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Così Sputnik esalta la cena dei sorrisi tra Salvini e Putin

“Al lavoro!” twitta il vicepremier italiano Matteo Salvini per condividere la foto con il presidente russo Vladimir Putin, dopo la cena – un po’ di gala un po’ di lavoro – che ieri sera ha chiuso il tour romano del capo del Cremlino.

Il cinguettio lo riprende Sputnik, media outlet governativo che rilancia in dozzine di lingue le notizie che più piacciono alla Mosca putiniana. Dalla cena di Villa Madama esce un sorriso d’intesa tra i due leader, sebbene l’italiano al governo abbia abbandonato parte delle posizioni di lotta elettorale che lo facevano parlare al suo popolo di Putin come di un riferimento.

Se non altro nella sostanza: in un’analisi delle relazioni Italia-Russia, Nona Mickhelidze dello IAI ricorda su queste colonne che quando si è trattato di scelte e di policy, almeno per ora, il governo di-o-con Salvini ha preso posizioni classiche sulla Russia, soprattutto sul tema più importante di tutti: le sanzioni post-Crimea/Ucraina. Ossia, al di là delle possibilità di discussione per rivedere il regime sanzionatorio, promesse in fase di costruzione dell’esecutivo, e ribadite anche durante la visita di ieri dal premier Giuseppe Conte, l’Italia gialloverde ha confermato già per tre volte il rinnovo delle misure restrittive che l’Europa ha deciso di imporre alla Russia dopo l’annessione della penisola sul Mar Nero e lo scoppio della guerra separatista nelle regioni orientali ucraine.

Washington guarda, e se il braccio destro di Salvini, il sottosegretario a Chigi Giancarlo Giorgetti, parla di scommettere sulle relazioni speciali con la Washington trumpiana (contesto: la presentazione del libro di Germano Dottori, professore della Luiss che vede nel trumpismo un’occasione per l’Italia e teorizza il grande avvicinamento Usa-Russia in chiave anti-cinese), qualcosa si deve fare di concreto. Donald Trump chiede “prove d’amore” ai suoi alleati, in cambio concede spazi. Se l’istinto leghista era quello di aprire a Mosca – dove il partito ha un’alleanza politica col putinismo di Russia Unita – adesso al governo vanno seguiti i passi del partner d’oltreoceano per questo avvicinamento. Niente scatti in avanti, l’agenda la detta Trump, dall’antipasto al dolce.

Salvini ha un perimetro dentro il quale muoversi senza rischiare, può definire “pazze” le sanzioni come fatto durante un’intervista a Rete 4 in cui ha definito Putin “una delle persone che lascerà il segno nella storia” – e non è difficile arrivarci: da vent’anni ha imposto la sua egemonia sulla Russia, d’altronde – e ne ha sottolineato le doti umane, su tutte l’umiltà. Tanto gli è concesso, purché non cambi politiche.

Quello è un territorio amico per certe frasi, ma anche per quella postura italrussa condivisa da Washington, un po’ Pratica di Mare: Silvio Bersluconi, che della rete è proprietario e creatore, ieri era a Fiumicino a stringere la mano al grande amico russo per “una breve riunione amichevole” a conclusione della visita, ossia per l’ammazzacaffé post cena salviniana. I virgolettati precedenti sono stati ripresi sempre da Sputnik. E d’altronde “Putin e Berlusconi sono in contatto continuo, si parlano al telefono, spesso Berlusconi viene in Russia, una continuazione dei contatti amichevoli e non formali”, ha spiegato il consigliere per gli Affari Esteri del Cremlino, Yuri Ushakov.

Sopra i delicati contatti politici, è interessante anche notare i nomi dei partecipanti a quella cena. La delegazione russa aveva elementi di primissimo interesse della business community moscovita (il forum economico, tra l’altro, è una dimensione su cui Berlusconi ha rivendicato più volte meriti, e che Salvini sottolinea di primo piano: e d’altronde tra potenze, nel caso Usa-Russia, i dossier economici non sono mai troppo problematici, è lì che si concedono spazi, a patto che non si intacchi la sfera politica delle relazioni). Presenti a Villa Madama, tra gli altri, il capo dall’Associazione russa degli industriali e degli imprenditori, Alexander Shokhin, e papaveri di primissimo livello, come il top manager del fondo per gli investimenti VEB, Igor Shuvalov, l’ad di Rosneft, Igor Sechin, il numero uno delle Ferrovie russe, Oleg Belozerov, e poi il Ceo del fondo per gli investimenti diretti russi (RDIF,) Kirill Dmitriev, il presidente di Novolipetsk Steel (NLMK), Vladimir Lisin, e dal presidente di TMK, Dmitry Pumpyansky. Almeno un paio sono sotto stretta osservazione del Tesoro americano, qualcuno sotto sanzioni, ma questo è un dettaglio.

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