Se dovessero fallire le nozze con Deutsche Bank, Unicredit potrebbe farsi avanti per rilevare Commerzbank. Questa l’ipotesi, non certo priva di suggestione e per la verità più volte caldeggiata dai mercati in passato, riportata prima dal Financial Times e poi da Reuters, secondo cui il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier starebbe valutando un’offerta per il colosso tedesco al centro dei negoziati per la creazione di una maxi banca tedesca.
Come più volte raccontato da Formiche.net (qui una recente intervista all’economista Marcello Messori), il credito tedesco è in fase di riassetto, con Berlino (azionista al 15% di Commerzbank) regista della fusione tra la prima e la seconda banca tedesca. Anni di perdite e di bilanci zeppi di derivati, hanno infatti reso l’istituto di Francoforte troppo fragile e a rischio scalata per proseguire il suo cammino da solo. Per questo nelle ultime settimane è maturata la convinzione presso il governo federale tedesco di studiare l’aggregazione con un partner decisamente più in salute, che nelle mire tedesche, risponde al nome di Commerzbank.
Il possibile interesse di Unicredit (che non ha commentato l’indiscrezione del FT) trova la sua genesi nel fatto che i negoziati tra Commerzbank e Deutsche Bank sono indubbiamente difficili e dalle pesanti implicazioni finanziarie, occupazionali e regolatorie (si veda antitrust). Non ultime ci sono le preoccupazione dei sindacati, in Germania fortissimi e che temono un’emorragia di posti di lavoro in seguito al deal. Di qui, appunto, l’interesse di Unicredit a essere della partita. In passato la banca italiana ha più volte studiato il dossier, arrivando a ipotizzare di scorporare la controllata tedesca Hvb per fonderla con Commerzbank: in questo schema, valutato ancora un paio d’anni fa, Unicredit sarebbe rimasta quotata a Milano e avrebbe controllato con una quota significativa Hvb-Commerzbank, entità separata e quotata a Francoforte.
Sull’operazione paventata dal quotidiano inglese vanno fatte tuttavia delle osservazioni. Tanto per cominciare, se davvero Unicredit dovesse avere pronta un’offerta per Commerzbank in caso di flop delle nozze con Francoforte, difficilmente Angela Merkel permetterebbe a una banca italiana, per quanto internazionale, di mettere le mani sul secondo istituto tedesco. Non è un caso che proprio nei giorni scorsi, mentre l’Italia siglava con Pechino il memorandum propedeutico alla nascita della Via delle Seta, Berlino annunciava (qui l’articolo su Formiche.net) la creazione di un fondo anti-scalata, dal quale cioè attingere le risorse necessarie a difendere le aziende strategiche tedesche (tra cui le stesse banche) da aggressioni straniere, soprattutto cinesi. In più, essendo lo stesso governo tedesco azionista di riferimento di Commerzbank, sarebbe difficile immaginare una convivenza con Unicredit, che importerebbe nella banca il proprio modello industriale.
Infine c’è il mercato. Il titolo Unicredit ha viaggiato per tutta la mattinata in ribasso (-1,4%) segno che gli investitori non apprezzano (o non credono) una simile operazione. In più c’è lo scetticismo degli analisti. Mediobanca Securities ritiene per esempio che la fusione è “teoricamente plausibile” ma “praticamente irrealizzabile”. Scettici anche gli analisti di Equita, per i quali “Commerzbank ha una redditività che è metà di quella di Unicredit e per questo il rischio di esecuzione dell’integrazione supererebbe i benefici di eventuali sinergie da costo”. Insomma, il gioco non vale la candela.