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Conte si è rivelato un gran leader. Ecco il Conte bis che vorrei. Parola di Ocone

Anche se i veri giochi politici, quelli che determineranno i futuri equilibri, vedranno protagonisti, come è giusto che sia, i leader delle varie forze presenti in Parlamento, c’è molta curiosità per quel che dirà martedì prossimo al Senato Giuseppe Conte prima che l’aula voti sulla mozione di sfiducia al suo governo presentata dalla Lega.

Sembra che il presidente del Consiglio stia limando in ogni punto il suo discorso. E c’è da pensare che ancora continuerà a farlo, fino agli ultimi minuti, anche tenendo conto dell’evoluzione dello scenario politico. Ovviamente, Conte dovrà giustificare quanto il governo da lui presieduto è riuscito a fare in poco più di un anno di vita, anche grazie al suo operato. Perché la verità è questa: puoi anche essere stato baciato dalla fortuna, essere un “provinciale” che al momento opportuno si è trovato al posto giusto, ma solo se dimostri di avere certe capacità puoi resistere e dirti un leader.

Conte queste capacità ha dimostrato di averle ampiamente e, soprattutto, di riuscire a non farle cozzare (almeno fino all’altro ieri) con le altre e diverse che avevano i suoi vice, cioè gli azionisti di maggioranza del suo governo. Laddove Salvini ha rappresentato la forza brutale e “irrispettosa”, e che perciò metapoliticamente a chi scrive piace molto, del leader che vive per la politica ed ha un rapporto quasi carnale con le masse che lo seguono (quanto sarebbe piaciuto a Machiavelli!); Conte, al contrario, ha rappresentato, e non poteva essere altrimenti, l’anima frenatrice, mediatrice, temperante, che la politica pure deve avere. E gli italiani, come mostrano ampiamente i sondaggi sul consenso personale ai due leader, apprezzano gli uomini di rivolta (soprattutto quando si fanno interpreti di esigenze vere e sentite) ma anche quelli di mediazione, rassicuranti, consapevoli dei rapporti di forza (soprattutto internazionali) che bisogna rispettare per non soccombere. E anche per far sì che il “nuovo” non rinunci al suo carattere di novità ma sappia incunearsi nel “vecchio” e cambiarlo e annullarlo gradualmente ma nella sostanza.

Le vere “rivoluzioni” nella storia non sono state quelle che hanno soppiantato il passato che poi implacabilmente è ritornato, ma quelle che si sono incuneate in esso trasformandolo e “corrompendolo”. Gli italiani oggi amano Salvini così come amano Conte, e hanno pure molto amato il governo che ora volge al tramonto, forse proprio per questa armonia che nasceva dal contrasto fra personalità e visioni diverse e che è poi in sostanza la vera armonia delle cose umane. E il governo, come son sicuro che Conte dirà al Senato, ha davvero molto prodotto in quest’anno, nonostante tutto, cioè nonostante l’accesa dialettica fra forze diverse e nonostante l’opposizione netta della stampa mainstream.

Poi qualcosa si è effettivamente rotto, e l’hanno rotta in verità gli italiani, invertendo i rapporti di forza elettorali fra le due forze al comando. Conte stesso non è riuscito a trovare più quel punto di mediazione che sempre lo aveva salvato. Intanto, però la sua personalità politica è cresciuta a dismisura. E sarebbe un vero peccato per l’Italia politica perdere questa “risorsa”. Conte, rispettoso e istituzionale quanto si vuole, non si presterà, ne sono sicuro, a pastrocchi senza senso che contraddirebbero la sua storia politica di quest’anno. E si ricorderà, lui che è cultore di legge e di classicità, del detto latino: simul stabunt simul cadent. Difenderà a spada tratta il suo operato, ma chissà che non si convinca in queste ore a non infierire sul Salvini che gli ha staccato la spina, e anzi lo aiuti a uscire dal cul de sac in cui forse si è cacciato.

Potrebbe persino esserci un Conte bis con la stessa maggioranza e con nuovo “contratto”. Dopotutto ricucire il matrimonio sarebbe la soluzione migliore per tutti, se, come sembra, l’ipotesi di elezioni in autunno potrebbe allontanarsi sempre di più.


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