Il presidente statunitense, Donald Trump, incontrerà l’omologo russo, Vladimir Putin, durante il G20 che si terrà in Giappone a fine giugno. A renderlo noto, è stato ieri lo stesso Trump, durante un incontro con il presidente polacco, Andrzej Duda, alla Casa Bianca. Un annuncio significativo, che avviene – un po’ paradossalmente – proprio mentre si sancisce un nuovo avvicinamento strategico-militare tra Washington e Varsavia. Il presidente americano, insomma, sembra tenere in piedi una doppia linea: da una parte, rafforza il suo impegno a favore della Nato, dall’altra non vuole però rinunciare alla distensione con Mosca. Un tema, quest’ultimo, che il magnate newyorchese ha messo al centro della sua agenda programmatica già ai tempi della campagna elettorale del 2016. Certo: è ancora prematuro dire che l’imminente incontro possa preludere a un effettivo disgelo tra i due vecchi rivali. Eppure, il solo fatto di aver annunciato un faccia a faccia, denota la volontà di procedere in quella direzione.
COSA DIVIDE WASHINGTON E MOSCA
Ovviamente i dossier che dividono al momento Washington e Mosca non sono affatto pochi. Innanzitutto troviamo la questione venezuelana, rispetto a cui Trump e Putin si sono collocati su posizioni diametralmente opposte. Una situazione simile si registra anche in Iran, dove il recente acuirsi delle tensioni di certo non avvicina Russia e Stati Uniti. Un’altra questione spinosa riguarda poi Nord Stream 2: il presidente americano ha infatti annunciato proprio ieri di aver intenzione di comminare delle sanzioni contro il nuovo gasdotto russo-tedesco. Il timore della Casa Bianca è infatti che questo progetto nasconda delle mire geopolitiche da parte di Mosca sull’Europa.
LA DISPONIBILITÀ DI TRUMP
Eppure, nonostante questi problemi, Trump ha negli ultimi mesi più volte mostrato una certa disponibilità al dialogo con il Cremlino. In Venezuela, per esempio, ha – almeno sinora – bloccato la soluzione militare diretta, spesso invocata dal consigliere per la sicurezza nazionale americano, John Bolton. Sull’Iran, pur mantenendo la linea dura, il presidente americano si è poi detto aperto, pochi giorni fa, ad avviare dei negoziati con il presidente Hassan Rohani. Inoltre, lo scorso maggio Trump e Putin ebbero una lunga telefonata particolarmente amichevole. Infine, la recente vittoria alle presidenziali ucraine dell’attore Volodymyr Zelensky contro il presidente antirusso uscente Petro Poroshenko non è detto non possa favorire nel medio termine un parziale disgelo tra Mosca e Washington.
LO SGUARDO DELLA LEGA
Questo contesto è tenuto d’occhio, in Italia, soprattutto dalla Lega. Innanzitutto, non è un mistero che Matteo Salvini nutra storicamente non poca simpatia tanto per Donald Trump quanto per Vladimir Putin. Non solo il leader della Lega fu tra i pochi, nel panorama politico italiano, a sostenere sin da subito l’ascesa del magnate newyorchese. Ma anche verso Mosca ha costantemente mostrato parole di apprezzamento e sostegno: non sarà un caso che Salvini critichi da anni le sanzioni imposte dall’Unione europea alla Russia, accusandole soprattutto di essere dannose per il commercio del nostro Paese. Ecco: proprio partendo da simili premesse, la Lega sta cercando di rafforzare le relazioni con entrambi i fronti, scommettendo non poco sulla possibilità di una più generale distensione tra Washington e Mosca. Un dato tanto più significativo alla luce del fatto che, in seno alla maggioranza di governo, il Carroccio si stia man mano configurando come la forza politica maggiormente atlantica.
LA VISITA DI SALVINI NEGLI USA
Innanzitutto, tra pochi giorni, Salvini si recherà proprio nella capitale statunitense, dove dovrebbe incontrare – tra gli altri – anche il vicepresidente americano, Mike Pence. Il viaggio fa parte di una strategia di accreditamento internazionale, attraverso cui il leader del Carroccio cercherà una sponda politica oltreatlantico, con il chiaro obiettivo di proporsi come principale interlocutore italiano negli Stati Uniti. In questo senso, è probabile che il leader della Lega possa anche farsi forte dell’ottimo risultato ottenuto in occasione delle ultime elezioni europee, contando tra l’altro sul fatto che Trump abbia puntato molto, negli ultimi mesi, su un’affermazione del fronte sovranista nel Vecchio Continente. Senza infine dimenticare la convergenza con la Casa Bianca su materie come quella migratoria. Un’occasione, con cui il ministro dell’Interno cercherà anche con ogni probabilità di appianare qualche attrito verificatosi tra Roma e Washington negli ultimi mesi: dai tentennamenti del governo italiano sul dossier venezuelano a quelli sulle spese per la Difesa.
PUTIN ARRIVA A ROMA
In secondo luogo, non dimentichiamo che Vladimir Putin si recherà in visita a Roma il prossimo 4 luglio: un evento che potrebbe rappresentare una chance per intensificare le relazioni con Mosca. È vero: qualche giorno fa, il presidente russo ha cercato di smorzare le aspettative su questo viaggio. Durante il Forum internazionale di San Pietroburgo ha infatti affermato: “L’Italia è un paese membro dell’Unione europea e della Nato, ed è per questo che non credo che la mia visita a Roma porterà un qualche miglioramento nel quadro delle sanzioni imposte alla Russia”. Ufficialmente il Cremlino non parrebbe dunque serbare troppe speranze nella visita italiana. Ma è anche vero che queste parole possano celare un intento di natura tattica: evitare magari di mettere la Lega sotto i riflettori, salvaguardando al contempo il canale diplomatico con Trump (contro i falchi antirussi che vorrebbero boicottarlo).
L’operazione diplomatica e geopolitica cui Salvini sembra puntare è quindi rischiosa ma anche oggettivamente ricca di opportunità per il nostro Paese. Il leader della Lega dovrà dimostrarsi abile nell’assecondare un’eventuale distensione tra Stati Uniti e Russia. Il tutto, tenendo sempre ben a mente il prioritario ancoraggio atlantico dell’Italia.