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Conte ripristini l’immunità a Mittal. I consigli di De Vincenti

Il tempo è denaro. Per l’Ilva di Taranto è cominciato un drammatico countdown dopo la decisione di Arcelor Mittal di abbandonare l’acciaieria, in seguito alla soppressione della norma che garantiva l’immunità ai manager in caso di reati ambientali. Entro fine mese, salvo clamorosi dietrofront, Mittal lascerà Taranto, provocando al Paese un potenziale danno da 24 miliardi. Domani, alle 11, il premier Giuseppe Conte incontrerà a Palazzo Chigi i vertici del gruppo franco-indiano per esporre ai diretti interessati la linea del governo: nessuno può scappare via così, gli impegni assunti dal contratto di affitto dell’acciaieria vanno onorati. Solo allora si capirà se la decisione di Mittal è irrevocabile o meno e se lo scontro potrà o meno spostarsi nelle aule di tribunale. Formiche.net ha chiesto a Claudio De Vincenti, ex viceministro dello Sviluppo economico nel governo Renzi e ministro per la Coesione Territoriale nell’esecutivo Gentiloni, un parere.

De Vincenti, che cosa può fare il governo per evitare la catastrofe?

Molto semplice, re-introdurre subito la norma sullo scudo penale. Voglio ricordare che il piano ambientale e industriale più avanzato al mondo è stato vanificato dall’emendamento che ha cancellato la certezza del diritto per l’investitore. La norma va corretta subito, perché con la sua abrogazione è venuto meno un presupposto essenziale, la certezza del diritto all’impresa. Questa sarebbe la mossa più saggia.

Qualche osservatore ha fatto notare che Mittal cercasse pretesti per andarsene…

Io sto alle norme. E quella appena cancellata diceva essenzialmente questo: quando una società attua l’autorizzazione integrata ambientale, non può essere perseguita per il fatto di attuare prescrizioni di legge. Questo vuol dire solo una cosa. E cioè che quella norma sull’immunità è giusta e conferma uno Stato di diritto per chi viene qui a investire.

Sta circolando l’ipotesi di inserire un emendamento nel Dl Fiscale, con il quale re-introdurre lo scudo.

I veicoli legislativi ci sono, non so quali siano i migliori. Si tratta però di capire quale sia il più adatto. La sostanza non cambia, serve un ripristino di certezze normative che oggi sono venute meno e questa operazione va fatta in tempi rapidissimi.

Puntualmente torna la suggestione di un intervento dello Stato. L’Ilva pubblica.

L’intervento dello Stato può essere positivo, ci sono imprese a partecipazione statale che sono all’avanguardia oggi, penso a Leonardo, a Eni, a Enel. Il punto è però un altro. Un ingresso dello Stato deve essere finalizzato in una logica da mercato, cioè da sostenere a sua volta imprese che sanno stare sul mercato. Lo Stato cioè non deve sostituirsi al mercato.

E con l’Ilva può funzionare?

Il problema dell’Ilva in questo momento è che manca, dopo le ultime mosse del governo inclusa quella di cui stiamo parlando, un quadro normativo e industriale certo. E dunque non è possibile far operare nessuno: lo Stato come un privato.

Taranto, Roma e poi? Quale messaggio stiamo dando al mondo?

Guardi, in questo momento il messaggio è negativo. In questi mesi, già nella primavera scorsa, l’allora governo aveva già cominciato a mettere in discussione il contesto normativo e regolatorio del contratto firmato con Arcelor. Sulla base di questo contesto Mittal si era impegnata a fare degli investimenti, che sta facendo tutt’oggi. Il fatto che già da mesi si portasse avanti questa discussione di norme pre-stabilite non è certamente un buon segnale per gli imprenditori, e mica solo quelli all’estero…

Cioè anche per quelli italiani?

Esatto, anche i nostri hanno bisogno di certezza delle regole. Che è un presupposto essenziale non solo all’investimento ma più in generale per il funzionamento dell’intera economia.

De Vincenti diciamocelo, c’è spazio per un ripensamento domani? O davvero serve un piano B?

Mi auguro davvero che ci sia dello spazio. Ma attenzione, serve tanta consapevolezza da parte del governo: quando c’è un investimento così importante in gioco serve responsabilità. E tanta.

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