Il partito tedesco di Greta ruba un milione e mezzo di voti ai cristiani orfani di Merkel. Le elezioni europee in Germania fanno segnare un altro calo della Cdu al primo anno post cancelliera, mentre al secondo posto confermano il trend dei Verdi che, dopo l’exploit delle regionali dello scorso autunno, volano. Sullo sfondo la tenuta della GroKo al governo, in considerazione del 15% della Spd, che a questo punto è attesa da un logico cambio di passo.
QUI CDU/CSU
Annegret Kramp-Karrembauer, in sella da meno di sei mesi sul cavallo Cdu, ha già perso. Pilastro dell’Ue per assicurare la stabilità dell’ordine occidentale e ai valori europei: era questa la tesi fino a ieri di Merkel che però si è rifiutata di fare campagna in Germania. Ma la sua delfina Akk si ferma al 28% perché, al contempo, ammiccava alle imprese e ai fans di Greta: e in Germania questo bizantinismo non è ammesso.
Ecco il nuovo dibattito che sta affollando capannelli e conclavi nel paese: la Cdu/Csu si è fatta sfilare l’elettorato più giovane che invece ha scelto l’appeal ecologico cavalcato dai Verdi. I rappresentanti più conservatori della Cdu stanno già chiedendo cambiamenti forti nel governo, sia da parte della Cdu che della Csu.
Ufficialmente, però, la guida del partito dice che l’obiettivo primario, ovvero emergere come la forza politica più forte nelle elezioni europee, è stato raggiunto. E allo stesso tempo, come ha sostenuto Akk, il cristiano Weber diventerà il nuovo presidente della Commissione europea. Il secondo obiettivo era battere l’Spd a Brema dopo 73 anni e la Cdu ce l’ha fatta con l’applauso non troppo convinto dei supporter che a notte fonda l’hanno raggiunta nella Konrad-Adenauer-Haus.
Tra i più dubbiosi vi sono i sostenitori del liberale Metz, che ha perso di poco le primarie della Cdu proprio contro Akk. Si chiedono dunque quale sarà il ruolo futuro della Cdu, alle prese con due spinose questioni come il diesel-gate e il gasdotto Nord stream II, come gestirà Akk il risultato delle elezioni europee e con quali scossoni in seno al governo e alle prossime regionali.
TREND
E’evidente che il cambio di passo dopo le dimissioni della Cancelliera dalla testa del partito non c’è stato e Cdu/Csu hanno perso circa sette punti percentuali rispetto alle elezioni europee del 2014. Certo, c’è la soddisfazione di aver vinto a Brema, ma è ancora ben al di sotto dei risultati precedenti.
Nella Germania orientale i sovranisti di AfD vanno benone e negli stati urbani di Amburgo e Berlino, così come in molte altre grandi città su scala nazionale, i Verdi trionfano e si candidano ad essere idealmente il futuro del versante socialdemocratico. In nove delle dieci maggiori città sono il primo partito.
La performance dei socialdemocratici al 15% non stupisce, perché segue il trend in forte calo mostrato in occasione delle elezioni amministrative dello scorso autunno, che furono l’inizio di una nuova era geologica in Germania. La Spd è la vera sconfitta delle urne e le conseguenze sono già in vista. Membri di peso del partito come Stegner, Kühnert e Miersch chiedono un nuovo dibattito su globalizzazione e capitalismo, ma celano da un lato la fine della partecipazione socialdemocratica alla GroKo e dall’altro la fine della guida Andrea Nahles, che al comando solo da un anno non ha inciso. Alle sue spalle scalpitano due nomi di peso come Gabriel e Schulz.
PIATTAFORMA VERDE
I Verdi al 20,5% mostrano una crescita che farà fisiologicamente mutare la GroKo di governo. Lo dimostra la geografia del voto, anche grazie a candidati molto empatici, a un programma sociale e green per attrarre l’elettorato più giovane e ad una classe dirigente che si è rimessa in discussione. Infatti nella fetta di elettori tra i 18 e i 24 anni i Verdi hanno sfondato quota 30%, e anche fra i 30enni sono in vantaggio rispetto ai competitors degli altri partiti, che si sono visti “alleggerire” di due milioni e mezzo di voti finiti proprio ai Bündnis 90/Die Grünen guidati da Robert Habeck (un milione e mezzo dai centristi e un milione dai socialdemocratici).
Al nord, nello stato Schleswig-Holstei, addirittura hanno toccato il 29%; a Berlino sono al 27,8%; a Monaco al 31%. Primi classificati anche in altre città significative come Dortmund, Lipsia, Coblenza, Würzburg e Kassel. In Baviera altro record: con il 19,5% sono la seconda forza dietro la Csu.
Per il 48% degli elettori tedeschi il clima e la protezione dell’ambiente (e non l’economia o la sicurezza) sono state le due questioni più importanti in chiave elettorale, più del doppio in percezione rispetto al 2014, quando il dossier green era cruciale solo per il 20% dell’elettorato.
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