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Uniti contro il polo Ursula. La sfida di Pontida 2019 secondo Fedriga

La Lega riparte da Pontida. Dallo storico raduno nel Bergamasco Matteo Salvini ha lanciato la sfida dell’Italia del sì. Tasse, autonomie, referendum per il maggioritario i banchi di prova per sfidare il governo giallorosso. “Con i Cinque Stelle è finita, hanno fatto le loro scelte e dovranno renderne conto di fronte agli italiani – spiega a Formiche.net Massimiliano Fedriga a margine della kermesse. Il governatore del Friuli Venezia Giulia, fresco di uno scontro al vetriolo con il ministro dem per le Autonomie Francesco Boccia, mette in chiaro che Salvini non si tocca, “siamo tutti con lui”. E prende atto di un nuovo bipolarismo. L’appello di Luigi Di Maio per le liste civiche in Umbria è “il battesimo del polo Ursula”.

Fedriga, che Italia c’era oggi a Pontida?

C’era la maggioranza del Paese. Lo hanno confermato da un anno e mezzo a questa parte tutte le tornate elettorali in Italia. Questo governo nasce sotto i peggiori auspici e senza il consenso degli italiani. C’è un malcontento generale, la gente lo vive come un tradimento del voto del 4 marzo 2018.

Queste settimane si sono inseguiti rumors di mal di pancia interni alla Lega per la scelta di Salvini. Non c’è nulla di vero?

Ho sempre smentito certe ricostruzioni fantasiose. Siamo tutti con lui. Il prato di Pontida ne è la dimostrazione lampante, non ricordo una manifestazione così partecipata. Si ripeterà in modo ancora più eclatante il 19 ottobre a Roma.

Lì non avrete bandiere e sarete insieme agli alleati di centrodestra. La vecchia coalizione può rinascere anche a livello nazionale?

Non credo che oggi i due poli della politica italiana siano centrosinistra e centrodestra. C’è piuttosto da una parte il polo Ursula, quello di Cinque Stelle e Pd, dei governi scelti dall’estero e delle politiche dettate dalle lobby, e dall’altra il polo sovranista che risponde solo ai cittadini italiani.

Gli altri però si stanno organizzando. Di Maio ha aperto alle liste civiche in Umbria.

Come dicevo, è il battesimo del polo Ursula. Una palese presa in giro dei cittadini che il 4 marzo di un anno fa hanno riposto la loro fiducia nel cambiamento legittimo rispetto a chi c’era prima e oggi utilizzano quei voti per spartirsi il potere con quelli che dovevano cambiare.

Un ritorno con i Cinque Stelle oggi è fantascienza?

Lo escludo. Hanno fatto una scelta chiara, cioè tradire il popolo italiano. Se ne assumeranno le conseguenze.

Avete lanciato la sfida del maggioritario. Basta davvero eliminare il proporzionale per governare il Paese?

È un’esigenza che esprimono tutti da tempo. Lo stesso Renzi andava in giro a dire che bisogna sapere il giorno stesso delle elezioni chi governa il Paese. Oggi stanno rispolverando un proporzionale puro da Prima repubblica per poter fare accordi post-voto. Noi chiediamo semplicemente che siano i cittadini a scegliere, e a votare liberamente e democraticamente chi vogliono.

Il Nord è dalla vostra parte?

Non solo il Nord. Anche al Sud c’è una maggioranza schiacciante di italiani che non vuole il governo dell’inciucio.

Sulle autonomie è stato subito scontro con Boccia.

Hanno fatto una forzatura utilizzando le istituzioni, una battaglia politica sulla pelle dei cittadini. Fra le varie norme impugnate ce n’è una regionale. Siamo arrivati al paradosso che le regioni chiedono maggiore autonomia e il governo impedisce loro di abrogare una loro stessa norma, sono curioso di vedere come la porteranno di fronte alla Consulta.

Diversi imprenditori e industriali hanno già dato la loro benedizione al governo giallorosso.

La reazione è stata molto più fredda del passato. Non mi sorprende. Il mondo industriale e imprenditoriale non ha riferimenti in un governo privo di un mandato popolare in grado di prendere decisioni forti e deciso a stare a tutti i costi in equilibrio pur di tenere insieme le posizioni opposte di Cinque Stelle e Pd. Due partiti che d’ora in poi dovranno rispondere a chi li ha messi insieme, cioè a un paio di Paesi stranieri.

Gli endorsement europei hanno tranquillizzato i mercati.

Più che endorsement siamo di fronte a veri diktat. Abbiamo visto l’Europa decidere chi e come doveva fare il ministro e chi ricoprire i ruoli chiave. Perfino una governatrice della Bce esprimere il suo gradimento verso il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri prima che la nomina fosse ufficializzata.

C’è chi vede in Giuseppe Conte una figura di garanzia in Europa. Dicevate lo stesso anche voi quando eravate al governo insieme.

Non potevamo sapere che Conte si sarebbe rivelato un trasformista. Altro che statista, in quindici giorni ha detto tutto e il contrario di tutto, è imbarazzante anche sotto il profilo umano, non ce la farei mai a smentirmi in modo così plateale, figuriamoci se fossi presidente del Consiglio. Ognuno giudica secondo coscienza, i cittadini giudicheranno alle prossime elezioni. Sempre che permettano loro di esprimersi.

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