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Conte e Russiagate? Il Copasir non fa inchieste politiche. Parla Elio Vito

Sulla portata del coinvolgimento italiano nel Russiagate, che domani sarà al centro dell’audizione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, così come su altri dossier, il comitato parlamentare di vigilanza sull’Intelligence “non ha tra i suoi compiti quello di condurre inchieste, ma ha funzioni di controllo”. Che deve esercitare “al di sopra delle polemiche” e sottraendosi “alla dialettica politica”.
A crederlo è Elio Vito, già ministro per i Rapporti con il Parlamento del governo Berlusconi (dall’8 maggio del 2008 al 16 novembre del 2011) e presidente della Commissione Difesa della Camera, oggi componente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica guidato oggi dal leghista Raffaele Volpi. In una conversazione con Formiche.net, l’esponente di Forza Italia pone l’accento sulla necessità di affrontare questa fase con “spirito bipartisan”, attenzione a tenere un “saldo rapporto” con gli Usa e non sottovalutare le minacce tecnologiche legate a spazio cibernetico e 5G.

Onorevole Vito, domani il Copasir ascolterà il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Si parlerà di Russiagate?

Una premessa: la mia opinione è che il Copasir sia l’unico organismo parlamentare a composizione paritetica tra opposizione e maggioranza, la cui presidenza viene ricoperta per legge da un esponente dell’opposizione. Questo comporta, per tutti i componenti, un surplus di responsabilità.

Crede che la si stia buttando troppo in politica?

Io dico che è nostro compito animare il Copasir di uno spirito bipartisan, di porlo al di sopra delle polemiche e di sottrarlo alla dialettica politica. Quest’ultima è giusta e necessaria, ma andrebbe sviluppata nelle aule del Parlamento. Il Comitato, invece, è un’altra cosa, è unico nel suo genere e sicuramente non ha tra i suoi compiti quello di condurre inchieste, ma ha funzioni di controllo parlamentare. E questo punto, che la legge evidenzia in modo chiaro e inequivocabile, sembra sfuggire leggendo i giornali e le dichiarazioni di questi giorni.

Pensa che l’incontro tra la nostra intelligence e le autorità americane, avallato da Conte, sia stato opportuno?

Innanzitutto ricondurrei l’audizione del presidente del Consiglio alla ordinaria attività del Comitato. Già nella fase di formazione del nuovo governo, come peraltro è indicato dalla legge 124 del 2007, è tipico che il Copasir svolga queste audizioni. Tanto è vero che l’Ufficio di Presidenza ha deciso di ascoltare l’inquilino di Palazzo Chigi, ma anche i ministri del Cisr e i vertici dell’intelligence, come da prassi. Naturalmente, nel corso delle audizioni i commissari potranno fare le domande che ritengono più opportune all’interno dei poteri assegnati al Comitato. Ed è altamente probabile, se non scontato, che si affronti anche il tema del Russiagate emerso in queste settimane.

Lei che opinione si è fatto su queste vicende?

Non conosco il dossier, se non da quanto ho letto. E sono certo che dall’audizione del presidente del Consiglio emergerà un quadro molto più chiaro. Da un punto di vista più generale, mi permetto di dire che il rapporto con gli Usa è saldo e deve continuare a esserlo. Si tratta non solo di una necessità politica, ma anche di sicurezza nazionale. La nostra sicurezza è legata alla nostra adesione al Patto atlantico e a valori occidentali, espressione di un chiaro sistema internazionale. Ciò è indicato senza possibilità interpretative anche nella nostra Costituzione. Una democrazia liberale si distingue da altri Paesi non solo perché c’è alternanza al governo, ma anche perché i valori costitutivi della Repubblica non possono essere messi in discussione da singoli episodi o polemiche. Questo, a mio parere, significa che il rapporto con Washington – strategico e valoriale – va sottratto a logiche di partito, sia da parte italiana sia americana.

A proposito di Usa e di differenze di valori e di sistemi politici, da Washington giunge l’appello a non utilizzare il 5G della Cina. La considera una richiesta alla quale dare seguito?

Ho salutato con favore il provvedimento del governo che istituisce il perimetro per la sicurezza cibernetica, che arriva dopo misure europee come la direttiva Nis. Credo che l’azione dell’esecutivo con quel decreto, che ora è in fase di conversione in Parlamento, ci abbia dato alcuni strumenti per affrontare alcune sfide decisive per la sicurezza e la difesa dei nostri ‘confini’ digitali a beneficio delle nostre imprese, della Pubblica Amministrazione e dei cittadini-utenti. Non possiamo sottovalutare i pericoli che in misura sempre maggiore provengono da attacchi, truffe e sottrazione di know-how condotti in Rete. In questo senso, mettere in sicurezza il 5G, che moltiplicherà opportunità ma anche minacce, è fondamentale. Noi non abbiamo ancora compiuto delle scelte, che una volta fatte sarebbero irreversibili. Ci siamo dati gli strumenti per compierle. Ora è importante che questo processo, una volta conclusa l’indagine conoscitiva sulla cyber security del Copasir e convertito il Decreto cyber, avvenga con un coordinamento dell’Ue e in partnership con la richiamata alleanza di difesa e sicurezza alla quale apparteniamo.

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