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Eastmed, anche la Francia nella rete del gasdotto?

Si potrebbe presto aggiungere anche la Francia al “team” che aderisce al Forum del gas del Mediterraneo orientale (EMGF), di cui un incontro si è svolto venerdì scorso al Cairo. Parigi vorrebbe fortemente importare gas naturale dall’Egitto e dai Paesi del Mediterraneo orientale, e il possibile ingresso nel Forum (nato a gennaio scorso con la presenza di Cipro, Grecia, Israele, Egitto, Italia, Giordania) aiuterebbe non poco.

Ma lo sviluppo delle infrastrutture energetiche si scontra con le policies di Ankara che nel frattempo annuncia l’obiettivo da 100 miliardi di euro di commercio bilaterale tra Turchia e Russia.

QUI EASTMED

I ministri dell’Energia intervenuti al forum EMGF lo hanno ribadito a chiare lettere: l’obiettivo è duplice, da un lato compattare la squadra esistente attraverso una intensificazione della cooperazione per lo sviluppo delle riserve di gas della regione, dall’altro potenziare i players presenti. E in questo ragionamento si inserisce l’interesse francese. Regista del forum è il cipriota Georgios Lakkotrypis, ministro dell’Energia, che ha anche annunciato di aver deciso di pompare il gas naturale in Egitto già dal 2024. Infatti i collegamenti tra Egitto e Cipro dovrebbero essere definiti nelle prossime settimane, al fine di consentire a Cipro di pompare gas negli impianti di liquefazione dell’Egitto. Ha anche elogiato l’obiettivo del forum di cercare la cooperazione di tutte le parti partecipanti, che trasformerà l’Egitto in un hub energetico.

QUI PARIGI

L’ambasciatore francese in Egitto, Stéphane Romatet, presente al forum, ha rivelato i dettagli della nuova alleanza: la Francia intende a breve termine importare gas naturale dall’Egitto e dai Paesi del Medio Oriente, motivo per cui potrebbe prendere in considerazione l’adesione al EMGF. Infatti primari players come Total e Engie stanno negoziando con le società attive nel progetto East Med.

La risposta del Cairo è arrivata a stretto giro, evidenziando il sostegno di Usa e Ue al Forum. Sul punto va segnalato il memorandum recentemente siglato dal ministro del petrolio e delle risorse minerarie Tarek El Molla con il segretario statunitense per l’energia Rick Perry per rafforzare la cooperazione bilaterale nel settore petrolifero e del gas.

QUI ANKARA

Erdogan intanto non retrocede dal suo cronoprogramma. Mentre legami più stretti tra Turchia e Cina (come quelli che si annunciano da giorni) potrebbero danneggiare Washington nella guerra commerciale con la Cina, Ankara continua a lavorare per le attività illegali di perforazione al largo dell’isola greca di Kastellorizo (con inizio a fine agosto, secondo fonti diplomatiche).

Infatti la compagnia petrolifera statale turca Trao ha presentato una richiesta alle forze navali turche di condurre indagini sismiche in un’area che oscilla tra il 28° e il 29° meridiano, quindi tra Rodi e Kastellorizo. Si tratta della nave da ricerca Oruc Reis, la quarta che Ankara impiegherebbe nel Mediterraneo orientale. I funzionari turchi hanno giustificato questa mossa come una “risposta” alle sanzioni intraprese due settimane fa dall’Ue.

MANOVRE

Il neo premier greco Kyriakos Mitsotakis, impegnato nella prima visita ufficiale a Cipro proprio per fare chiarezza sulla crisi del gas, lo ha detto da tempo: Atene ha già comunicato ad Ankara dove si trova il punto del non ritorno, e le scorse elezioni non mutano una posizione di muro contro muro, dopo le quotidiane provocazioni turche. La presenza turca nelle zone intorno a Cipro resta insistente con fregate militari e droni che affiancano le navi perforazione (Fatih e Yavuz), impegnate in esercitazioni navali congiunte.

È di 48 ore fa l’ultimo Navtex, che annuncia una presenza militare turca fino al 19 agosto nell’area a ovest di Cipro. Secondo alcuni analisti si tratta di una tattica che Ankara segue sulla scia della dottrina detta delle “due guerre e mezzo”, nata negli anni ’90 nella guerra contro i curdi e ripresa nel 2014.

PROMESSE

Ma Erdogan gioca la sua partita anche con un occhio a Pechino e Mosca, i due alleati con cui stringere rapporti. Se con la Cina, come già osservato, l’interlocuzione è anche sui caccia che potrebbero sostituire gli F-35 americani, con Mosca si va oltre la centrale nucleare di Antalya che Rosatom sta costruendo sulla costa. Il riferimento è al commercio bilaterale tra Turchia e Russia che dovrebbe raggiungere l’obiettivo di 100 miliardi di dollari “il più presto possibile” (come annunciato dal ministro turco del commercio).

Il commercio bilaterale dei due Paesi nel 2012 era a 33 miliardi, ma nel 2018 è sceso a 25. La Russia potrebbe potenziare le importazioni di elettrodomestici, congelatori, materiali da costruzione, mobili, abiti pronti e medicine. Tutti prodotti che in Turchia sono realizzati a prezzi competitivi.

twitter@FDepalo

 

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