti nella top ten di entrambe le tabelle, al numero cinque per probabilità e sette per impatto (la frode informatica è al numero quattro nella tabella probabilità con una voce a parte).

La risonanza globale e la ricaduta in termini pratici di attacchi come #Collection1 – quello scoperto in questi giorni, che ha coinvolto 773 milioni di indirizzi email e 22 milioni di password sottratti in più occasioni – hanno un peso. L’anno scorso sono state riscontrate numerose violazioni dei dati, con in totale milioni – se non miliardi – di dati delle persone interessati, nonché continuati attacchi informatici a istituzioni e imprese pubbliche e private. Il campo cyber è ormai diventato un terreno di evoluzione di dinamiche relative alla criminalità, al contrabbando, o al terrorismo, ed è considerato un warfare a sé stante dai pianificatori militari.

La grande maggioranza degli intervistati (82 per cento) si aspetta che nel 2019 i cyberattacks che portano al furto di denaro e dati aumentino. Secondo lo studio questo “riflette come le nuove instabilità siano causate dall’integrazione crescente delle tecnologie digitali in ogni aspetto della vita”. L’enorme tema dell’internet of things.

In termini di rischio per la società, le crisi idriche – definite come “un significativo declino della qualità disponibile e della quantità di acqua dolce, con conseguenti effetti nocivi sulla salute umana e/o sull’attività economica” – sono una preoccupazione che caratterizza entrambe le liste. La minaccia sono le cosiddette “guerre per l’acqua“.

La maggior parte degli intervistati prevede inoltre quest’anno rischi crescenti, legati a “scontri economici tra grandi potenze” (il 91%) e alla “erosione di regole e accordi commerciali multilaterali” (88). Sono gli ovvi effetti della trade war in cui è sfogato lo scontro globale tra Stati Uniti e Cina, ma anche di una serie di politiche protettive che stanno allontanando diversi paesi dal multilateralismo e dagli impegni internazionali.

Anche la volatilità dei mercati finanziari e il rallentamento della crescita globale nel 2018 sono evidenziati dagli autori del report tra i problemi del pianeta, e in effetti dalle ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale i dati non sono confortanti. Di conseguenza, il rischio di una bolla delle attività in una grande economia è dieci volte più probabile.

Schermata 2019-01-19 alle 09.45.15

Uno degli aspetti centrali dello studio del World Economic Forum, riguarda l’interconnessione dei rischi, che non esistono in modo isolato, ma sono di fatto tutti collegati e ognuno ha il potenziale per influenzare gli altri. Prendiamo ad esempio la perdita di biodiversità nella catena alimentare umana. Ciò influisce sulla salute e sullo sviluppo socioeconomico, con implicazioni sulla produttività e ricadute sulla sicurezza regionale, spiega il blog interno con cui il WEF ha fornito una carrellata sulle 114 pagine di studio.

(Foto: World Economic Forum)


×

Iscriviti alla newsletter