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Perché la sicurezza conquista brand e pubblicità. L’analisi di Fontana

Vi vedo: avete sentito la parola “immaginario”, che vi ha fatto venire in mente la parola “immagine” e avete già attivato l’App della telecamera del vostro smartphone. 

Dai, chiudete tutto e aspettate. Prima di iniziare a fare foto, short video e filmati parliamo un po’ di immaginario e di come lo si possa attivare per il branding. E per farlo prendiamo una delle ultime campagne che Samsung ha creato per promuovere il tema della sicurezza sui dispositivi mobile della famiglia Galaxy.

LA CAMPAGNA “SAMSUNG GALAXY: SECURED BY KNOX”

Perché la sicurezza dovrebbe essere un tema di branding e da campagna Adv?

Per il semplice motivo che il tema ormai è entrato nell’immaginario comune. La questione della sicurezza infatti riguarda la nostra vita personale e digitale. Dalla politica, all’economia, dall’intelligence alla medicina, la sicurezza è una questione apicale entrata nel sentire collettivo. Per questo motivo, Samsung Italia dichiara di aver lanciato la campagna “Samsung Galaxy: Secured by Knox”, dedicata al tema della sicurezza sui dispositivi mobile della famiglia Galaxy.

Cliccando qui potete vedere l’infomercial fondamentale.

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Al centro della campagna un racconto di marca elaborato su: la protezione dagli imprevisti; la vicinanza nel pericolo; il riparo dalle avversità.

Una narrazione di brand che vede il suo momento emotivo fondante nella “salvezza dal male”. Interessante, poi, notare come la progettazione dell’immaginario che il brand ha scelto per tenersi all’interno del tema “protezione” si basi su diversi “soggetti” tutti intenti a “difendere” e “custodire”. 

Così abbiamo: 

persone che salvano persone;

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animali che salvano persone;

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persone che salvano animali;

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animali che salvano altri animali.

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Queste rappresentazioni visive sono i binari su cui scorre la nostra percezione (anche fisica) della marca. Con due questioni di fondo ben orchestrate: il linguaggio visivo usato. Non patinato, da comunicazione aziendale, ma “dirty” – quasi tratto dalla strada e dalla vita reale e privata di ciascuno, come fossero spezzoni video di biografie personali; il punto di vista. L’azienda non ha portato un suo punto di vista sul tema sicurezza ma si è posizionata all’interno di punti di vista altrui e nell’immaginario del vissuto positivo di ognuno, l’attimo in cui siamo salvati da qualcuno. 

PROGETTARE L’IMMAGINARIO, PER ATTINGERE NEL RECONDITO

L’immaginario è un serbatoio. Fatto di simboli, vissuti, rappresentazioni di momenti di vita (reali o fantastici). L’immaginario è fatto di sensazioni, pulsioni, odori e immagini prodotte dalla nostra esperienza. Avete idea di quanto sia potente far risuonare: “L’attimo in cui qualcuno ti salva”? 

Quel momento fondamentale della vita in cui qualcuno interviene per prendersi cura di te. Un ricordo che ti porti dietro per sempre.

Per questo la campagna di Samsung è intrigante, perché l’azienda ha saputo (ri)organizzare i vissuti e le immagini simboliche o reali legate a un tema di vita. E non l’ha fatto partendo dal proprio mondo ma da quelli di diversi soggetti possibili: persone e animali. 

Come ha fatto notare Daniele Orzati nel suo magistrale Visual Storytelling, primo libro della nuova collana Narrability edita dalla casa editrice Hoepli: “L’immaginario, nella costruzione di una storia, è importante quanto la storia stessa. Perché ogni storia avviene all’interno di un mondo culturalmente e simbolicamente definito”. 

Così, dall’immaginario possiamo continuamente attingere per evocareun invito all’azione (“proteggiti”); un messaggio emotivo forte e chiaro (“verrai salvato”); un linguaggio testuale e visivo molto specifico (“persone e animali che si custodiscono a vicenda”); una mole enorme di ricordi condensati (“i diversi momenti di protezione in cui ognuno di noi si può riconoscere”); un flusso percettivo perché quello che viene evocato deve avere ripercussioni sul corpo: freddo (la neve), caldo (la piscina), pesante: l’animale sollevato, eccetera.

Oggi le grandi storie individuali o aziendali non possono essere altro che il frutto di una progettazione specifica attraverso l’immaginario dei pubblici a cui ci si vuole rivolgere. Solo questo genera memorabilità e la possibilità di collegarsi a stati d’animo comuni (tra marca e audience).

Senza mai dimenticare che gli stati d’animo hanno bisogno di solo tre colori: il rosso, il blu e il giallo. O per essere più precisi il giallo, il ciano – che è una tonalità di blu e il magenta, ovvero una specifica tonalità di rosso. Non abbiamo bisogno di altro. Siete pronti ad usare questi 3 “tubetti di colore” per tingere la vostra tela dell’immaginario? 

(Credit: Kai Polfer on Unsplash)


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