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Perché è (ancora) Mosca la vera minaccia globale secondo la ministeriale Nato

Nato

Il messaggio chiaro che esce dagli Stati Uniti in questo momento è che le rival powers per Washington restano due. La Cina, contro cui è in atto un confronto globale che potrebbe vedere una de-escalation con l’incontro che Donald Trump sta programmando con l’omologo cinese, Xi Jinping, per mettere la firma su un grande accordo commerciale, che per la prima volta potrebbe spingere Pechino a revisioni strutturali delle sue attività economiche. E poi la Russia, nemico sistemico, contro il quale condivide posizioni comuni con gli alleati Nato e Ue.

Entrambi i macro-temi sono stati al centro del dibattito attorno alle celebrazioni per il 70esimo anniversario dell’Alleanza Atlantica – sistema nato per confrontarsi con l’Unione Sovietica – ospitato a Washington in questi giorni. E se la Cina è un elemento sui cui rischi si susseguono avvertimenti, contro Mosca sono stati anche presi (altri) provvedimenti. Per esempio il “pacchetto Mar Nero”, misure per incrementare la presenza militare alleata nel bacino centro-europeo e proteggere l’Ucraina dall’aggressività russa sfociata nel Mar d’Azov e la Georgia più a sud.

Non è un caso se a presentare le misure alla stampa – essenzialmente collegate all’aumento delle presenza e dunque delle deterrenza – sia stata l’ambasciatrice statunitense alla Nato. Un altro diplomatico, il titolare di Villa Taverna, Lewis Eisenberg, nei giorni scorsi aveva espressamente rivolto un appello per continuare a mantenere con la Russia una postura severa: “Il punto fondamentale è che non si può far finta che i comportamenti di violazione palese del diritto internazionale non avvengano, anche da parte di un Paese che noi riteniamo amico ma che in realtà ci considera avversari”, commentava Giulio Terzi su queste colonne, sottolineando come il capo della diplomazia americana in Italia abbia parlato rivolto soprattutto al governo gialloverde, che spesso in passato ha messo in dubbio il regime sanzionatorio punitivo alzato contro Mosca a seguito dell’annessione della Crimea e della guerra nel Donbass – posizioni che finora si sono fermate a livello di propaganda, visto che Roma ha votato per ben due volte, compatta con l’Ue, per rinnovare le sanzioni alla Russia.

Un richiamo all’Italia in questo senso è arrivato ieri anche dal portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale, che tramite l’Ansa ha detto: “Noi vediamo che la Russia sta creando incursioni nel paesaggio politico italiano e incoraggiamo fortemente Roma a prendere seriamente queste attività”. E ancora: “[…] alla Russia non dovrebbe essere consentito di sfruttare il processo democratico italiano”. “Non possiamo garantire la difesa dell’Occidente se i nostri alleati cresceranno in dipendenza dalla Russia”, ha detto ieri con un senso più generale – ma riferito nello specifico alle criticità collegate al Nord Stream 2, il gasdotto che porterà il gas russo in Germania passando dal Baltico – il vicepresidente americano, Mike Pence, durante uno dei tanti incontri a latere dei festeggiamenti Nato.

La centralità del contrasto alla Russia è evidente nella posizione americana anche su altri dossier, come quello libico – anche questo di interesse prioritario per l’Italia. Oggi l‘amministrazione Trump ha annunciato la nomina di Richard Norland, finora consigliere per la politica estera del Capo dello Stato maggiore congiunto e precedentemente ambasciatore in Georgia e Uzbekistan. Norland è un elemento dalla visione strategica, inviato nel paese nordafricano nel momento in cui il Maresciallo di campo Khalifa Haftar sta prendendo spazi, anche grazie al sostegno russo – dialogare con Haftar è ritenuto possibile a Washington, anche per evitare che la situazione in Libia sfugga, finendo in mano a Mosca.

Sintesi delle posizioni dure nei confronti della Russia su cui gli Stati Uniti trovano perfetto allineamento tra i membri Nato è stata data dal segretario generale, Jens Stoltenberg, che ieri ha tenuto un discorso davanti ai congressisti americani riuniti in seduta congiunta. Nel tempi della democrazia statunitense, il capo dell’alleanza atlantica, senso della visione politico-culturale occidentale, ha segnalato la minaccia rappresentata da “una Russia più assertiva”: Stoltenberg ha parlato di “un massiccio accumulo militare, minacce agli stati sovrani, l’uso di agenti nervini (il caso Skripal, ndr) e attacchi informatici”, comportamenti che secondo il segretario fanno della Russia un rivale.

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