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Il governo non inciamperà su Moscopoli ma… Parla Maria Giovanna Maglie

Non sarà il caso Moscopoli la mina a far saltare l’alleanza gialloverde. Tav, autonomie, tasse, burocrazia, lavoro, sono questi i fili che tengono sospeso Palazzo Chigi, spiega a Formiche.net Maria Giovanna Maglie, giornalista e saggista, a lungo corrispondente della Rai negli Stati Uniti. Se non si trova un compromesso “il governo non supererà le idi di marzo”.

Che bilancio fare di questa versione italiana del Russiagate?

Una trappola orchestrata male, la brutta copia del caso Strache. Somiglia, mutatis mutandis, al Russiagate americano, ma è molto meno seria.

E l’accordo all’hotel Metropol?

Non serve essere esperti di spionaggio per capire che il Metropol è la Lubjanka del Cremlino, un posto pieno zeppo di telecamere e cimici. Davvero qualcuno può pensare di intavolare lì una trattativa segreta per una fornitura di gasolio?

Sembra che Gianluca Savoini, presidente di Lombardia-Russia e storico collaboratore di Salvini, ne fosse convinto.

È vero, lui e Salvini si conoscono da tanti anni. Ma dopo tutto questo tempo il segretario ancora non gli ha dato un ruolo di peso. È presidente di un’associazione regionale di amicizia, realtà molto modeste che esistevano già con l’Urss e la Cina trent’anni fa. Forse proprio questa irrilevanza lo ha portato a strafare e peccare di ingenuità.

C’è una registrazione audio in cui parla a nome della Lega.

C’è un audio, ma non vedo ancora reati. Parlano di corruzione internazionale, ma mancano i pubblici ufficiali, la fornitura, l’identità dei contraenti. Sono stata iscritta al Pc e ricordo come si muoveva uno come Pajetta con la Russia. Questo affare non è mai andato in porto.

E i russi? Perché cercare proprio la Lega di Salvini?

Pur di far cadere le sanzioni Ue Mosca farebbe di tutto. Non è da escludere che gli interlocutori russi della Lega abbiano la stessa smania di Savoini di diventare importanti, ritagliarsi uno spazio in casa propria, anche contro le indicazioni del Cremlino.

I gialloverdi non hanno mosso un dito per togliere le sanzioni in Europa.

Questo governo ha già abbastanza guai con l’Ue per aprire un fronte così delicato. Va affrontato con pieni poteri, ma in Europa non sono compatti. Salvini si è sempre detto contrario alle sanzioni, Di Maio chi lo sa. Con l’elezione di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione Ue i Cinque Stelle si sono riscoperti ferventi europeisti.

Giovedì il caso “Moscopoli” approda a Montecitorio. Conte parlerà prima di Salvini. Difesa d’ufficio o presa di distanze?

Mi auguro che in questi due giorni il premier capisca che prima di pensare a un “Conte bis” deve provare a tener vivo il “Conte uno”. C’è un fronte compatto di editorialisti e opinionisti di grido che vogliono calare il sipario sulla stravagante esperienza gialloverde per aprire a un nuovo esecutivo Conte o peggio a un governo Draghi. Sarebbe un disastro.

Addirittura?

Se non sarà data una regolarizzazione all’espressione elettorale italiana emersa alle europee ci si troverà di fronte un popolo anestetizzato e ostile alla politica. Successe nel 1993 con il golpe ignobile di Tangentopoli, quando la gente arrivò a credere che Bettino Craxi si fosse portato con sé ad Hammamet la fontana del Castello Sforzesco. E poi di nuovo nel 2011 con la deposizione di Silvio Berlusconi.

Le tensioni nel governo sono alle stelle. Quanto può durare così?

Per i primi nove mesi il contratto di governo ha retto miracolosamente perché Cinque Stelle e Lega passavano un provvedimento a testa. Quella fase è finita, ora i nodi arrivano al pettine. Tasse, burocrazia, cantieri, Tav, autonomie. La gente è stufa di uno Stato usuraio che non investe nelle opere pubbliche.

La tregua fra Salvini e Di Maio già scricchiola?

Durerà poco. La Lega è un partito compatto, a trazione lombardo-veneta, non potrà ignorare a lungo queste istanze. Il Movimento Cinque Stelle è invece un grande accrocchio che si agita. La parte istituzionale guidata da Di Maio è in evidente difficoltà.

Insomma, la legge di bilancio la scriveranno insieme o no?

Salvini vuole fare la manovra il prima possibile. Ha chiarito che la storia delle finestre di voto non è credibile, si può tornare alle urne a novembre, dicembre, gennaio. Siamo entrati in un tempo dove regole auree e protocolli cui ci siamo sempre attenuti man mano spariscono, fortunatamente.

Un pronostico per il voto anticipato?

La mia impressione è che questo governo non supererà le idi di marzo.

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