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L’unione (giallorossa) non fa la forza. Le elezioni in Umbria lette da Folli

Non sempre l’unione fa la forza. La foto di gruppo del governo in Umbria a sostegno di Vincenzo Bianconi è segno di debolezza e rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol per la coalizione rossogialla, spiega a Formiche.net Stefano Folli, firma politica di punta di Repubblica.

Folli, siamo alla vigilia di un test decisivo per palazzo Chigi?

Distinguiamo. Le elezioni umbre non faranno cadere il governo né creeranno grande sconquasso a Roma. Hanno però un’evidente portata nazionale. Sono il primo test della maggioranza, in una regione da sempre governata dalla sinistra, con gravi contraccolpi giudiziari. E sono anche il primo banco di prova per l’alleanza prospettica fra Pd e Cinque Stelle.

Che a Narni si è presentata unita intorno a Bianconi, Conte incluso. Mossa vincente?

Credo sia invece un segno di debolezza. Tutto l’impianto della campagna elettorale non indicava questa direzione. La maggioranza si sente debole e ha chiamato in causa Conte, che inizialmente si era tirato fuori dalla corsa umbra. Serrare i ranghi così non è certo sintomo di sicurezza.

L’avvocato Conte ha lasciato posto a un leader politico doc?

Conte ha avuto due vite. Era difficile pensare che la seconda, iniziata con il cambio di maggioranza, lo avrebbe collocato nell’empireo trasformandolo in una figura super partes. Con questa maggioranza non può permetterselo. Ormai deve giocarsi la partita, a costo di apparire politicamente schierato.

Da quale parte?

Oggi è oggettivamente più vicino al Pd. Un partito debole, azzoppato dalla scissione di Renzi, che va a braccetto con un Movimento uscito molto affaticato dal cambio di maggioranza.

Perché scegliere il Nazareno?

È una scelta logica. Il Pd gli garantisce un sostegno istituzionale più solido. I Cinque Stelle vivono un momento di grande spaesamento.

Il processo a Di Maio ci sarà?

Ci sono dei risentimenti ma dubito che si arriverà a un processo aperto. Di Maio è consapevole di aver ottenuto moltissimo. Riforma della giustizia, taglio dei parlamentari, perfino le modifiche last minute alla manovra. Il suo destino è ora legato al destino di questa strana maggioranza. Per il momento mi sembra che non viva bene la doppiezza del ruolo di capo politico e ministro degli Esteri. La scena del taglio delle poltrone davanti a Montecitorio con le forbici in mano non è stata una scelta ideale.

Un’alleanza organica fra i due partiti di maggioranza può funzionare?

Sarebbe una mossa azzardata. Qualcuno di loro ci sta pensando. Vorrei sapere sulla base di quali contenuti. Una forza massimalista e un partito riformista debole e contraddittorio non vanno molto lontani insieme.

Salvini si è ripreso dagli scivoloni estivi?

Non so se si è ripreso ma sicuramente può già vantare un successo: è finalmente riuscito ad accaparrarsi l’approvazione di Berlusconi. Con la Meloni è più in difficoltà.

Il centrodestra ha futuro?

Prima deve portare a termine una maturazione politica. Per farlo, deve realizzare che gli eventi di quest’estate non sono stati incidenti della storia ma evidenti errori politici.

Il voto di domenica può dare il La per la ripartenza?

L’Umbria confermerà i sondaggi, poi serve un passo in più. La Lega in particolare è chiamata a un salto di maturità, che passa per un’idea diversa di Europa, e una rete di rapporti a Bruxelles che vada oltre Le Pen e Afd.

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