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Perché Mattarella deve costituzionalizzare la crisi. La versione di Formica

L’attuale governo “è la mela marcia che infetta il cesto”, ma davanti a questa “decomposizione istituzionale” c’è ancora la possibilità di intervenire, se il presidente Sergio Mattarella si rivolgerà al Parlamento facendo sapere all’opinione pubblica che il paese ha ancora una “guida morale, politica e istituzionale”: “Un messaggio del presidente che darebbe forza a quelle tendenze maggioritarie nell’Ue che hanno bisogno di sapere se in Italia c’è qualcuno che denuncia il deperimento democratico”.

È un’analisti sferzante, secca e brutale di quelle tipiche di Rino Formica, socialista storico (fece la Repubblica con Nenni) classe 1927, più volte ministro e caustico analista della politica italiana da “oltre mezzo secolo”, come fa notare Daniela Preziosi, che l’ha intervistato sul Manifesto.

Davanti alla crisi e ai bluff, ai presuntuosi giganti e ai presunti nani e nuove ballerine di questa fase politica (l’espressione d’autore “nani e ballerine” porta il copyright di Formica, per dire ndr), ha una visione lucida, preoccupata, che diventa un passaggio fondamentale in questi giorni d’agosto in cui si consuma l’erosione balneare della credibilità politica di un governo fatto di “tribù che occupano posizioni” e basato su un “contratto” – “il declassamento dall’accordo politico a contratto di natura civilistica, uno stravolgimento costituzionale. L’accordo di governo è altra cosa: stabilisce una cornice politica generale”, dice Formica.

Scomposizione che segna “la crisi dei corpi dello stato”, come quando i sindacati vanno a un tavolo perché convocati dal presidente del Consiglio, ma il giorno dopo si siedono a un altro tavolo chiamati da un ministro, o come quando “[il vicepremier] Salvini crea una novità nel nostro tessuto democratico. All’interno di un sistema di sicurezza crea una fazione istituzionale di partito: spezza un corpo dello stato in fazioni politiche”.

E tutto potrebbe partire dai dubbi del Colle sul Decreto Sicurezza bis. Da lì il Quirinale potrebbe parlare al paese e al Parlamento, anche perché per Formica “il paese è stanco, il Pd non è in condizioni di rimotivarlo. Nessuno ne ha la forza”. Nessun altro se non il Presidente: “Solo una forte drammatizzazione istituzionale può riuscire”, e Mattarella è l’unico con la forza per parlare alle camere.

L’ex ministro passa anche dal rapporto della Lega con Mosca, elemento centrale per la collocazione strategica italiana: “I rapporti fra Salvini e la Russia di Putin sono servili. La Russia ha un forte interesse a un’Italia destabilizzata per destabilizzare l’Europa. Il disegno non è di Salvini, lui è solo un servo assatanato di potere”.

Chiude citando Nenni: “Siamo all’ultima chiamata prima della guerra civile nazionalsovranista”. Apriva spiegando che “quando si rompono gli equilibri istituzionali o c’è la soluzione democratica, o decide la forza”.

 

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