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Così la Cina si prepara alla guerra (cyber) del futuro

I conflitti stanno evolvendo in ‘guerra intelligente’, abilitata dalle possibilità offerte da un utilizzo sapiente dello spazio cibernetico. E la Cina, che oggi conta sul secondo più grande budget militare (+ 7,5% nel 2019) anche se ancora molto indietro rispetto agli Stati Uniti, sta puntando molto in quello che considera il dominio che più in fretta potrebbe consentirle di colmare il gap con Washington.

IL NUOVO LIBRO BIANCO DELLA DIFESA

Nel nuovo Libro Bianco della Difesa pubblicato oggi, Pechino non nasconde le sue ambizioni di costruire un esercito moderno e tecnologicamente avanzato, in un quadro contraddistinto da un crescente uso di intelligenza artificiale, i big data, l’IoT, il cloud e il quantum computing.
Il testo è in inglese, cosa che non accade per tutti i documenti cinesi: un dettaglio simbolico che rende chiara la volontà di comunicare il messaggio soprattutto all’esterno.
E la ‘missiva’ non lascia spazio a fraintendimenti. La terminologia impiegata spicca per contrasto con quella utilizzata nell’ultimo paper analogo, pubblicato nel 2015, in cui Pechino sottolineava la necessità di aumentare la cooperazione sul piano militare tra le due grandi potenze mondiali. In questo, invece si accusano gli Stati Uniti di “minare la stabilità strategica globale”, proprio mentre la rivalità tra Pechino e Washington si intensifica su molti fronti, compreso quello cyber, nel quale gli Usa denunciano da tempo l’espansionismo e l’aggressività del gigante asiatico.

IL CYBER SPACE SECONDO PECHINO

Da un punto di vista globale, sostiene il paper, minacce alla sicurezza non tradizionali che coinvolgono la sicurezza informatica, “stanno diventando sempre più pronunciate”. Per questo Pechino intende salvaguardare i suoi interessi nel cyber space.
Il quinto dominio, evidenzia il Libro Bianco, “è un’area chiave per la sicurezza nazionale, la crescita economica e lo sviluppo sociale”. Per questo “le forze armate cinesi accelerano la costruzione delle loro capacità nello spazio cibernetico, sviluppano mezzi di sicurezza e difesa informatica e sviluppano capacità di difesa informatica coerenti con la posizione internazionale della Cina”. Di questo piano fa parte un generale rafforzamento della “difesa nazionale delle frontiere informatiche” e l’individuazione e il pronto contrasto “delle intrusioni in Rete”. L’obiettivo è quello di alzare barriere protettive nei confronti delle informazioni, di reti e sistemi per “mantenere risolutamente la sovranità informatica nazionale” ma anche “la stabilità sociale”, ovvero la stabilità del modello politico cinese fondato sul governo del Partito comunista.

LE CAPACITÀ INFORMATICHE

La Cina è oggi considerata dall’intelligence americana uno degli attori più insidiosi nel cyber space, che la ritiene particolarmente attiva nel furto di proprietà intellettuale e segreti militari. Particolarmente nota è l’Unità 61398, una divisione informatica dell’Esercito Popolare di Liberazione (Pla) che sarebbe composta da 2mila o più impiegati e che è stata ritenuta diverse volte responsabile di essere il punto di partenza degli attacchi hacker cinesi. Nel 2014, il Dipartimento di Giustizia Usa annunciò che il Grand jury aveva accusato 5 dipendenti dell’Unità di spionaggio industriale a danno di alcune società americane. Altre accuse sono giunte nel tempo e oggi si allargano a un nuovo fronte, quello delle reti 5G e delle big tech di Pechino come Huawei e Zte, valutate da Washington un mezzo ufficialmente civile, ma in verità legato al governo, attraverso il quale espandersi tecnologicamente in Occidente.

IL GAP DA COLMARE

L’applicazione di tecnologie all’avanguardia che si stanno sviluppando rapidamente, si legge nel documento, sta prendendo piede in campo militare. La competizione internazionale in questo campo “sta subendo cambiamenti storici” e grandi progressi sono stati fatti dalla Cina in questo frangente. Tuttavia, il Pla, si ammette, “ha urgente bisogno di migliorare la sua informatizzazione”, alla quale sono legati anche la sua sicurezza militare e i rischi derivanti dalla “sorpresa” tecnologica. Per questo vengono richiesti “maggiori sforzi” nella modernizzazione militare, perché il Pla, nonostante il grande numero di arruolati (2 milioni circa) “è ancora molto indietro rispetto ai principali eserciti del mondo”.



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