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Il sottosegretario Picchi a Fox News spiega la vicinanza Lega-Trump

Il programma televisivo di Fox Business “Varney & Co.” ha ospitato ieri il sottosegretario agli Esteri italiano, Guglielmo Picchi. Picchi, quota Lega, è impegnato in un tour dal valore politico operativo che lo ha portato nei due principali centri di potere americani: Washington D.C. e New York City.

La prima, inutile dirlo, è il cuore pulsante della democrazia statunitense, e lì il sottosegretario italiano ha incontrato personalità dell’amministrazione, con una puntata centrale al dipartimento di Stato, dove ha discusso principalmente di Iran. Un dossier strategico per gli Stati Uniti quanto per l’Italia – Roma è legata alla posizione europea; Bruxelles vuol mantenere vivo il Nuke Deal firmato nel 2015, con annesse riqualificazioni commerciali di Teheran; la Washington trumpiana è invece uscita dall’accordo e riattivato il sistema di sanzioni per isolare la Repubblica islamica, pur concedendo spazi temporanei all’Italia.

La declinazione della politica estera secondo il presidente Donald Trump è piuttosto basica in questo: se siamo alleati, tu/voi dovete stare dalla mia parte. Picchi sembra essere uno tra coloro che hanno chiaro il concetto meglio degli altri. Un esempio: mentre in tanti dall’Italia andavano in via istintiva contro l’Arabia Saudita ed esplodevano le polemiche sulla Supercoppa e i diritti, il sottosegretario ha tenuto sempre il massimo bilanciamento sui collegamenti tra Roma e Riad – perché, ci fa notare una fonte “per essere trumpiano, poi devi essere anche consequenziale sul piano strategico”.

Picchi, come riportato da un retroscena informato pubblicato su queste colonne, in questi giorni americani ha avuto incontri su vari argomenti, centrale anche il procurement militare, e soprattutto i contatti di carattere politico. La Lega di Matteo Salvini guarda a Trump come un riferimento internazionale (nonostante negli Stati Uniti siano girate preoccupazioni per le troppe vicinanze alla Russia degli ex nordisti italiani) e cerca di creare un canale di comunicazione e contiguità con gli Usa. In questo, la seconda città-tappa di Picchi, è nevralgica: New York è l’hub di Trump, è il centro da cui s’è sviluppata la politica del presidente, è il posto attorno a cui ruotano molte delle relazioni del repubblicano.

Il sottosegretario – che ha viaggiato a proprie spese e senza l’approvazione delle Farnesina, pur nell’ambito delle sue deleghe – sta preparando anche il terreno per lo sbarco americano di Salvini, che dovrebbe avvenire e fine febbraio, quando i conservatori americani saranno riuniti per il CPAC. E il passaggio sulla Fox non può non essere interpretato come un’attenzione che quel mondo là ha riservato all’italiano. Fox Business, parte dell’H-24 informativo Fox News, è la televisione del trumpismo, si posiziona su una linea conservatrice a cui non dispiace la spinta rivoluzionaria che Trump sta imponendo al Grand Old Party, e di solito non ospita politici dall’Italia.

Varney & Co. è sostanzialmente un programma finanziario, con analisi di notizie da Wall Street e proiezioni e previsioni di esperti del genere: in questo Picchi è a suo agio, con un MBA in Bocconi (dove vinse il contest interno “Gordon Gekko” per merito: chi lo conosce dai tempi del master se lo ricorda come “molto intelligente”) e poi un impiego in una multinazionale americana nel campo finanziario e investment banker alla inglese Barclays. Ma l’anchorman Stuart Varney non disdegna sortite in ambito politico, e usa spesso l’Italia come esempio per spiegare quanto “le élite” abbiano perso il loro contatto con la gente (quella contro l’establishment demiurgo è esattamente la linea Trump, ma anche la posizione che ha permesso la costruzione dell’accordo di governo gialloverde in Italia).

Per esempio, Stu – come lo chiamano i fan e la Fox – il 29 ottobre diceva che “alla gente non piacciono le regole scritte da élite distanti” e “[alle persone] non piace davvero l’idea di avere confini aperti”. “La sinistra – continuava Varney – sta facendo un grande errore” perché “ignora il trend populista”, che passa “da Brexit, Italia, Brasile”. E ancora: “La gente ha parlato. E sembra che stiano iniziando a gridare cambiamento”. Il contesto è dunque un terreno benevolo per Picchi, e il giornalista l’ha messo a suo agio.

La prima domanda della breve intervista è stata sulla Brexit, affare che dagli Stati Uniti viene osservato con attenzione perché è il fulcro del futuro dell’Unione Europea. “Il governo italiano vuole i Britons dentro e fuori dell’Ue?” “Noi rispettiamo la volontà della gente – ha risposto Picchi – […] e siamo d’accordo che dovrebbero lasciare”, che è anche un modo per tutelare la propria nazione, ma dobbiamo “proteggere i miliardi di commercio a cavallo della Manica” e “il governo italiano supporta la premier May per il suo buon approccio [sulla Brexit]”, ma vogliamo un buon accordo che “tuteli i nostri interessi nazionali”.

Seconda, voi avete arrestato tante persone, trafficanti e terroristi “collegati”: avete ancora un problema di “confini aperti”? “Sono d’accordo con quello che il presidente Trump ha già detto – replica l’italiano – dobbiamo proprio combattere il concetto di confini aperti”, e questo significa che non ci vogliamo trovare a gestire un flusso di migranti, ma semplicemente vogliamo che quel flusso non ci sia, intervenendo sugli altri paesi.

Tre: Trump non è entrato a Bruxelles, ma in molti in Europa hanno una simpatia per lui. E qui Picchi ha spiegato le ragioni politiche del suo viaggio, “vogliamo migliori legami” e vogliamo che il presidente Trump ci sia vicino su quello che intendiamo fare non solo in Italia ma anche in Europa – “immigrazione, creazione di posti di lavoro, protezione degli interessi nazionali”. Trump sta proteggendo “la sovranità” per i suoi cittadini, e questo “è buono per noi” perché intendiamo fare altrettanto.


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