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Russiagate, la versione di Conte (che sfida Salvini)

Gli Stati Uniti avrebbero riconosciuto che i servizi segreti italiani sono estranei alla vicenda del Russiagate. A dirlo è stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in conferenza stampa, dopo due ore e mezzo di audizione di fronte al Copasir, il comitato parlamentare di vigilanza sull’intelligence, dove ha esposto la relazione semestrale al Parlamento sull’attività dell’intelligence e risposto alle domande dei parlamentari sui due incontri, il 15 e il 27 agosto, fra i vertici degli 007 italiani e una delegazione guidata dal procuratore generale degli Stati Uniti William Barr. Che a breve rilascerà un report sulla contro-indagine svolta (a detta di Conte le richieste di informazioni da parte degli Stati Uniti all’Italia avrebbero riguardato attività sulla primavera e sull’estate del 2016 con lo scopo era verificare l’operato di agenti americani).

GLI INCONTRI

“Ci sono stati due incontri, uno il 15 agosto e l’altro il 27 settembre. Io non ero presente ma sono stato informato”, ha spiegato il premier.”Il primo si è svolto nella sede del Dis, ed è servito a definire preliminarmente il perimetro della collaborazione. Il secondo incontro nella sede del comparto dell’intelligence di piazza Dante”. A quest’ultimo, ha confermato Conte, oltre al direttore del Dis Gennaro Vecchione erano presenti i direttori di Aise e Aisi, Luciano Carta e Mario Parente per chiarire che “alla luce delle verifiche fatte la nostra intelligence è estranea a questa vicenda. Questa estraneità ci è stata riconosciuta”.

Il Dipartimento di Giustizia americano ha inoltrato la richiesta di un incontro lo scorso giugno, ha spiegato Conte, smontando le accuse che in queste settimane hanno collegato l’endorsement del presidente Donald Trump al governo rossogiallo con la vicenda al vaglio del Copasir. “È stato detto che la richiesta americana su uno scambio di informazioni è stata fatta ad agosto durante la crisi di governo. Falso, la richiesta risale a giugno. È stato detto che il famoso tweet di Trump in cui esprime apprezzamento nei miei confronti sarebbe collegato a questa vicenda. Anche questo è falso, Trump non mi ha mai parlato di questa inchiesta”.

È stato dunque il procuratore Barr a inoltrarla. Conte ha chiarito però di non aver mai incontrato il responsabile della Giustizia Usa e di non averci mai parlato, “né per telefono, né per iscritto”. L’incontro sarebbe stato fissato attraverso “canali ordinari diplomatici” e lo scopo era “verificare l’operato di agenti americani”, non per mettere in discussione “l’operato dell’intelligence italiana”. Il passaggio è particolarmente delicato e non è da escludere che possa scuotere l’opinione pubblica americana, perché chiarisce esplicitamente che il presidente ha chiesto a un governo estero informazioni sui servizi segreti americani.

Conte ha poi spiegato perché ha ritenuto opportuno venire incontro alle richieste del governo americano. “Se ci fossimo rifiutati – è la versione del premier – avremmo arrecato dei danni alla nostra intelligence e sarebbe stato “un atto di scortesia” nei confronti di un alleato storico”.

Prima di allontanarsi dal microfono il presidente ha riservato una stoccata all’ex alleato Matteo Salvini, che in queste settimane si è unito al coro delle polemiche sulla vicenda Barr, e oggi si è smarcato dicendo che non avrebbe “mai organizzato un incontro tra una parte politica ed i servizi segreti”.

“Non è mio costume attaccare gli avversari. Ma sono sorpreso che Salvini pontifichi quotidianamente sulla questione Barr. Ha legittimamente chiesto chiarimenti, io li ho dati al Copasir, nella sede istituzionale”. Poi l’affondo finale: “Salvini dovrebbe chiarire cosa ci faceva in Russia con Savoini, in incontri riservati. Lo dovrebbe chiarire innanzitutto agli elettori leghisti, con chi lo sta vagliando per capire o no se è adeguato a guidare un Paese”.

LE POLEMICHE ALLA VIGILIA

Che l’audizione non fosse una mera formalità era chiaro da un pezzo. La tensione era nell’aria e aveva tenuto sospesa la politica nei giorni scorsi. Non senza qualche polemica inaspettata e un po’ di fuoco amico. Proprio oggi il ministro pentastellato allo sport Vincenzo Spadafora parlava di “importanti implicazioni internazionali” qualora il premier non avesse sufficientemente chiarito di fronte al Copasir i dettagli di “un tema serio, delicato e complesso”.

Parole che hanno fatto molto discutere nel Movimento, già alle prese con uno stallo fra il capo politico Luigi Di Maio e il premier che divide in due la pattuglia parlamentare. Ma i M5s non sono gli unici ad aver promesso a Conte fermezza sull’audizione di palazzo San Macuto. Niente sconti anche dal Pd. In un’intervista a Repubblica il segretario Nicola Zingaretti si era detto soddisfatto della disponibilità del presidente di fronte al Parlamento ma aveva anche chiarito che il Nazareno non avrebbe preso sotto gamba la vicenda, “da subito abbiamo chiesto che Conte riferisse nella sede appropriata”.


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