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Conte può evitare la procedura, ma Salvini lasci lavorare Tria. Parla Galli

Conte ce la può fare. Il premier italiano è chiamato forse alla sua missione più delicata da quando è a Palazzo Chigi: convincere la burocrazia europea che i conti italiani sono sì traballanti ma quanto meno gestibili. Che il nostro debito, insomma, non è una barca alla deriva (oggi Bankitalia ha rivelato come sia tornato l’interesse degli investitori verso i nostri Btp). Ci sono possibilità sul fatto che domani, in occasione del Consiglio europeo, il governo italiano riesca a disinnescare quella procedura di infrazione tanto temuta e che aprirebbe un precedente pericoloso per i nostri conti. Una convinzione che non manca nemmeno in Giampaolo Galli, economista con un passato a capo del centro studi di Confindustria e da deputato dem, oggi braccio destro di Carlo Cottarelli nell’Osservatorio per i conti pubblici.

LE CARTE DI CONTE

La domanda è, quali carte ha da giocare il premier Conte, che questa sera riunirà il Consiglio dei ministri per dare le ultime limature alla strategia da mettere in campo domani a Bruxelles? “Credo che Conte abbia qualche buon argomento per convincere Bruxelles sui conti del 2019“, spiega Galli. “I risparmi che si stanno profilando sulla Quota 100 e reddito di cittadinanza (che il ministro Tria ha quantificato questa mattina in 6 o 7 miliardi, ndr) assieme ai 2 miliardi che erano stati messi in quarantena su richiesta della Commissione possono forse ridurre il defict al 2,2%“. Però, c’è un però. Evitare la procedura si può, ma poi? Nel lungo termine? “Il buco nero sono le prospettive per il 2020: qui Conte potrà chiedere alla Commissione di aspettare la legge di bilancio. E si tratterebbe di una richiesta ragionevole”, avverte l’economista. Che lancia una profezia: “le possibilità di successo dipendono in parte da quanto Salvini sarà disposto a lasciare lavorare Conte e Tria. Lo scenario diventa invece del tutto imprevedibile se nella Lega prevale l’idea di far saltare il governo entro luglio”.

OCCHIO AI MINI-BOT (E ALLA FLAT TAX)

Se però il governo ha intenzione di suscitare le ire dell’Europa, può solo fare una cosa: riproporre i mini-Bot, che il ministro Tria  ha già respinto al mittente e la flat tax, su cui lo stesso Tria ha più una di una remora. “Non c’è dubbio mi creda, i mini bot non hanno senso, se non come anticamera per l’uscita dall’euro. E la flat tax ha un costo esorbitante”, attacca Galli. “Quello che è chiaro è che la possibile apertura di una procedura di infrazione europea peserebbe sull’Italia più che su altri paesi perché l’Italia è finanziariamente fragile e molto esposta a crisi di sfiducia sui mercati”.

IL FATTORE DRAGHI

Per uscire dal perimetro della discussione circa la procedura Ue sul nostro deficit, ci sarebbe da tenere conto di Mario Draghi. Galli è dell’idea che una crisi finanziaria dell’Italia metterebbe seriamente a rischio la stessa stabilità dell’area euro. Per questo lo scudo della Bce, che ieri il governatore si è detto pronto a levare ancora una volta. “Questo è ciò che ha argomentato nel simposio di Sintra e, come è evidente, il mercato gli ha creduto. La Bce, se necessario, può riprendere a fare Quantitative Easing e può anche ridurre ulteriormente i tassi di interesse“. Galli ne ha anche per i duri attacchi del presidente americano Donald Trump, all’indirizzo dello stesso Draghi. “Gli attacchi di Trump sono sbagliati nel merito perché la Bce non ha un obiettivo per il tasso di cambio dell’euro. E sono molto pericolosi perché peggiorano ulteriormente i rapporti transatlantici. Non ricordo un periodo di rapporti tanto tesi. Forse bisogna risalire agli anni trenta del secolo scorso. E non andò a finire bene”.

L’ILLUSIONE DELLO SPREAD

Tornando alla questione chiave, la procedura, c’è un altro suggerimento che l’economista si sente di dare: lo spread. Certo, siamo ai minimi da gennaio (240 punti base) ma attenzione a non credere a un attacco di benevolenza dei mercati. Non è così, semmai è merito delle due maggiori banche centrali del mondo, la Fed e la Bce.  “Non credo che i mercati siano diventati magnanimi verso di noi. La politica della Bce e anche quella della Fed, entrambe più espansive di quanti si aspettassero i mercati, stanno riducendo tutti gli spread, anche ad esempio quelli sulle obbligazioni societarie”.

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