Chiude i battenti la decima edizione della Leopolda. L’edizione dello strappo dal Pd e della nascita di Italia Viva. Probabilmente l’ultima edizione ad aver luogo negli spazi della vecchia stazione fiorentina, se anche il prossimo anno si confermerà la partecipazione del 2019 Italia Viva avrà bisogno di una location molto più ampia.
Matteo Renzi nel corso del suo intervento conclusivo ha aperto ufficialmente le porte del suo nuovo partito a quell’elettorato di centro che “volendo votare dei moderati votava Forza Italia” ma che ora, con lo spostamento dello scettro della coalizione di centrodestra tra le mani di Matteo Salvini, non si sente più rappresentato. Italia Viva si annuncia come un grande contenitore disposto ad accogliere, sulla base del rispetto di una carta dei valori, persone che appartengono a tradizioni e famiglie politiche differenti.
Delle prospettive del nuovo partito di Matteo Renzi ne abbiamo parlato con Gian Antonio Stella, editorialista e notista del Corriere della Sera.
Che partito nasce dalla Leopolda?
È un partito che ha delle forti ambizioni, che ha un popolo che non è piccolo come tutti pensavano, che si propone di incidere in maniera forte su una realtà di centrosinistra e di andare ad accogliere ciò che lascerà dietro Silvio Berlusconi perché ormai è anziano e si è messo in seconda fila dietro Salvini e CasaPound.
Secondo lei ci riuscirà?
Staremo a vedere. Certo qui ci sono tanti ragazzi ed è molto importante perché ragazzi così giovani non frequentano altri partiti e questo è interessante. Poi, per essere chiari, lui ce li ha in tasca tutti. Il suo popolo gli è fedelissimo. La scommessa è riuscire a prendersi gli altri pezzi, quelli che ora gli sono contrari perché, come anche lui riconosce, a volte riesce ad essere di un’antipatia assoluta.
Secondo lei Matteo Renzi ha scelto bene i suoi tempi? Mi spiego meglio, ha indovinato i tempi giusti per l’allontanamento dalla scena pubblica e poi per il suo ritorno?
Ha sbagliato tutto. Se lui si fosse ritirato immediatamente dando le dimissioni e andando via, restando tre anni senza aprire bocca oggi, secondo me, sarebbe fortissimo in Italia. Ha continuato a parlare, non c’è stato giorno in cui non abbia chiacchierato e secondo me è stato un errore. Sarebbe stato molto meglio se fosse andato negli Usa per tre anni e poi fosse tornato.
Avrebbe preso la guida del Pd?
È possibile.
Sempre parlando di tempi, quanto ci metterà Renzi a staccare la spina di questo governo?
È la domanda che ci facciamo tutti. C’è questo continuo ritorno alla figura dello scorpione, è più forte di lui spaccare. Vediamo.
Secondo lei è davvero plausibile l’ingresso in Italia Viva di un personaggio di spicco di Forza Italia come Mara Carfagna?
Assolutamente sì, questo qui non è più il Pd, è un’altra cosa. In questo partito può entrare di tutto, alcuni che possono anche piacere ai democratici di una volta e alcuni che non piaceranno per niente. Però è possibile, certo. C’è uno spazio al centro che è molto largo.
L’Italia che arriva da anni di populismo e sovranismo può essere ancora il posto giusto per la dialettica e la visione renziana?
Dipende da quello che vuol dire “visione o ideologia renziana”. Per esempio sugli ordini professionali non ha fatto nulla, come la pensa Renzi? Io sarei per smontarli ma non mi pare che in tanti anni lui abbia fatto qualcosa. Sull’università cos’ha cambiato? Vedremo cosa vorrà fare. Se questo è un nuovo inizio per tutto è ovvio e giusto che tutti possano esprimersi.
Lei ci crede nei nuovi inizi?
Se lui ha capito la lezione può essere. Se non l’ha capita la capirà.