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Amazon, Facebook, SpaceX e non solo. La corsa delle Big Tech all’internet satellitare

Corsa allo spazio anche per le Big Tech. Amazon si unisce a Facebook, SpaceX, OneWeb e ad altre compagnie nel progetto di una Internet ad alta velocità da portare nel globo attraverso i satelliti.
Per dominare questo mercato, la società di Jeff Bezos ha appena presentato al governo americano un piano di lancio di circa tremila satelliti. Il progetto, chiamato Kuiper, consiste nella creazione di una costellazione di satelliti ‘low Earth orbit’ (l’orbita terrestre bassa, un’orbita attorno alla Terra di altitudine compresa tra l’atmosfera e le fasce di van Allen, ovvero tra 160 e 2mila chilometri) che nelle intenzioni dovranno fornire connettività a banda larga e ad alta velocità a tutte le comunità che oggi, per varie ragioni, non riescono ad essere raggiunte dalla rete tradizionale (quasi quattro miliardi di individui).

I CONCORRENTI PRINCIPALI DI AMAZON

Tra le aziende che stanno già lavorando su un progetto simile c’è OneWeb, la quale dopo aver raccolto circa tre miliardi di dollari da investitori del calibro di Virgin e Coca Cola, ha iniziato a lanciare i suoi primi satelliti. Anche SpaceX di Elon Musk, tra i leader per i servizi di lancio, sta raccogliendo fondi per il programma Starlink, progettato per creare una rete di 11mila satelliti per la diffusione di Internet, ma che al momento ne ha mandati in orbita solo un paio. Da tempo ormai, anche il gigante social Facebook sta lavorando su funzionalità satellitari proprie, concentrandosi sullo sviluppo di un nuovo satellite (chiamato Athena) in grado di fornire una connessione dieci volte più veloce, secondo gli annunci, rispetto a quella di SpaceX. E anche un altro colosso del Web, Google, starebbe lavorando a qualcosa di simile (oltre a Loon, il progetto di Mountain View che vede la diffusione della connessione 4G-Lte attraverso palloni aerostatici posti nella stratosfera a circa 18 chilometri di altitudine).

IL PROGETTO KUIPER

Il progetto Kuiper, riporta TechCrunch, nasce come completamento dell’operato di un’altra azienda di proprietà di Bezos, Blue Origin, la quale sta sviluppando veri e propri veicoli di lancio. Blue Origin ha già firmato contratti per un accordo di multi-lancio con Telesat, anche questa impegnata nel progetto di un internet via satellite. Il piano di Amazon è sempre più simile a quello di Musk per SpaceX, in particolare per quanto concerne le ridotte dimensioni dei veicoli spaziali. Non a caso, l’ex vice presidente della divisione satelliti di SpaceX, Rajeev Badyal, e un paio di membri del suo team, sono ora alla guida di Kuiper. Amazon non ha ancora annunciato dove verranno fabbricati i satelliti e, visto il tempo richiesto per ottenere l’approvazione normativa, è probabile che il progetto di Bezos presenti un ritardo di circa due/tre anni rispetto a quello Musk. L’assunzione di Badyal, però, potrebbe contribuire a diminuire questo divario, portando una fetta dei ‘talenti’ di SpaceX nelle fila della concorrenza. Sia Musk sia Bezos propongono le loro reti come la chiave per permettere alle parti più povere del molto di disporre non solo di Internet, ma di una versione particolarmente veloce in linea con la fibra ottica presente in gran parte dell’Occidente e di servizi ad essa correlati (Amazon – oltre al suo core business nel retail – è tra i leader anche per quanto riguarda il cloud).

LA NUOVA CORSA ALL’ORO (SPAZIALE)

Il piano satellitare di Amazon e i vari progetti degli storici player potrebbero rappresentare l’apertura di un nuovo ambito rivoluzionario. Amazon in particolare, come società quotata in borsa, presenta un’enorme base azionaria, e il suo ingresso nella corsa all’Internet via satellite rende ancora più competitiva l’apertura di questo mercato. L’ambizione di Bezos, inoltre, riguarda anche gli impianti di lancio, i quali fornirebbero un collegamento vitale anche per società produttrici di satelliti che necessitano di siti da cui far partire i dispositivi. In pratica, la peculiarità dell’innovazione di Bezos risiederebbe nella capacità di Amazon di accorpare l’accesso ad internet con altre offerte di tipo logistico. Una delle principali incognite della proposta di Amazon rimane, tuttavia, il costo totale della rete, stimato all’incirca tra i 3 e i 5 miliardi di dollari.



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