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L’Italia abbandona il gasdotto Eastmed e fa un altro passo indietro nel Mediterraneo

Il governo italiano non è interessato alla costruzione dell’ultima sezione di Poseidon il nuovo gasdotto che porterà il gas dal Mediterraneo orientale al Salento (e quindi al centro Europa) nella nuova ottica di diversificazione dell’approvvigionamento energetico. Dopo il caso Tap si apre un nuovo fronte nel dossier che sta caratterizzando geopolitica ed alleanze in due quadranti strategici come quello euromediterraneo e quello mediorientale, dove opera con successo anche l’italiana Eni.

Quali riverberi internazionali avrà la mossa di Roma? Quali saranno le reazioni dei partner di area e le possibili conseguenze economiche? Il rischio all’orizzonte è quello di una nuova potenziale irrilevanza politica anche nel Mediterraneo orientale, dopo quella in Libia?

NO EASTMED

Il no al gasdotto Poseidon era filtrato già in varie occasioni; l’ultima, in ordine di tempo, è stata l’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Bari, quando il premier aveva ribadito la contrarietà del governo non all’infrastruttura in sé ma al tratto finale che porterebbe sulle coste salentine il secondo gasdotto, dopo quello della Tap. “Sicuramente in questo momento il governo non ha alcuna sensibilità per realizzare un tratto finale quale Poseidon ha originariamente progettato”.

Dal triumvirato del gas composto da Israele, Cipro e Grecia, secondo fonti diplomatiche al momento non filtrerebbero poi troppe preoccupazioni, anche perché nessuno dei player immaginava il contrario. Resta però il fatto che, allo stato delle cose, qualsiasi cambiamento in corso d’opera comporterà un aumento del costo come inizialmente stimato oltre ad un cambio di scenario per le possibili influenze di Roma.

RECORD

Si tratta del gasdotto più lungo in assoluto, ovvero 1.250 miglia attraverso condotte terrestri e sottomarine, del costo di sei miliardi di euro, in grado di trasportare fino a 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno anche per via del fabbisogno europeo, che accusa un trend di crescita di 100 miliardi di metri cubi annui entro il 2030. Il primo tratto si snoderà a circa 170 chilometri dalla costa meridionale di Cipro e si estenderà per duemila chilometri fino a Otranto (ma a questo punto, non più), attraverso Creta e la Grecia continentale. I lavori inizieranno nel 2019 e dureranno cinque anni.

SCENARI

Il tema della posizione italiana sull’Eastmed è anche al centro del meeting di Sibiu, in Romania, in occasione del Consiglio europeo informale dove all’ordine del giorno c’è il caso Cipro-Turchia (il presidente cipriota Nikos Anastasiades punta all’ok dei 27 leader sulla violazione della legge da parte della Turchia), anche perché da Bruxelles il semaforo al gasdotto dei record è verde da tempo: l’Ue è pronta a finanziare il progetto destinato a unire i giacimenti di Israele e Cipro con Grecia e Italia.

Il punto interrogativo italiano porta in grembo riverberi di natura geopolitica. Eastmed segna una cesura netta con le politiche energetiche fin qui attuate per due ragioni di fondo: il paesaggio energetico della regione è stato rivoluzionato nel 2009, dopo la scoperta del giacimento Tamar al largo della costa di Israele, seguito da Leviatano (Israele), Afrodite e Calipso (Cipro); da quelle scoperte è iniziata la fisiologica (e conseguente) mutazione genetica della mappa delle alleanze. Per focalizzare la capienza dei giacimenti, è sufficiente osservare che sarebbero sufficienti a fornire l’attuale livello di consumo di gas di Israele per un secolo.

GAS&POLITICA

È la ragione per cui anche Washington segue con estremo interesse il dossier, come dimostra la presenza del Segretario di Stato Mike Pompeo lo scorso 20 marzo a Gerusalemme per l’ultimo vertice trilaterale sul gas tra i leader di Grecia, Israele e Cipro. Il motivo risiede anche nel fatto che il nuovo vettore, oltre a garantire il soddisfacimento della domanda interna per i tre soggetti primari, rappresenterà il nuovo snodo del prossimo secolo per il Mediterraneo, influenzandone scelte e strategie. Anche perché il trend relativo alla richiesta di gas naturale, già nel prossimo decennio, manifesta un aumento significativo. Lo dimostra il programma di qui al 2050 stilato dalla Commissione europea che ha identificato il gas naturale come un sostituto chiave a medio termine per il carbone.

In più si aggiunga l’elemento che la contingenza del gas ha di fatto creato un nuovo soggetto unitario a cavallo tra i due quadranti, il triumvirato Israele-Cipro-Grecia che marcia spedito, con i favori americani e con il dialogo forte con Il Cairo. Una squadra che al momento sta progredendo sotto molti punti di vista, anche relativamente a nuovi accordi commerciali di partnership.

twitter@FDepalo

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