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Effetto Via della Seta su Berlino. Merkel blinda le aziende tedesche

angela merkel, germania

A due giorni dalla firma del memorandum tra Italia e Cina che aprirà la cosiddetta Via della Seta, a Berlino sono decisamente preoccupati. Il precedente italiano è visto con una certa apprensione dal governo federale tedesco, il quale teme l’effetto Cavallo di Troia per i sistemi industriali del Vecchio Continente. Gli asset tedeschi sono d’altronde i più importanti per l’economia europea, a cominciare dal comparto auto. Angela Merkel deve aver fiutato aria di pericolo e per questo ha deciso di giocare d’anticipo, immaginando una gabbia di sicurezza intorno all’intero sistema produttivo germanico. Una vera e propria golden power maggiorata con cui impedire intromissioni sgradite nel capitale delle aziende strategiche tedesche, soprattutto partecipate dal governo.

La legge con cui alzare lo scudo anti-cinese sarebbe già allo studio del ministro dell’Economia tedesco Peter Altamaier, che su questa partita rappresenta il vero braccio operativo del governo Merkel. Secondo quanto riportato da Reuters, Berlino starebbe infatti preparando un disegno di legge da approvare entro 2019 per creare un fondo pubblico che ha lo scopo di proteggere le industrie tedesche dalle scalate ostili, cinesi in primis. Il meccanismo non è ancora chiaro, anche se è lecito dedurne il funzionamento. In presenza di una minaccia straniere per un’azienda ritenuta strategica, scatterebbe l’immediata ricapitalizzazione da parte del governo, ricorrendo proprio alle risorse confluite nel fondo, al fine di bloccare l’incursione straniera.

In più, prima di far scattare l’ingresso dello Stato nel capitale di un’azienda finita nel mirino estero, è stato previsto un primo filtro per le aziende non quotate. Le nuove regole permetteranno infatti a Berlino di monitorare ed eventualmente bloccare in via preventiva acquisizioni da parte di aziende estere superiori al 10% delle quote, abbassando così notevolmente la precedente soglia del 25%, nel caso di infrastrutture e tecnologie chiave nell’industria energetica, agro-alimentare, delle telecomunicazioni, della difesa, nell’ambito finanziario e dei trasporti.

D’altronde, poche settimane fa lo stesso Altmaier aveva fatto intendere la necessità di una nuova forma di protezione per le aziende, presentando la strategia per l’industria tedesca nel prossimo decennio nei settori dell’acciaio, alluminio, chimico, dei macchinari (anche la stampa 3D), delle auto, del green tech. La difesa delle società europee “dovrebbe anche essere una priorità assoluta per la prossima Commissione europea”, aveva spiegato Altmaier. “In questo modo garantiremo posti di lavoro e prosperità in Germania e in Europa. E, soprattutto, ciò darà all’Europa sovranità economica e indipendenza”.

Naturalmente, tra le aziende oggetto della golden power tedesca, c’è Deutsche Bank, alle prese con la delicatissima fusione con l’altro gigante Commerzbank. Finché le nozze non saranno celebrate (lo Stato federale è azionista di Commerzbank al 15%), la banca di Francoforte continuerà a rimanere vulnerabile alle scalate straniere. Tra le ragioni che hanno spinto Berlino a prendere in mano il dossier golden power, c’è sicuramente la questione del memorandum tra Italia e Cina, ma non solo. La recente sentenza su banca Tercas (qui l’articolo) ha di fatto allentato le maglie della normativa Ue anti-aiuto di Stato. Da questo momento insomma, proteggere le proprie aziende con soldi pubblici sarà più facile. E a Berlino lo sanno.

 

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