Una nuova bretella (che parla anche italiano) da 250 milioni di dollari per portare gas azero sul costone balcanico. Il gasdotto Bulgaria-Grecia si incornicia all’interno della nuova stagione energetica del vecchio continente, come principale effetto post Tap e in attesa dell’Eastmed. Ma il nuovo vettore greco-bulgaro ha anche un altro obiettivo: contribuire alla stabilizzazione dei Balcani, dopo le ultime mosse relative all’allargamento e alla soluzione del nome macedone.
Il nuovo player è Icgb, partecipato al 50% dalla holding energetica statale bulgara della Beh e per il restante 50% dalla italiana Edison e dalla greca Depa. Quest’ultima lo scorso anno ha ricevuto dalla Bei (Banca europea degli investimenti) 48 milioni di euro in prestito proprio per far fronte al nuovo progetto.
QUI SOFIA
Il primo ministro bulgaro Boyko Borissov e il suo omologo greco Alexis Tsipras hanno inaugurato la costruzione del gasdotto che avrà una capacità annuale iniziale di tre miliardi di metri cubi. Sarà pronto tra un anno e mezzo, e porterà gas azero dal Mar Caspio in Bulgaria. Borissov ha descritto l’interconnessione come una “promessa mantenuta” per diversificare le consegne di gas naturale e ha detto che spera che offrirà a tutta l’Europa sudorientale l’accesso a una varietà di nuove fonti di gas. “Ciò porterà a una reale diversificazione delle forniture di gas”. E il premier greco ha aggiunto che il progetto “rafforzerebbe il ruolo geopolitico di Grecia e Bulgaria“.
Circa tre miliardi di metri cubi di gas è il consumo bulgaro annuale: a Sofia la criticità manifestata è stata quella di dipendere troppo dal gas russo, dal momento che fino ad oggi ha ricevuto il gas dalla linea ucraina. Un “tratturo” che entro il 2020 verrà di fatto abbandonato, dal momento che Gazprom ha puntato sul TursStream che attraversa la Turchia.
Per cui anche per la Bulgaria la mossa è stata di fatto obbligata per disporre di una prospettiva: da tempo il ragionamento di Sofia era diretto ad un dialogo con Grecia, Serbia e Romania. Ed ecco il risultato: si va verso un gasdotto da 182 chilometri tra la città bulgara di Dimitrovgrad e la città greca di Komitini.
QUI ATENE
La sorpresa “energetica” di questa partita è la Grecia che sta assumendo sempre più il contorno di serbatoio mediterraneo del gas. L’isola disabitata di Revithoussa è il nuovo benzinaio del gas nell’Egeo, essendo trasformata in un polo per le navi gasiere. Il porto di Alessandrupoli diventerà scalo logistico e strategico degli Usa, perché secondo un report americano realizzato sul sistema-paese ellenico realizzato su tutti i siti greci dell’Egeo ha molti punti positivi: è vicino al confine terrestre con la Turchia e a due passi da uno snodo assolutamente significativo per la geopolitica mediterranea come il gasdotto Tap. In quella zona sarà costruito a breve anche un grosso terminale gpl.
Il ruolo dell’Italia in questa partita è stato lentamente costruito. Il nuovo dialogo Atene-Roma è iniziato nel 2014 quando i due Paesi si sono divisi il semestre di presidenza di turno dell’Ue. Fu quello il punto di partenza con l’incontro ad Atene tra il premier italiano di allora Enrico Letta e quello greco Antonis Samaras. In questo lasso di tempo Ferrovie dello Stato hanno privatizzato le ferrovie greche di Ose, con l’alta velocità realizzata e il prossimo invio di un Frecciargento sulla tratta Atene-Salonicco.
ALLEANZE
Il quadro generale delle dinamiche energetiche balcaniche si va così chiarendo: la ricerca di gas in Serbia è stata avviata nel luglio scorso e, se dovesse rivelarsi fruttuosa, l’Europa aggiungerebbe un altro tassello alla sua indipendenza energetica, dopo Tap, Tanap e Eastmed. Il primo porterà gas dall’area del Mar Caspio in Italia e in Europa passando per Grecia, Albania e Puglia. Il Tanap (Trans Anatolian Pipeline) attraverserà da Est a Ovest la Turchia mentre il Scp (South Caucasus Pipeline) permetterà al mercato europeo di accedere alle riserve di gas naturale dell’area del Mar Caspio. Eastmed invece collegherà direttamente le risorse di gas dell’Est Mediterraneo con la rete Europea.
Per cui la mossa greco-bulgara è un’appendice di una più ampia strategia che vede in parallelo la soluzione del nome Macedonia, la politica di allargamento a est con l’Albania in prima fila per l’apertura della procedura (a nuovo europarlamento insediato) e soprattutto la nuova geografia energetica con Tap e Eastmed che, gioco forza, condizioneranno i prossimi 50 anni del quadrante euromediterraneo.
Ma c’è una variabile: il ruolo turco (non solo relativo alle mosse di geopolitica contro Atene e Nicosia). All’orizzonte gli interrogativi riguardano anche la nascita del nuovo polo chimico-energetico turco-azero, dopo che Socar Turkey ha acquisito da BP una licenza per la tecnologia di processo dell’acido tereftalico purificatodestinato ad un nuovo impianto. La chimica, dopo la difesa e gli idrocarburi, al centro degli sviluppi geopolitici nella macroregione del Mediterraneo orientale, che influirebbe su alleanze, scenari e partnership.
twitter@FDepalo