Una miniera d’oro, anzi, di gas da 40 miliardi di dollari. Arriva il report ufficiale di Exxon Mobile e Qatar Petroleum sulle potenzialità del giacimento Glauco nel blocco 10 della Zona economica esclusiva di Cipro. I risultati vanno anche al di là delle aspettative e rivelano una grande potenzialità.
Inoltre il fattore determinante sarà adesso quello relativo ad un altro obiettivo importante all’interno del blocco 10, 11 e 12 con la presenza anche di Eni. Tutti elementi che confermano la scelta azzeccata dei players presenti e che incidono pesanteente sulle sorti geopolitiche del Mediterraneo orientale, dove continuano le minacce di Ankara.
QUI CIPRO
I numeri del giacimento sono impressionanti: a seguito delle operazioni di prospezione effettuate a 4.200 metri di profondità, ecco che il volume di gas stimato è compreso tra i 5.000 e gli 8.000 miliardi di piedi cubici per un valore tra i 30 e i 40 miliardi di dollari. Si tratta del secondo giacimento più grande nel mondo scoperto negli ultimi dodici mesi e il terza negli ultimi 24 (il più grande scoperto in Senegal e Russia rispettvamente da 15.000 miliardi e 11.500).
“Questa è la più grande scoperta fino ad oggi nella Zee di Cipro, basata sui dati ufficiali, ed una delle più grandi al mondo negli ultimi due anni”, ha detto il ministro cipriota dell’Energia Yiorgos Lakkotrypis in una conferenza stampa congiunta con il vicepresidente di ExxonMobil, Tristan Asprey che verosimilmente rimerrà di “stanza” a Cipro per almeno due decenni.
Secondo le rilevazioni dei consulenti Wood Mackenzie le risorse di gas estraibili sono paragonabili a quelle trovate lo scorso anno da Eni e e Total nel giacimento Calypso a dimostrazione della estrema ricchezza in quel fazzoletto di acque che stanno portando tutti gli analisti a convergere su un punto: Glauco è un gigante e contribuisce a rafforzare la contingenza che il Mediterraneo orientale resta uno dei principali luoghi di esplorazione del mondo, con una carica importante di significati legati alla geopolitica.
STRATEGIA
I prossimi passi riguarderanno due azioni, nel breve e nel medio periodo. La prima riguarda l’ulteriore precisazione di dati e il cronoprogramma dei lavori che vedrà i due partner privati dialogare con il governo di Nicosia.
La seconda investe altri cinque possibili siti per future perforazioni e indagini all’interno del blocco 10. Ma Exxon starebbe pensando anche al blocco 12, i cui diritti, ad eccezione del campo di Afrodite, sono stati restituiti alla Repubblica di Cipro e potrebbero essere parte di una nuova gara di assegnazione. L’orizzonte in questo senso è il prossimo mese di novembre, mentre gli altri sette blocchi saranno ispezionati entro il 2020. Di questi, cinque sono stati assegnati al tandem Eni-Total e due a Exxon-Qatar Petroleum.
Sullo sfondo, per parte americana, c’è la possibile costruzione in loco di un impianto per il trattamento delle esportazioni di gas, dettaglio che è stato discusso dal Ceo di Exxon con il Presidente cipriota Nikos Anastasiades.
SCENARI
Dallo scorso novembre nel blocco 10 è operativa la Stena Icemax, una nave noleggiata da ExxonMobil, che ha condotto l’intera trafila legata ai lavori preparatori per le trivellazioni “accompagnata” dalle continue minacce della Turchia rivolte all’amministrazione greco-cipriota e ai suoi partners di evitare attività unilaterali. Altra minaccia diretta da parte di Ankara è giunta per voce del portavoce del ministero degli Esteri turco, Hami Aksoy, secondo cui attività di esplorazione di ExxonMobil nell’area non contribuiscono alla stabilità della regione.
Inoltre più volte il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha intimato le compagnie energetiche straniere di non “oltrepassare il limite”, e alcuni funzionari hanno detto pubblicamente che le navi turche avrebbero presto iniziato le loro trivellazioni offshore, pur non avendo l’appoggio di leggi o trattati internazionali in quanto la sua presenza a Cipro nord è frutto di un’invasione militare.
Per cui l’enorme potenziale di gas scoperto a sud di Cipro potrebbe condurre verosimilmente a due scenari, distanti e differenti l’uno dall’altro: o servire da incentivo per Ankara a negoziare un compromesso sull’isola divisa dal 1974 o produrre l’ennesima reazione negativa del governo e scivolare verso un’escalation.
A supporto di quest’ultima opzione ecco le parole del ministro degli esteri Mevlüt Çavuşoğlu: “Le compagnie straniere vedranno che niente può essere fatto in quella regione senza di noi. Nulla può essere fatto nel Mediterraneo senza la Turchia: non lo permetteremo”.
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