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Se si ferma la Tav si ferma il Pil. Con un referendum il Sì vince all’80%. Parla Garavaglia

infrastrutture

Si allarga il solco che divide Lega e Cinque Stelle sul dossier Tav. La missione del vicepremier Matteo Salvini in visita al cantiere di Chiomonte prova a smuovere le acque sullo stallo che tiene fermo il governo sulle grandi opere, in attesa che sia pubblicata la tanto sospirata analisi costi-benefici del pool coordinato da Marco Ponti. Il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli ha chiarito ai microfoni di Formiche.net che se il responso dell’analisi sarà negativo il Movimento calerà il sipario sulla Tav. I leghisti però insistono e valutano tutte le opzioni, compreso il voto referendario. “Se al Nord facessimo un referendum il sì alla Tav passerebbe con l’80%” ci spiega Massimo Garavaglia, viceministro dell’Economia in quota Carroccio. Le stime dell’Istat hanno suonato un chiaro campanello d’allarme, e non bisogna inviare il messaggio sbagliato: “Se si ferma un cantiere come la Tav si ferma il Pil”.

La visita di Salvini a Chiomonte è una provocazione ai Cinque Stelle?

Più che una provocazione mi sembra una verifica seria delle informazioni. Anche perché in questi giorni ne abbiamo sentite di tutte. C’è chi dice che i lavori non sono mai iniziati, che il buco non c’è, che il cantiere non è mai partito. Basta andare sul posto e guardare con i propri occhi.

Ha citato Toninelli. Ai nostri microfoni il ministro ha detto che se l’analisi costi-benefici darà responso negativo il Movimento dirà no alla Tav. Voi che farete?

Abbiamo una constatazione di un forte calo del Pil. La Tav è un simbolo: anche da un punto di vista evocativo, se si ferma un cantiere come la Tav si ferma il Pil. Dobbiamo stare attenti a dare i giusti segnali.

Mi sembra di capire che non siete indifferenti alle stime dell’Istat…

Non è un caso che abbiamo rivisto le stime nell’ultima fase della manovra, quando c’è stata una frenata a livello internazionale. Ora è il momento di reagire con una spesa sana in investimenti.

Torniamo all’analisi costi-benefici. Tutti dicono che è pronta da tempo ma rimane ferma in un cassetto. Ha senso delegare ai tecnici una decisione politica?

Non è ferma nel mio cassetto, quindi non so dirle quando uscirà. I tecnici fanno analisi che vengono vagliate da altri tecnici ed è giusto che sia così. Quando usciranno le stime le guarderemo con attenzione, io resto dell’idea che per discutere di un’opera come la Tav bisogna anzitutto guardare dal vivo i cantieri, questo è lo scopo della visita di Salvini a Chiomonte. Quanto all’analisi, rimangono alcune questioni da definire..

Ad esempio?

Pare che l’analisi affronti la questione delle minori accise derivanti dai pedaggi, che evidentemente ha poco senso. Pare inoltre che si parli di tassi di riempimento merci e passeggeri più bassi della realtà, e non è considerato bene il problema in relazione ai tempi di passaggio. Per il momento siamo ancora al “pare”, quando ci sarà un testo ci confronteremo.

Nel Movimento Cinque Stelle c’è chi, come Fico, ha aperto all’ipotesi di un referendum. Vi convince?

Ha sempre senso fare un referendum perché la Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo e dunque il popolo ha sempre ragione. Mi sembra chiaro che se al nord facessimo un referendum il sì alla Tav passerebbe con l’80%.

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