A ridosso delle elezioni europee, Facebook ha chiuso 23 pagine italiane con oltre 2,46 milioni di follower che condividevano informazioni false e contenuti divisivi contro i migranti, antivaccini, e antisemiti, a ridosso delle elezioni europee. Tra queste, oltre la metà erano a sostegno di Lega o Movimento 5 Stelle.
L’INDAGINE DI AVAAZ
La decisione è seguita a un’indagine di Avaaz, una Ong che si occupa di campagne sociali e che sta conducendo una campagna a livello europeo per combattere la diffusione della disinformazione in vista del rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Le pagine, racconta la stessa organizzazione, “avevano in totale più follower delle pagine ufficiali di Lega (506mila follower) e Movimento 5 Stelle (1,4 milioni follower) messe insieme” e avrebbero “generato oltre 2,44 milioni di interazioni negli ultimi 3 mesi”.
Secondo Avaaz, che ha presentato al social network i risultati della sua inchiesta il 3 maggio, le suddette pagine avrebbero compiuto “numerose violazioni delle Condizioni d’Uso della piattaforma, come cambi di nome che hanno trasformato pagine non politiche in pagine politiche o partitiche; l’uso di profili falsi; contenuti d’odio (hate speech); comportamenti non autentici o di spam delle pagine”. E, in virtù di queste violazioni, il colosso di Menlo Park avrebbe deciso di rimuoverle.
LE PAGINE
La pagina più attiva, ha spiegato la Ong, sarebbe stata “Vogliamo il movimento 5 stelle al governo”, una pagina non ufficiale a sostegno del Movimento 5 Stelle. Mentre, tra quelle chiuse, quella più attiva a sostegno della Lega si sarebbe rivelata “Lega Salvini Premier Santa Teresa di riva”.
Oltre alle due citate, tra le pagine politiche chiuse da Facebook, ci sarebbero – riporta Avaaz -, anche “NOI SIAMO 5 stelle.” (53916 follower) e “Lega Salvini Sulmona” (23,402 followers). Altre delle pagine chiuse, prosegue la Ong, erano in apparenza non politiche, ma venivano usate per spargere contenuti divisivi vicini all’estrema destra. Tra queste “I valori della vita”, con oltre 1,5 milioni di follower.
LA WAR ROOM A DUBLINO
Dando seguito alle richieste di maggiore controllo provenienti dall’Ue, Facebook ha comunicato nei giorni passati l’apertura di una ‘war room’, una sorta di sala operativa nella quale decine di dipendenti monitorano le attività sul social network per identificare attività sospette riguardanti campagne disinformative che possano influenzare l’opinione pubblica. Un esperimento del genere era stato condotto già lo scorso anno negli Stati Uniti, dove si sono svolte la tornata delle midterm. Reduce dal caso Cambridge Analytica (che ha visto utilizzati impropriamente i dati di milioni di utenti profilati a fini elettorali) e a rischio di maxi multe, la compagnia fondata e guidata da Mark Zuckerberg ha deciso di installare la sala nel suo quartier generale europeo a Dublino.
Sono circa quaranta – raccontano le testate che hanno visitato la ‘war room’ europea – i dipendenti coinvolti nella specifica struttura, affiancati da un gruppo di esperti. Il loro compito è quello di fermare notizie e account falsi. Questa attività di monitoraggio si svolge nelle lingue parlate in ognuno dei Paesi europei che andranno al voto.
A questa iniziativa si somma il cambio di regole sulle inserzioni politiche sul social network, un modo che dovrebbe rendere più difficile per Paesi terzi o in generale per i malintenzionati pubblicare annunci falsi, come successo con i post attribuiti all’Internet Research Agency di San Pietroburgo – la cosiddetta ‘fabbrica dei troll’ russi – durante le elezioni presidenziali Usa del 2016.