Nonostante le reciproche diffidenze, soprattutto da parte di Mosca che teme, sul lungo periodo, di essere ‘fagocitata’ dall’ingombrante vicino, la cooperazione tra Russia e Cina cresce e procede anche nel settore delle nuove tecnologie. A confermarlo è l’accordo firmato dal colosso delle telecomunicazioni cinese Huawei – al centro dello scontro globale tra Washington e Pechino – con l’operatore telefonico russo Mts per lo sviluppo delle reti 5G in Russia.
I DETTAGLI DELL’INTESA
L’intesa – ha spiegato la compagnia della Federazione in una nota – è stata siglata a margine dell’incontro a Mosca tra il presidente cinese, Xi Jinping, in visita di Stato, e il suo omologo russo, Vladimir Putin. Al centro della collaborazione proprio lo sviluppo delle reti mobili di quinta generazione e il loro lancio pilota, previsto nel 2019-2020.
LE MOSSE DI HUAWEI
Messa alle strette dalla Casa Bianca – che ne ha limitato moltissimo l’attività e l’acquisto di componenti negli Usa e che, attraverso una intensa campagna di sensibilizzazione diplomatica sta provando a convincere gli alleati di Washington a non dotarsi di apparecchiature cinesi – Huawei, rilevano gli addetti ai lavori, starebbe provando a trasmettere a livello internazionale un segnale di solidità, facendo leva su quei Paesi, come la Russia, che hanno con gli Stati Uniti rapporti tesi.
I PROBLEMI DI SHENZHEN
Secondo diversi analisti, tuttavia, l’alta dipendenza di chip statunitensi per i suoi telefoni – il cui ban effettivo dovrebbe arrivare entro tre mesi – potrebbe comunque causare problemi importanti al gigante di Shenzhen (che potrebbe presto decidere di uscire, forse temporaneamente, anche dal mercato dei cavi sottomarini).
Nel frattempo la telco cinese ha smentito le indiscrezioni di stampa – riportate dal South China Morning Post e dal quotidiano economico giapponese Nikkei – secondo cui avrebbe ridotto la produzione di smartphone e apparecchiature di rete in seguito all’offensiva commerciale americana. Ma secondo i quotidiani, i fornitori asiatici di Huawei dichiarano che la società avrebbe diminuito gli ordinativi fino al 30%. Tre aziende taiwanesi – Foxconn, Taiwan Semiconductor Manufacturing e Auras Technology – avrebbero confermato il taglio. E la compagnia avrebbe anche ridotto, “tra i 20 e il 30%”, le stime sulle consegne mondiali dei suoi telefoni nel secondo semestre del 2019.
LO SCENARIO
Le implicazioni di sicurezza legate al 5G e al ruolo di Pechino nello sviluppo delle nuove reti mobili ultraveloci sono in cima ai pensieri di Washington, che ne sta ancora discutendo con partner e alleati, cercando di allertarli (mentre oltreoceano la Casa Bianca ha già assunto provvedimenti specifici, inserendo Huawei in una ‘black list’ del Dipartimento del Commercio). In questi ultimi mesi sono intervenuti pubblicamente sul tema il capo della diplomazia americana Mike Pompeo, ma anche Robert Strayer, il più alto funzionario cyber del Dipartimento di Stato americano e militari statunitensi come Curtis Scaparrotti, uniti nell’avvertire che utilizzare la tecnologia di aziende cinesi potrebbe influenzare la capacità Usa “di condividere informazioni di intelligence” con i suoi alleati. La ragione di questa campagna, ha spiegato l’amministrazione Usa, nasce dalla convinzione di Washington che i colossi cinesi della tecnologia possano potenzialmente trasformarsi in veicoli di spionaggio a beneficio di Pechino, in virtù soprattutto di una Legge sull’intelligence che obbliga le aziende della Repubblica Popolare a collaborare con la madrepatria. Ma le preoccupazioni americane sono addirittura più estese. La rete ultraveloce 5G, hanno spiegato i funzionari di Washington, comporterà un cambiamento davvero significativo rispetto a quello che si è visto sinora. In primo luogo si connetterà a una moltitudine di dispositivi Iot. Tutto, dalla telemedicina alle reti di trasporto passando per veicoli e poli produttivi, si appoggerà a questa rete, la cui velocità supererà in prospettiva di oltre 100 volte quella che presenta attualmente nelle reti 4G. Ci sarà anche una latenza molto bassa, fino a un millisecondo, fondamentale per gestire, ad esempio, veicoli a pilotaggio automatico. Ragion per cui, dal punto di vista degli Stati Uniti, sarebbe sconsiderato lasciare la possibilità a un Paese ritenuto non amico, come la Cina, la possibilità di interrompere il funzionamento di infrastrutture critiche e l’erogazione di servizi essenziali.