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Le trivelle servono a poco, il governo ci dia una politica energetica. Parla Realacci

Le trivelle? Un gran bel caos ma forse sono solo una parte del problema. Un sintomo, questo sì, di una politica energetica assente, confusionaria, figlia di un governo che due giorni fa ha dato ennesima prova di tutte le sue difficoltà (qui l’intervista al presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli) nel mandare un messaggio comune a chi vuole investire in questo Paese. Ermete Realacci, padre dell’ambientalismo italiano, presidente della fondazione Symbola e per anni a capo dello commissione Ambiente della Camera, ha sempre avuto un’opinione precisa per le perforazioni in mare: non sono il futuro energetico, se di questo si vuol parlare. Ma la confusione che regna sovrana su questa vicenda è segno che qualcosa non va. Per esempio: ma l’Italia ce l’ha un’idea sul futuro dell’energia?

POLITICA ENERGETICA CERCASI

In un questo colloquio con Formiche.net, Realacci mette le mani avanti, allargando il perimetro del discorso. Trivelle nello Ionio o meno, il vero guaio è che manca una direzione precisa. “Sulle trivellazioni nei nostri mari, clamorosamente tornate alla ribalta, voglio dire una cosa: solo un marziano può pensare che le perforazioni in mare possano rappresentare il futuro della nostra energia. Noi dobbiamo puntare all’energia rinnovabile, come ha sta facendo la Germania, che solo nel gennaio del 2019 ha installato 579 MW di eolico, mentre l’Italia in tutto il 2018 ne ha installati 435. Ci rendiamo conto? Detto questo qui abbiamo un problema e anche grosso, di regole, che devono essere chiare e precise. Le compagnie ve vengono a fare buchi qui hanno delle norme stringenti da rispettare ma al livello politico non si capisce se possono operare o meno. Per me dovrebbero smetterla, perché come ho detto le trivellazioni non sono il futuro, ma il governo attuale mi pare in stato confusionale”.

COME I GIAPPONESI NELLA GIUNGLA

Secondo Realacci dunque, ridurre il discorso ambiente/energia alle trivelle è sbagliato. “Le regole certe non servono solo a chi scava un buco, ma pure per chi monta una pala eolica. Lo scontro sulle trivelle ci dice che queste regole ci sono ma non vengono applicate. E visto che io sono contrario alle perforazioni per la ricerca di idrocarburi, dico diamo regole regole alle rinnovabili così magari ne installiamo più della Germania, che mi pare non sia proprio un Paese di sole, come invece dovrebbe essere l’Italia”. Il deputato Pd, rincara la dose. “Qualcuno pensa che le trivelle siano una specie di battaglia culturale. Ma in fin dei conti stiamo parlando di qualcosa di molto circoscritto. La nostra economia non è un’economia legata al petrolio, questo ce lo dobbiamo mettere in testa. Ci sono queste risorse in fondo al mare? Bene, ma il nostro futuro rimane diverso, se tra 100 anni staremo al buio e al freddo ci porremo il problema. Continuare a insistere sugli idrocarburi vuol dire continuare a comportarsi come quei giapponesi nella giungla che non si sono accorti che la Seconda guerra mondiale è finita”.

IL M5S AMBIENTALISTA ESISTE?

Discorso più politico quello sulle presunte sbandate ambientaliste del Movimento. “L’ambientalismo è una cosa seria, non è che dire di no a tutto vuol dire essere ambientalisti, quella sia chiama follia. Vogliono fare gli ambientalisti? Investano sulle rinnovabili e non facciano come a Roma dove non c’è a momenti nemmeno un impianto di compostaggio“.

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