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Il Gran Sasso chiuso dai giudici, ma l’Abruzzo sapeva da tempo dell’inquinamento. Parla Clini

L’Italia centrale rischia di restare spezzata in due. E questo per un motivo piuttosto semplice: il traforo del Gran Sasso, terza galleria italiana per lunghezza e tra le prime in Europa per complessità dei lavori (1968-1984) e lungo la quale transitano ogni giorno 11 mila veicoli, sta per essere chiuso. La notizia non è di questi giorni, se ne parla da almeno un paio di mesi. Ma si sa, quando si avvicina la data fatidica tutto diventa improvvisamente attuale. Non si sta parlando di una galleria qualunque ma di una delle infrastrutture cosiddette strategiche, inaugurata il 1° dicembre di 35 anni fa dall’allora premier Bettino Craxi, che collega sponda tirrenica e adriatica dell’Italia.

CHIUDERE IL GRAN SASSO?

Nella notte tra domenica e lunedì prossimo la società Strada dei Parchi, concessionaria dell’autostrada che attraversa il Traforo del Gran Sasso, nel cuore dell’Abruzzo, potrebbe decidere di bloccare a tempo indeterminato la circolazione nei dieci chilometri di tunnel che attraversano la vetta più alta degli Appennini. Una decisione estrema, figlia dell’inchiesta della procura di Teramo sul rischio di inquinamento delle falde acquifere del Gran Sasso, dopo uno sversamento (avvenuto nel 2002) di materiali tossici fuorisciti dall’Infn, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, i cui laboratori sono proprio nel ventre della montagna. Tra il 2016 e il 2017 nelle acque potabili era stata rilevata la presenza di toluene, imponendo la chiusura dei rubinetti in buona parte della regione. Ora si potrebbe arrivare direttamente al blocco del traforo.  Una prospettiva che ha fin da subito scatenato la durissima reazione del sistema produttivo, che per bocca di Confindustria ha parlato di “danno enorme per tutte le imprese dell’Abruzzo interno. Un provvedimento che metterebbe in ginocchio le aziende aquilane, già gravate dalle difficoltà di una ripresa post-sisma che fatica a decollare”.

L’ITALIA IN FUORIGIOCO. LA VERSIONE DI CLINI

Formiche.net ha chiesto un parere a Corrado Clini, ministro dell’Ambiente nel governo Monti, per capire se, come spesso accade, nel nome della salvaguardia ambientale si possa commettere l’errore di sottovalutare le conseguenze per il sistema produttivo derivanti da simili decisioni. “Il vero problema è che stiamo vivendo una conseguenza di qualcosa che si poteva benissimo evitare. Ancora una volta l’Italia sconta gli effetti di un colpevole ritardo”, spiega l’ex ministro. “Nel momento in cui si è presa coscienza del problema, del possibile inquinamento delle falde, bisognava subito agire e non aspettare che si arrivasse alle inchieste giudiziarie. La Regione Abruzzo aveva fin da subito segnalato il problema e presentato delle soluzioni precise e definite al caso, con un’ipotesi di lavoro presentata al ministero, con tanto di costi. Era un’iniziativa per la messa in sicurezza della galleria e delle attività ad essa connesse. Il problema è dunque capire perché non si attivano mai in queste Paese quelle procedure con cui evitare che tutto finisca in tribunale. Questo vuol dire non affrontare il tema, girarci semmai attorno”.

IL GOVERNO AGISCA (SE VUOLE)

L’analisi di Clini sul Gran Sasso prosegue. “La vera emergenza, non è tanto che la concessionaria vuole chiudere l’autostrada, il vero problema è che c’era una problematica ambientale, segnalata dalla Regione Abruzzo con tanto di piano di risanamento ma nonostante tutto questo non si è arrivati a nulla. Normale dunque che la società, rinviata a giudizio, non voglia ripetere l’ipotetico reato e dunque in via preventiva chiuda la galleria. A questo punto mi pare evidente che il governo debba fare la sua parte assumendosi la responsabilità davanti alla magistratura”. Per Clini, in linea di principio, “non è giusto chiudere la galleria, perché non è giusto essere arrivati a questo. Se chi come il governo vuole assumersi la responsabilità per dire, ‘teniamo aperta la galleria’ lo faccia, la concessionaria a questo punto non può fare più molto. Il problema sul Gran Sasso è tra governo e magistratura“.

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