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Aeroporto di Tripoli costretto alla chiusura. Voli su Misurata (che rivendica ruolo)

Da oggi, 2 settembre, per una settimana, l’aeroporto internazionale di Tripoli, Mitiga, resterà chiuso per ragioni di sicurezza e tutti i voli saranno spostati a Misurata. Lo scalo tripolino è stato più volte bombardato dagli aerei sotto il comando di Khalifa Haftar, il ribelle signore della guerra dell’Est libico, che sta cercando da cinque mesi uno scacco sulla capitale per rovesciare il governo onusiano che va sotto l’acronimo Gna.

Una fonte misuratina ci fa sapere che dietro al provvedimento c’è anche “la ferma protesta dei piloti delle principali compagnie aeree che operano nello scalo di Tripoli, i quali, visti i gravi fatti delle prime ore del primo settembre 2019, hanno deciso di non atterrare almeno per il momento a Mitiga”.

Nella notte tra sabato 31 agosto e domenica primo settembre, l’aeroporto è stato nuovamente oggetto di un attacco con razzi Grad da parte delle forze haftariane. Una salva di missili ha colpito la pista e le strutture attorno appena dopo l’atterraggio di un velivolo della Libyan Airlines che trasportava i pellegrini di ritorno dall’Hajj alla Mecca. Ci sono stati feriti, alcuni di loro bambini: l’attacco è stato condotto contro le strutture civili.

È una delle tante azioni criminali condotte dall’autoproclamato Feldmaresciallo della Cirenaica, che sta cercando di conquistare Tripoli per intestarsi il ruolo di guida del Paese, ma sulla sua strada ha trovato Misurata. La città-Stato dell’occidente libico ha un comparto di miliziani forti e ben addestrati che stanno difendendo la capitale. Ai tempi della caduta del regime gheddafiano, e successivamente durante la battaglia di Sirte per liberare il territorio dallo Stato islamico, i misuratini hanno ricevuto addestramento da commandos inglesi, americani e italiani. Sono preparati, si muovono sotto comandi organizzati, sono ben armati.

La centralità strategica di Misurata è dimostrata dallo spostamento dei voli nell’aeroporto locale, ed è confermata dal ruolo prominente che molti dei suoi politici hanno nell’attuale governo onusiano. Ruolo svolto soprattutto in questa ennesima fase di guerra scatenata dall’aggressione di Haftar. Per esempio, il vicepremier del Gna, il misuratino Ahmed Maitig, ha il compito cruciale di tessere per il governo le relazioni con l’Occidente. Nei giorni scorsi ha incontrato il nuovo, assertivo ambasciatore americano Richard Norland, che da quando ha preso l’incarico (da Tunisi) sta facendo segnare l’impronta di Washington sul dossier in modo più marcato.

“L’incontro è andato molto bene, si è discusso delle riforme economiche e del dialogo politico guidato dalle Nazioni Unite”, ci fa sapere un uomo del suo entourage, e segue contatti già avviati con gli Stati Uniti: qualche settimana fa Maitig era proprio nella capitale americana a tenere una serie di riunioni di coordinamento per chiedere nuovamente sostegno davanti all’aggressione di Haftar. Maitig – nipote di Abdelrahman Swehli, presidente dell’Alto consiglio di Stato, l’organo consultivo di Tripoli – ha ottime relazioni con diverse cancellerie europee, a cominciare da Roma e Londra, due dei principali sostenitori politici e diplomatici del governo Onu.

Da Misurata viene anche un altro elemento fondamentale di contatto esterno, Fathi Bashaga, attuale ministro degli Interni del Gna, con ottime e profonde entrature a livello regionale. Bashaga è il contatto tra il Gna e i Paesi del Golfo, ha relazioni ottime con il Qatar e la Turchia, che sono i due partner logistico-militari dei misuratini.

Bashaga – ex pilota dell’aeronautica – ha contatti profondi col mondo dei miliziani misuratini, e a marzo spiegava che sarebbero stati gli uomini della potente città poco a est di Tripoli a difendere la capitale se le cose fossero andate male. Un mese dopo Haftar lanciava l’offensiva, mettendo il futuro dei libici ancora davanti a un baratro. Il ministro, a febbraio di quest’anno, era a Washington anche lui, invitato dal governo americano: è considerato un elemento in grado di poter creare contatti col mondo dell’Est libico tenuto sotto controllo militare da Haftar.

A fronte di questo quadro, diventa evidente come Misurata adesso voglia un ruolo di rilievo al tavolo negoziale e ulteriore centralità nel Gna. Una volontà che non è nuova, ma sta diventando più insistente. Maitig, ci fanno sapere le nostre fonti, sta preparando una sua iniziativa di pace, costruita attraverso quei contatti, perché “a questo punto Misurata vuole trattare in modo diretto e non più tramite qualcun altro” – nel caso Fayez Serraj, capo del consiglio presidenziale libico, organo onusiano che dirige il Gna, insediatosi nel 2016 e a volte accusato di condurre le dinamiche piuttosto stancamente.

Una nota di interesse italiano per lo spostamento dei voli da Tripoli a Misurata: l’aeroporto misuratino potrebbe diventare ancora più importante e magnetizzare l’interesse aggressivo di Haftar. Lo scalo è stato già colpito più volte bombardato dai velivoli haftariani, con il governo italiano che ha avuto una risposta debole davanti a questa pericolosa situazione. Nel perimetro recintato dell’aeroporto, infatti, ci sono i soldati italiani della missione Ippocrate che gestisce un ospedale da campo e che è servito a soccorrere i miliziani feriti al fronte contro i baghdadisti durante la guerra del 2017 e ora fornisce un servizio medico specializzato anche ai civili libici.

 

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