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Haftar a Parigi sembra la buona notizia che aspettava Serraj

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Se quello che rivelano alcuni media libici come Libya Akhbar218 Tv (rilanciati dalla sempre attenta Agenzia Nova) a proposito di un’imminente visita a Parigi (data: mercoledì 15 maggio) del signore della guerra della Cirenaica, Khalifa Haftar, è vero, gli scenari che si aprono sono due. Finora la notizia su Haftar a Parigi non è stata smentita, ma si basa su un comunicato avuto dai libici e non pubblicato sul sito dell’Eliseo.

PRIMO SCENARIO

Primo: il capo del governo costruito dall’Onu, Fayez Serraj – che sta resistendo attivamente all’aggressione che più di un mese fa Haftar ha lanciato (cercando un successo immediato, ma mai arrivato) contro Tripoli, per conquistare la città e destituire il piano onusiano a proprio vantaggio egemonico – potrebbe essere riuscito nel suo intento. Ossia: Serraj ha recentemente viaggiato in Europa: visita a Roma, Berlino, Parigi e Londra, per chiedere maggiore sostegno, impegno attivo senza ambiguità. Un forcing che continuerà a Bruxelles, dove lunedì Serraj avrà un colloquio con l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini.

Quello in Francia potrebbe essere per Haftar un richiamo, un ammonimento, fatto da un paese non ostile (si vedrà), che segue anche una minaccia indiretta che Serraj ha avanzato contro l’operatività di ditte europee in Libia se l’Ue non avesse chiarito il sostegno a lui e alla sua azione.

Il governo di Serraj rivendica di essere l’unico ufficialmente riconosciuto dalla Comunità internazionale, e, dice lui, non è più possibile in questo momento tenere un atteggiamento morbido su Haftar. L’aggressione, spiegano fonti libiche vicine al Governo di accordo nazionale pensato dall’Onu e guidato da Serraj, sta producendo vittime civili e peggiorando le condizioni umanitarie: “Va condannata, senza lasciare spazi grigi tra aggressore e aggredito”.

In questo forcing politico di Serraj, rientra anche un editoriale che ha trovato spazio sul Wall Street Journal, giornale non agguerrito contro la Casa Bianca, in cui il libico ha chiesto a Donald Trump – che aveva mostrato oltre che interesse distaccato: qualche ambiguità – di inserirsi nel meccanismo di protezione invocato agli europei, e di fermare in qualche modo Haftar, riportare i suoi uomini in Cirenaica, e riavviare i negoziati.

Colloqui che per le forze anti-Haftar non possono comprendere più l’autoproclamato Feldmaresciallo dell’Est, ormai considerato alla stregua di un criminale di guerra (contro di Haftar ci sono anche inchieste aperte da corti disciplinari dell’Onu, che stanno per esempio cercando di fare chiarezza sul se siano stati usati o meno droni per attacchi aerei contro aree civili nel sud tripolino (azioni che eventualmente potrebbero essere state condotte da forze terze che sostengono per propri interessi l’Est).

SECONDO SCENARIO

Il secondo scenario riguarda la condizione sul campo. Per quanto noto, riferito da fonti libiche contattate per raccogliere informazioni da riportare in questo pezzo, Haftar sta perdendo presa territoriale. Il suo attacco a Tripoli era partito dal sud della capitale, facendo forza su postazioni conquistate precedentemente. Ora, diversi di quegli avamposti – come quello cruciale dal punto di vista tattico di Sebah – sono finiti sotto il contrattacco di chi difende Tripoli.

Oggi, una fonte da Misurata, città-stato semi-indipendente che però ha sempre dato sostegno a Serraj, anche perché lui come molti dei suoi uomini provengono da lì, fa sapere che quello che è stato diffuso in mattinata da parte di un sito libico redatto dal Cairo (uno dei centri del sostegno politico-militare di Haftar, in cui è stato pochi giorni fa), non è vero. Secondo quelle informazioni, il Feldmaresciallo starebbe spostando forze verso Sirte. “Si tratta di propaganda”, commenta la nostra fonte, “che non ha conferme dal campo, la realtà è che Haftar sta sfruttando il richiamo di Sirte (ossia la città liberata dai misuratini dall’occupazione dello Stato islamico. Ndr) come distrazione, perché non ha più presa sul campo e perché in questi giorni da Misurata hanno inviato altri rinforzi per difendere Tripoli”.

Sulla base di questo quadro, l’operazione con cui Emmanuel Macron ospiterà Haftar ha un senso potenzialmente diverso. I francesi sono stati accusati apertamente dal governo Serraj di tenere una linea ambigua sulla Libia – sostenere pubblicamente il governo Onu, ma mantenere un appoggio clandestino a Haftar.

La scorsa settimana, il ministro degli Esteri francese portava avanti una tesi secondo cui Haftar sarebbe utile perché sta liberando la Libia dal terrorismo. Che è lo stesso concetto sostenuto dalla propaganda autocelebrativa haftariana che arriva fino alle alterazioni odierne su Sirte dove s’è tenuta la più importante delle operazioni anti-terrorismo della storia recente libica, operazione che però è stata condotta dagli uomini di Misurata in accoppiata con la copertura aerea americana.

In questo contesto, Macron potrebbe farsi portavoce dei sostenitori più o meno aperti di Haftar che starebbero chiedendo al loro uomo un freno, anche perché le cose non sono andate come credevano. Haftar non ha potuto prendere Tripoli in poco tempo come promesso, e il piano per destabilizzare Serraj è fallito. A questo punto meglio un cessate il fuoco per salvare il salvabile e una ritirata ordinata e trattata verso Est. Nell’incontro di pochi giorni fa con Serraj, Macron aveva parlato di una tregua “senza condizioni” per portare il paese “il prima possibile alle elezioni”.

 

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